martedì 9 agosto 2022
A un anno dal ritorno dei fondamentalisti, Save the Children denuncia: «Crisi umanitaria e catastrofe dei diritti dei bambini». Tra lavoro, matrimoni precoci, violazioni «una generazione è a rischio»
Kerishma Rasheedi, 16, and la sua compagna di classe seguono le lezioni in una scuola private a Kabul

Kerishma Rasheedi, 16, and la sua compagna di classe seguono le lezioni in una scuola private a Kabul - REUTERS/Ali Khara

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Afghanistan, anno primo della seconda era talebana. Parishad, 15 anni, vive nel nord del Paese. Da un anno non va più a scuola perché i suoi genitori non possono permettersi di sfamare lei e i suoi fratelli e non hanno soldi anche per i suoi libri. Sono stati sfrattati perché non potevano pagare l'affitto. Il padrone di casa si è offerto di comprare uno dei fratelli di Parishad, ma i genitori hanno rifiutato. «Ci sono giorni in cui mio padre non riesce a procurarsi del cibo», racconta la ragazza. «I miei fratelli si svegliano nel cuore della notte e piangono per la fame. Io non mangio e conservo il cibo per i miei fratelli e sorelle. Quando mi chiedono da mangiare, piango molto. Vado anche dal mio vicino e chiedo se hanno qualcosa da darmi. A volte mi aiutano e a volte dicono che non hanno niente purtroppo».

Ad un anno dalla presa di controllo dell'Afghanistan da parte dei talebani, la crisi economica, la siccità devastante e le nuove restrizioni hanno sconvolto totalmente la vita delle ragazze, con conseguenze gravissime anche sulla loro salute mentale. Escluse quasi totalmente dalla società, la maggior parte soffre la fame e un quarto di loro mostra segni di depressione. È l’allarme lanciato dal nuovo rapporto di Save the Children intitolato Punto di rottura: la vita per i bambini a un anno dalla presa di controllo dei talebani, un’indagine sulle condizioni di bambine, bambini e adolescenti nel Paese.

Dal rapporto emerge che il 97% delle famiglie sta cercando disperatamente di procurarsi cibo a sufficienza per sfamare i propri figli e che le ragazze mangiano meno dei ragazzi. Quasi l'80% dei bambini ha dichiarato di essere andato a letto affamato negli ultimi 30 giorni , una probabilità che, ad oggi, coinvolge il doppio delle ragazze rispetto ai coetanei maschi. La mancanza di cibo, infatti, sta avendo ripercussioni devastanti sulla salute di bambine e bambini, minacciando il loro futuro. Nove ragazze su 10 hanno affermato che i loro pasti sono diminuiti nell'ultimo anno e che sono preoccupate perché stanno perdendo peso e non trovano sufficienti energie per studiare, giocare o lavorare.

Kerishma Rasheedi, 16 anni,  e la sua amica Bereshna Hesar studiano a casa a Kabul

Kerishma Rasheedi, 16 anni, e la sua amica Bereshna Hesar studiano a casa a Kabul - REUTERS/Ali Khara

La crisi sta mettendo a dura prova anche il benessere mentale e psicosociale delle ragazze. Secondo le interviste ai loro adulti di riferimento, il 26% delle ragazze mostra segni di depressione rispetto al 16% dei ragazzi e il 27% di loro mostra segni di ansia rispetto al 18% ai coetanei maschi. Save the Children ha raccolto testimonianze di ragazze che hanno raccontato di avere problemi a dormire la notte perché angosciate e tormentate dai brutti sogni. Hanno anche affermato di essere state escluse da molte delle attività che in precedenza le rendevano felici, come passare del tempo con parenti e amici o andare nei parchi o per negozi.

Più del 45% delle ragazze, inoltre, ha affermato di non poter frequentare la scuola – rispetto al 20% dei ragazzi. Le cause sono le difficoltà economiche, il divieto per le ragazze di frequentare la scuola secondaria e gli atteggiamenti della comunità. Dallo scorso agosto, infatti, a migliaia di ragazze delle scuole secondarie è stato ordinato di rimanere a casa, annullando così, di fatto, anni di progressi a favore della parità di genere. Il quadro che emerge, grazie anche alle testimonianze raccolte nelle interviste, è drammatico soprattutto per bambine e ragazze. A più di una giovane afghana su venti (5,5%), per esempio, è stato proposto il matrimonio come soluzione per mantenere la propria famiglia.

«Non posso tollerarlo, ma non posso farci niente», confessa Parishad, che lancia un appello alla comunità internazionale: «Aiutate la mia famiglia – e i bambini e le famiglie più vulnerabili – con denaro e cibo. Voglio che i miei fratelli e sorelle mangino del buon cibo e che abbiano scarpe da indossare. Per favore aiutateci in modo che possiamo accedere all’istruzione». Save the Children ha fornito alla famiglia di Parishad assistenza in denaro per acquistare il necessario e limitare matrimoni precoci o vendita di bambini per coprire debiti. L’ong sta fornendo servizi su salute, nutrizione, istruzione, protezione dell'infanzia oltre a rifugi, acqua, servizi igienici e per la sicurezza alimentare e un sostegno alla sopravvivenza. Da settembre 2021, Save the Children ha raggiunto oltre 2,5 milioni di persone, inclusi 1,4 milioni di minori.

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