domenica 3 novembre 2024
Il leader di Italia Viva a tutto campo: «Meloni vince grazie alle divisioni. Schlein ha indicato la strada giusta: basta veti. Però in Liguria e Umbria ha accettato i diktat del M5s»
L'ex premier Matteo Renzi

L'ex premier Matteo Renzi - ANSA

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Senatore Matteo Renzi, alle ultime elezioni in Liguria il Pd è arrivato quasi al 29%, ma il centrosinistra continua a non vincere elezioni. Non è che Schlein è una buona segretaria, ma non una federatrice?
Questo dato è quello di una Regione, non di tutto il Paese. La verità è che dieci anni fa il centrosinistra governava diciassette regioni, oggi ne governa cinque - afferma il leader di Italia viva -. Elly Schlein ha indicato la strada giusta: basta veti, lavoriamo insieme. Poi però lei per prima non è stata in grado di tenere la posizione: in Liguria ci hanno espulso, in Umbria ci hanno nascosto per obbedire al diktat di Giuseppe Conte. Auguro ogni bene al Pd, ma è inutile stare al 29% se poi si perdono le elezioni per un pugno di voti. Spero che la lezione ligure serva a qualcosa.
Lei ha proposto un accordo su 10 punti. Ma lo si può costruire senza un tavolo fra i leader, mai riunito finora? Non c’è un deficit di iniziativa?
Romano Prodi costruì la fabbrica del programma, in Germania fanno i contratti di governo. Per me lo schema è simile. Facciamo un elenco di proposte concrete, partiamo da lì. Non dalla vanità di presunti leader che vivono nel rimpianto di ciò che non esiste più.
Ora il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte dice no a coalizioni fisse. È una linea che si può accettare o è ora che il Pd scelga una volta per tutte fra il M5s e l’area centrista?
Il M5s cambia linea non dopo un’assemblea nazionale o dopo una votazione tra gli iscritti, ma dopo gli editoriali del direttore de Il Fatto Quotidiano. La linea politica la dettano più gli articoli di Travaglio che le idee di Conte. Io non metto bocca nelle scelte che dovrà fare il Pd: mi limito a dire che la situazione sta diventando imbarazzante.
Pare che in Liguria molti elettori centristi abbiano votato per Marco Bucci. Iv non era in corsa, ma non è che in realtà all’elettorato moderato stare nel centrosinistra sta comunque stretto?
Tutti gli analisti sono concordi nel dire che se Italia viva fosse stata accolta nel centrosinistra, sarebbe stata decisiva. Perché quel 2-3-4% è decisivo. Non è questione solo ligure. Parliamoci chiaro: Giorgia Meloni non è forte come vuol fare credere. È la leader politica italiana uscita peggio dalla prova alle Europee da vent’anni a questa parte. Berlusconi nel 2009 aveva preso il 35%, io nel 2014 il 41%, Salvini nel 2019 il 33%. Meloni è sotto il 30%: se ha la maggioranza del Paese è grazie alle divisioni del centrosinistra. Senza di noi il centrosinistra perde, ormai è chiaro a tutti.
Da tempo in area dem gira l’ipotesi di Beppe Sala federatore di un’area moderata organica al centrosinistra. Cosa ne pensa?
Leggo spesso dichiarazioni di dirigenti del Pd che spiegano a chi sta fuori dal Pd che cosa dovremmo fare noi. Suggerirei sommessamente a questi statisti in erba di preoccuparsi del proprio partito, non degli altri. Se poi Beppe Sala vuol dare una mano al centro riformista – superando le precedenti sbandate per i Verdi o per Di Maio – è il benvenuto. Credo che il modo più concreto che ha per aiutare sia tenere Milano più sicura di come è oggi. La sicurezza è un valore centrale nel progetto del centro riformista, come pure il no a nuove tasse e l’attenzione al mondo cattolico. In Italia l’impatto del cattolicesimo politico si è molto ridotto , ma io continuo a dire che non si vince senza rappresentare anche il mondo cattolico. Non credo che Schlein, Bonelli, Fratoianni siano riconosciuti da questo popolo.
La sua decisione di riprendere il dialogo con il Pd ha lasciato perplessi in molti anche dentro la sua base elettorale. Un semplice annuncio può cancellare anni di reciproci attacchi e giudizi pesantissimi? Non è solo l’ennesimo cartello elettorale?
Io sono però quello di sempre. Per me essere di centrosinistra significa il piano “Industria 4.0” e il Jobs Act, non l’occupazione abusiva di case. Significa seguire il modello di Tony Blair, non quello di Jean-Luc Mélenchon. Noi siamo sempre dalla stessa parte: ci ha buttato fuori Enrico Letta nel 2022 e abbiamo visto il risultato. Ci hanno messo il veto in Basilicata e Liguria e abbiamo visto il risultato. Se vogliono parlare di futuro, ci siamo. Altrimenti ognuno correrà per la sua strada e Meloni continuerà a governare con poco consenso, ma molti parlamentari.
Se il centrosinistra perdesse in Umbria, cosa accadrebbe?
Non credo che cambi molto rispetto alla situazione di oggi.
Il centrodestra ha vinto malgrado l’inchiesta Toti. Ci sono poi i casi Santanché e Delmastro, ora l’inchiesta (archiviata) su Tesei e il caso Gemmato, eppure tutto ciò non sembra scalfire il governo. Queste vicende non pesano più sull’elettorato come una volta?
Sono casi molto diversi, alcuni giudiziari, altri politici. Su quelli giudiziari che si decida nelle aule di tribunale, non sui giornali. Io sono garantista e lo rimango. Io sono orgoglioso di aver fatto le battaglie che ho fatto per una giustizia giusta. E continuerò a farle, anche da solo. Il caso Gemmato è diverso. Qui abbiamo il sottosegretario alla Salute la cui azienda fa pubblicità dicendo: venite da noi che il pubblico ha troppe liste d’attesa. Per me è uno scandalo. Tu sei il sottosegretario che deve risolvere le liste d’attesa e invece le utilizzi per fare soldi, tu, personalmente nel privato? La giudico una cosa letteralmente immonda. Le liste d’attesa sono un dramma per i pazienti, ma diventano un business per l’amichetto di Meloni. Il silenzio della premier su questo è una vergogna.
Sui migranti la premier Meloni va avanti per forzature: i centri in Albania, il decreto “Paesi sicuri”, ora la conversione in un emendamento.È una strategia che paga?
C’è una componente umana che mi indigna: il migrante visto come pericolo, come un pacco trasportabile. Giorgia diceva di essere donna, madre, cristiana. Le donne, le madri, le cristiane non trattano così altri esseri umani. Ma anche se volessimo fare un ragionamento meno ideale e solo economico, la strategia di Giorgia è destinata a fallire. Guardi i numeri. Spendiamo quasi un miliardo per 800 migranti, meno dell’1% del totale. Questa pagliacciata di portarli in Albania a nostre spese, di mandarci i carabinieri cui paghiamo 9 milioni per il resort e l’indennità speciale, di far fare alle navi della Marina una sorta di traghetto andata e ritorno è una figuraccia planetaria. Meloni parla di effetto deterrente: ma lei se la immagina la vita di uno che affronta il deserto del Sahara, viene torturato in Libia, rischia di morire nel Mediterraneo? Sta scappando dalla fame, dalla guerra, dalla violenza. Non è che se gli dici: guarda, ti mando in Albania allora si ferma. La Meloni sta facendo un torto all’intelligenza degli italiani.

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