Il nostro viaggio fra i cattolici impegnati in politica a 30 anni dalla fine dell’esperienza unitaria si sposta in provincia, con il giovane sindaco di Vicenza Giacomo Possamai e con Alessia Marta, una madre che a Todi dall’esperienza di associazionismo familiare ha tratto le motivazioni per dare una mano all’amministrazione della sua città. Un modo anche per dare una risposta in positivo alle sollecitazioni di due autorevoli analisti come il sondaggista Nando Pagnoncelli e il sociologo Giuseppe De Rita che nelle interviste che abbiamo pubblicato avevano messo il dito nella piaga, descrivendo una scarsa disponibilità, anche dei cattolici, a mettersi in gioco per il bene della comunità.
La vita di Alessia Marta, madre e assessora a Todi, deve destreggiarsi fra quattro figli e quattro deleghe. Figli tutti in età critica, fra i 9 e 15 anni, e deleghe tutte importanti: scuola, sociale, famiglia e cultura. Gliene è stata affidata una quinta, alla “gentilezza”, che è più che altro un metodo, un approccio con cui affrontare tutto l’impegno amministrativo: «Occorre una sensibilità diversa da quella oggi prevalente. A un approccio diretto, violento, noi vogliamo contrapporre l’importanza del dialogo, dell’empatia e anche della lentezza, per dare il tempo nei rapporti umani di ascoltare e interloquire».
Non le mancavano incombenze familiari. Come è arrivata all’impegno politico?
Vengo da un cammino spirituale con i francescani, iniziato nel 2004. La passione politica c’era già, essendo fra l’altro laureata in scienze politiche. All’inizio ho scelto di mettere da parte la laurea per dedicarmi interamente alla famiglia. Poi, proprio a partire dalla mia esperienza personale di madre, nel 2017 abbiamo messo in piedi una civica, “Todi per la famiglia”, con un gruppo di amici della città. Sono stata eletta in consiglio comunale e il sindaco mi ha proposto di entrare in giunta come assessore alla Famiglia. Alle scorse elezioni, poi, non è stato possibile riproporre la nostra lista e mi è stata offerta la candidatura da Forza Italia, nella cui lista sono risultata la quarta eletta, la più votata fra le donne. Questo consenso è stato un riconoscimento al lavoro fatto, per cui mi è stato chiesto con la nuova giunta di ampliare, e di molto, le mie competenze. Ma non nascondo che in certi momenti la fatica di conciliare tutto si fa sentire.
Che difficoltà incontra una mamma che decide di impegnarsi, e così a fondo, per il bene comune della sua città?
La famiglia è stata molto ideologizzata e quindi si rischia di ritrovarsi al centro di tanti pregiudizi, per il mio essere cattolica o per ragioni politiche. Si rischia di apparire o di essere attaccati come retrogradi, ma io cerco solo di portare una testimonianza che vinca queste prevenzioni, da mamma impegnata in politica, così da coinvolgere tutti su temi che non dovrebbero registrare divisioni. A volte ci si riesce, a volte meno.
Che cosa la aiuta in questa fatica?
Il fare memoria delle ragioni per cui sono qui mi fa andare dritta all’obiettivo. Non tutti i giorni è semplice, devo dire, ma fin qui ha funzionato.
Quali risultati la rendono più fiera, le fanno capire che ne è valsa la pena?
Ci ha fatto piacere la certificazione di Comune “amico della famiglia” conferitaci dalla Provincia autonoma di Trento, che ha creato un modello sul sostegno alla famiglia e gli aiuti alla natalità. Abbiamo cercato di creare un ambiente che sia di sostegno ai nuclei. Il 23 marzo, ogni anno, accogliamo in Comune tutti i nuovi nati con le loro famiglie. Diamo loro una “carta servizi” e una “ baby box”, una scatola di prodotti per la prima infanzia, mettendo a disposizione il nostro ufficio politiche familiari, che dà un’informativa a 360 gradi su agevolazioni e servizi. Abbiamo creato un elenco di baby-sitter comunali e abbiamo pensato a una serata di apertura al mese dei nostri nidi per poter permettere ai genitori di andare al cinema o al ristorante. Abbiamo aumentato i posti al nido, ne abbiamo disponibili in numero pari al doppio della media nazionale e abbiamo azzerato le liste di attesa. Abbiamo un centro famiglia che cerca di venire in aiuto se ci sono ragazzi con fragilità. Da quest’anno, poi, abbiamo dato vita anche a una scuola per genitori, che prevede un incontro al mese, in base alle fasce di età dei loro figli.
Quindi, se un cattolico vuole impegnarsi c’è tanto da fare.
Oggi più che mai c’è tanto spazio e c’è quanto mai bisogno della voce dei cattolici in politica. Per contrapporre a una politica urlata una politica fatta invece di dialogo, che faccia un passo indietro sul piano ideologico, per favorire le soluzioni dei problemi, nell’interesse di tutti. Una politica che rimetta al centro la persona umana.
Per chi si impegna in questo modo c’è il sostegno adeguato delle associazioni, del mondo da cui si proviene?
Ci vorrebbe più impegno. Si dovrebbe mettere più al centro, da parte anche delle realtà ecclesiali locali, il tema dell’educazione: i valori di cui siamo portatori non sono un tesoro da tenere per noi, si dovrebbe lavorare di più per far crescere nei cittadini la volontà di impegnarsi, seguendo la dottrina sociale della Chiesa.