lunedì 19 febbraio 2024
Sequestri in aumento, laboratori clandestini, spari contro ex mogli, vicini e passanti: si moltiplicano i segnali di allarme. Omicidi e fatti di sangue punta dell’iceberg
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undefined - MASSIMO PERCOSSI

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L’Italia mette mano alla pistola. Sempre più spesso, con una facilità e una pericolosità crescenti, che non sono sfuggiti a chi deve mantenere l’ordine pubblico. L’allarme è partito da Napoli ai primi di febbraio, quando i carabinieri hanno reso noto di aver sequestrato 21 armi da fuoco nei primi 31 giorni del 2024. Una conferma di quanto disse il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi il 23 gennaio, dopo una visita a Caivano: «A Napoli girano troppe armi, soprattutto tra i minorenni. Una piaga sociale». Tanto che pochi giorni prima, su input del prefetto Michele Di Bari, si era decisa una stretta sul rilascio e il rinnovo dei permessi di porto d’armi. Un tentativo di mettere una toppa, pur nella consapevolezza che la maggioranza di pistole e fucili circola illegalmente. «Un mercato sicuramente c’è - disse a metà gennaio il prefetto di Roma Lamberto Giannini, dopo i due omicidi in strada in 24 ore (una delle due vittime aveva 14 anni) - Ci sono armi che vengono rubate ma purtroppo non sono lontani tanti conflitti importanti», alludendo a un possibile traffico “di ritorno”, ad esempio dal fronte ucraino, come rilevano Europol e Interpol.

Segnali preoccupanti arrivano anche da Gela: considerata dagli investigatori uno snodo siciliano del narcotraffico, rischia di diventare una “città a mano armata”. Il 25 gennaio, il procuratore di Caltanissetta Lucia Musti parlò di «problema relativo alle armi. C’è l’altissima possibilità, quando si va a casa di un cittadino gelese, di trovare armi detenute illegalmente, armi clandestine, con matricole abrase. Fucili a canne mozze, una quantità enorme di bossoli e cartucce. A volte abbiamo trovato anche armi che vengono costruite». Pistole fai da te, insomma. Un fenomeno, quest’ultimo, che si sta diffondendo. A Siracusa, il 9 febbraio la polizia ha arrestato un giovane che era in grado di trasformare semplici tubi in canne di fucile pronte a sparare. Dopo aver studiato un tutorial su Internet, aveva trasformato il garage in una fabbrica artigianale, dove modificava anche armi giocattolo, imitando quelle in uso alle forze dell’ordine.

Ma i laboratori clandestini spuntano anche al Nord. Venerdì scorso a Castegnato i carabinieri hanno fatto irruzione in un’insospettabile officina meccanica, trovando un’area adibita alla lavorazione di armi, tra parti di pistola con matricola abrasa, polvere da sparo e migliaia di munizioni. A Genova un imprenditore è stato arrestato pochi giorni fa perché in casa gli sono stati trovati fucili con canne mozzate e una pistola modificata in modo da poter sparare a raffica. A Milano un 40enne teneva in casa 4 cilindri metallici pronti a esser trasformati in strumenti da sparo, più una “penna pistola” calibro 22. Uno strumento molto simile a quello trovato a Napoli a fine gennaio dai carabinieri nelle mani di un 45enne: elegante, di metallo lucente, non serviva a scrivere ma a sparare.

Episodi del genere sono ormai quasi quotidiani. Così come praticamente ogni giorno le cronache registrano minacce a mano armata contro la ex moglie, il vicino, oppure il negoziante che non riesce a riparare la stampante (è accaduto a Monza). E sempre più spesso si fa fuoco. Minori che usano pistole a salve nei parchi, agenti fronteggiati in strada con un fucile, una madre pugliese che prende di mira il liceo del figlio con un’arma ad aria compressa, pensionati che si barricano in casa e bersagliano i passanti. A volte ci scappa il morto, ma l’epilogo tragico è solo la punta dell’iceberg. Sotto la superficie si muove un’Italia con il grilletto fin troppo facile.

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