venerdì 9 dicembre 2022
L'Unione Europea adotta la fattura elettronica per stoppare il fenomeno, ma studia di introdurre altre misure per fermare il furto che danneggia in particolare persone e famiglie con redditi bassi
Paolo Gentiloni, commissario europeo all'Economia

Paolo Gentiloni, commissario europeo all'Economia - Fotogramma

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L’Italia è maglia nera sul fronte del mancato gettito dell’Iva. Il dato, relativo al 2020, emerge dall’ultimo rapporto della Commissione Europea pubblicato ieri sul “gap” Iva, e cioè la cifra mancante rispetto a quanto previsto. Complessivamente, ai 27 Stati membri sono “mancati” 93 miliardi di euro (il 9,1%).

L’Italia è in testa, appunto, con 26 miliardi di euro (anche se in flessione rispetto ai 31,08 miliardi del 2019). Una cifra che, da sola, basterebbe e avanzerebbe a coprire i 21 miliardi di euro previsti dal governo nella legge di Bilancio per il caro-bollette nel 2023.

L’Italia è seguita da Francia (14 miliardi di euro) e Germania (12 miliardi). Il Belpaese è invece terzo in termini di percentuale con il 20,8%, ovvero quindi più di un euro d’imposta evasa ogni 5 dovuti al Fisco, ma dietro economie assai meno sviluppate della nostra come la Romania con il 35,7% e Malta con il 24,1%; mentre i più “virtuosi” sono Finlandia (1,3%), Estonia (2%) e Svezia (2%).

Complessivamente, comunque, la Commissione registra un miglioramento di circa 30 miliardi di euro (a livello complessivo Ue) rispetto al 2019.I divari tra Stati membri, spiega la Commissione, sono dovuti alle dimensioni delle frodi, al rispetto degli obblighi fiscali, e poi all’elusione, ai fallimenti e insolvenze, nonché all’efficienza dell’amministrazione fiscale.

In 19 dei 27 Stati membri sulla flessione generale delle entrate ha pesato inoltre il drammatico crollo dei consumi nel 2020 per via della pandemia, che secondo Bruxelles ha pesato per 69 miliardi (il 7% del totale del gettito atteso).

Come, del resto, hanno influito anche le riduzioni temporanee dell’imposta per attenuare l’impatto economico del Covid-19. «In tempi economici difficili come questi – ha commentato il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni - le finanze pubbliche hanno bisogno di solide entrate fiscali, per sostenere sia i nostri servizi pubblici, sia la montagna di investimenti che dobbiamo intraprendere per le transizioni verdi e digitali e la sicurezza energetica. Allo stesso tempo, i cittadini chiedono equità fiscale e un'azione forte contro la frode fiscale e l'evasione fiscale».

Per ridurre l’emorragia, la Commissione ieri ha presentato una proposta di normativa adeguata all’era digitale, che secondo Bruxelles consentirebbe di recuperare almeno 11 miliardi di euro di gettito Iva.

«Gli attuali obblighi di comunicazione dell'Iva – ha spiegato Gentiloni - sono obsoleti, frammentari e insufficienti per consentire agli Stati membri di contrastare efficacemente le frodi penali in materia di Iva».

Tre le misure principali.

Primo, una fatturazione elettronica che consentirà anche controlli incrociati e transfrontalieri preziosi per combattere le frodi. «Ciò significa – dice il commissario - che ogni transazione di beni tra imprese all'interno dell'Ue dovrà essere accompagnata da una fattura elettronica, presentata alle autorità nazionali attraverso una banca dati a livello di Ue».

Secondo, l’introduzione dell’imposta per operatori di trasporto (come Uber) o di alloggio (come portali tipo Airbnb).

Terzo, l’introduzione di un registro Iva unico a livello europeo: in questo modo, basterà la registrazione in uno Stato membro per poter operare in tutti gli altri.

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