Partirà a fine gennaio il percorso parlamentare della riforma sulla cittadinanza voluto dal Governo. Sarà uno ius soli «temperato», accompagnato dal progressivo allontanamento dei detenuti dai Cie che farà seguito al decreto svuota carceri. Lo ha ribadito ieri a Milano il ministro per l’integrazione Cécile Kyenge, durante la visita alla Casa della Carità voluta dal Cardinale Martini e prima dell’incontro con il sindaco Pisapia. In mattinata la Kyenge aveva incontrato gli studenti delle scuole superiori di Saronno, accolta come di consueto da un presidio di protesta di una trentina di militanti leghisti. Nel varesotto aveva annunciato per i prossimi giorni un piano strategico per l’integrazione. «Il disegno di legge sulla riforma della cittadinanza – ha detto a Milano – è già stato calendarizzato e, a fine gennaio, inizierà la discussione nella prima Commissione attività istituzionali della Camera». Corsia parlamentare scelta «perché il percorso deve essere il più possibile condiviso da parte delle forze politiche e non deve cambiare anche se cambia il governo». Delle 20 proposte di legge giacenti in Parlamento sul tema, ha ricordato Kyenge, nessuna porta la sua firma «perché al ministero dell’Integrazione spetta il compito di coordinare e sensibilizzare alla materia, più che muoversi in prima persona». Il Ddl sarà una sintesi che confida nel percorso in aula per trovare un’intesa il più possibile trasversale che modifichi la normativa attuale, una delle più severe in Europa. Ma se Cécile Kyenge ha puntualizzato che «lo ius soli è per me una priorità, ho cominciato il mio mandato proprio su questo», ieri ha sgomberato una volta per tutte il tavolo da strumentalizzazioni: «Quando si parla di questo tema, anche per propaganda politica, viene spesso fatto passare che le nostre proposte sono di uno ius soli secco, cioè quello per cui è italiano chiunque nasca nel nostro paese». Invece la posizione della Kyenge e del governo è quella di non concedere automaticamente la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia, ma di porre nel Disegno di legge due condizioni: «Noi parliamo di ius soli temperato. Per chi è nato in Italia, la cittadinanza si ottiene quando i genitori immigrati hanno fatto un percorso di integrazione. Oppure, se i bambini arrivano in Italia, possono diventare italiani dopo un certo percorso scolastico. Il nostro paese sta andando sempre più verso questa posizione, non vogliamo dare immediatamente la cittadinanza ai nuovi arrivati». Il ministro ha ripetuto che il reato di clandestinità «non dovrebbe esistere. Ora la politica deve fare la sua parte perché la giurisprudenza ci ha già fatto capire l’anomalia».Al riguardo ha fatto notare come il 70% degli immigrati presenti nei Cie per venire identificato ed espulso sia detenuto. «Il decreto svuota carceri prevede già che il riconoscimento venga fatto nel carcere stesso». Quindi quale sarà la sorte dei Centri di identificazione ed espulsione? Kyenge non si è sbilanciata ammettendo, però, che «il mio ministero sta valutando soluzioni alternative ai Cie che prevedano il rispetto della legge, l’accoglienza e, nel caso di chi infrange la legge, la punizione del crimine, ma non la criminalizzazione dello straniero o addirittura di un’etnia». Dichiarazioni corollario di una giornata di polemiche con la Lega. Kyenge ha replicato al Carroccio, che l’ha messa da tempo nel mirino anche con insulti razzisti: «Piuttosto che focalizzarsi su quello che ho fatto in questi mesi – ha dichiarato – occorre dare risposte ad altre domande, e cioè alle richieste economiche scomparse negli anni, ai tanti anni in cui si lotta contro l’immigrazione e poi si investe in Tanzania e ci si ritrova a prendere un diploma in Albania».