giovedì 4 novembre 2021
Viene restituita alla legalità una tenuta di Copertino confiscata alla criminalità organizzata. La Caritas di Nardò-Gallipoli vi farà sorgere progetti "a chilometri zero"
La masseria confiscata alla mafia a Copertino (Lecce)

La masseria confiscata alla mafia a Copertino (Lecce)

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Coltivare la legalità e l’inclusione in una masseria confiscata alla criminalità organizzata. Il ritorno alla terra attraverso l’agricoltura sociale è l’orizzonte del progetto che segnerà la nuova vita di una tenuta che sorge a Copertino, in provincia di Lecce, nel cuore del paesaggio rurale del Salento. A gestire la rinascita del bene sottratto alla Sacra corona unita sarà la Caritas della diocesi di Nardò-Gallipoli tramite la fondazione "Fare oggi". Si tratta di masseria "La Tenente", ovvero un edificio rurale abbracciato dagli ulivi e dalla terra rossa dove, nel dicembre del 2010, fu ucciso in un agguato il proprietario, un uomo che per le inchieste dell’Antimafia e le sentenze dei tribunali era un boss della Scu.

La tenuta confiscata dallo Stato e poi assegnata al Comune di Copertino è stata infine affidata alla Caritas diocesana tramite un bando di gara. E ora, in un angolo di natura e bellezza nel sud della Puglia, comincia la sfida più importante: il cammino che si concluderà con la restituzione del bene alla comunità attraverso un progetto di recupero che è stato appena finanziato dalla Regione Puglia con un milione di euro.

La seconda vita dell’antica masseria, che vedrà in prima linea la missione e l’impegno dei volontari della Caritas, sarà fondata sull’agricoltura sociale a chilometro zero. «Il nostro progetto di recupero del bene sottratto alla malavita – afferma don Giuseppe Venneri, direttore della Caritas della diocesi di Nardò-Gallipoli – è frutto di un lavoro di ascolto, confronto, dialogo: masseria "La Tenente" sarà un luogo aperto, in cui tutti potranno sperimentare la bellezza di essere comunità. Abbiamo sognato questo momento "che bisognava sognare", come canta Ivano Fossati, incoraggiati passo dopo passo dal nostro vescovo Fernando Filograna». Dunque, da simbolo opaco dei proventi illeciti e luogo di morte a spiraglio di luce: un seme di speranza e di futuro piantato in una terra calpestata dalla criminalità.

«Rivolgo un invito a tutte le donne e gli uomini di buona volontà – dice don Giuseppe – perché si facciano avanti e diano il proprio contributo per dare vita a questi spazi dopo il necessario recupero. Questo è anche un esempio di riscatto da tante logiche di servilismo. D’ora in poi il nome di questo luogo sarà associato ai valori di giustizia, socialità, libertà per il benessere integrale delle persone e quindi della comunità. Insieme, solo insieme, come ci insegna papa Francesco, possiamo rendere il mondo più equo. Nascerà un luogo collettivo funzionale ma anche bello. Perché la bellezza è una forma di riscatto dal passato. E noi ci proveremo». La nuova missione della masseria partirà entro un anno: un’infrastruttura sociale che si fa strada nel cantiere dell’antimafia grazie alla stretta collaborazione tra Chiesa locale e amministrazione comunale. «È un progetto importante – spiega il sindaco di Copertino Sandrina Schito – sia per la comunità cittadina sia per tutti coloro che ogni giorno si spendono e si rimboccano le maniche a sostegno della legalità».

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