lunedì 26 febbraio 2024
Rischia l'ergastolo la donna di 38 anni accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di un anno e mezzo abbandonandola in casa per una settimana
Alessia Pifferi con la sua legale

Alessia Pifferi con la sua legale - Ansa

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Capace di intendere e di volere. Così la perizia psichiatrica a Alessia Pifferi, la 38enne che a Milano ha lasciato morire di stenti la figlia Diana di meno di un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per sei giorni, dal 14 al 20 luglio 2022. La perizia psichiatrica d'ufficio, disposta dalla corte d'Assise di Milano lo scorso ottobre, e firmata dallo psichiatra forense Elvezio Pirfo, è stata depositata agli atti del processo per omicidio volontario aggravato. La prossima udienza è prevista il 4 marzo, giorno in cui è stato indetto però lo sciopero degli avvocati, per protesta contro l'indagine parallela per falso e favoreggiamento che coinvolge due psicologhe del carcere di San Vittore e la stessa difesa di Pifferi, l'avvocata Alessia Pontenani, indagate per aver presentato una relazione psicologica effettuata sulla stessa Pifferi, in cui si sosteneva che la donna avesse la capacità intellettiva di una bambina.

A proposito di quella relazione la perizia sostiene che "è possibile sostenere che la quantità di colloqui effettuati e la scelta di somministrare dei Test psicodiagnostici risulta clinicamente 'non-appropriata' alla luce della sola sintomatologia disadattativa rilevata e dell'allocazione delle risorse professionali disponibili presso l'istituto stesso".

Nella stessa perizia chiesta dalla corte d'Assise si sostiene invece che "non essendo dimostrabile né una disabilità intellettiva, né un disturbo psichiatrico maggiore né un grave disturbo di personalità, è possibile affermare che Alessia Pifferi al momento dei fatti per i quali è imputata era capace di intendere e di volere".

In uno dei colloqui con lo psichiatria forense svolto nell'ambito della perizia Pifferi ha riferito che "era come se la mia mente si annullava dal ruolo di mamma quando invece io ero una mamma protettiva che stava sempre con sua figlia, tant'è che mia figlia veniva anche in bagno con me. Succede che anziché tornare a casa l'indomani i giorni si prolungano. Perché la mia mente si era come, aveva come dimenticato il ruolo di essere mamma, si era come spenta verso la bambina".

Secondo la perizia la 38enne "ha vissuto il proprio contesto familiare e sociale di appartenenza come affettivamente deprivante e tale da indurre una visione del mondo ed uno stile di vita caratterizzati da un'immagine di sé come ragazza e poi donna dipendente dagli altri (ed in particolare dagli uomini) per condurre la propria esistenza". E ha "sviluppato di conseguenza anche un funzionamento di personalità caratterizzato da alessitimia, incapacità cioè di esprimere emozioni e provare empatia verso gli altri".
Detto questo, però, il perito chiarisce che Pifferi "ha un funzionamento mentale adeguato e coerente al proprio grado di acculturazione e di esperienza esistenziale e non è portatrice di Disabilità Intellettiva".

Dai colloqui emerge inoltre "una resilienza, una capacità cioè di sopportare gli eventi avversi, superiore a quanto ci si possa aspettare in una persona segnata da un'esistenza complessa e per certi versi infelice". Tutto accompagnato da "precisione delle risposte e integrità della memoria". Il fatto che sia stata giudicata dal perito capace di intendere e volere comporta che, se la Corte seguirà queste valutazioni, Pifferi potrebbe essere condannata, come pena massima, all'ergastolo, anche perché l'omicidio contestato ha più aggravanti, tra cui la premeditazione.

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