Il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi - Ministero della Cultura
«Sono testi che fanno rabbrividire. Che fanno orrore... Non sono provocazioni. Non è fiction. Sono parole che uccidono le donne. La loro sensibilità, il loro coraggio...». Gianmarco Mazzi più volte si ferma. Come se volesse pesare le parole. Come se cercasse l'immagine più giusta per lanciare il suo appello al mondo dei trapper e dei rapper. «La vostra rabbia diventi motore del riscatto. Le vostre parole diano speranza. Basta violenza. Basta parole cattive. Basta immagini pensate per far male. I vostri testi nutrono generazioni di adolescenti. È folle e terribile avvelenarle...». Il sottosegretario alla Cultura conosce il mondo della musica. Alla musica ha dedicato tutta la sua vita. È stato manager, autore, direttore artistico di Sanremo, produttore. Conosce le sue luci e conosce le sue ombre. «La musica aggrega, indica percorsi, orienta azioni... E dunque chi fa musica ha una incredibile responsabilità. Io sono diventato adulto con brani carichi anche di speranza... Erano anni bui. Le contestazioni, il terrorismo... Eppure Dalla, De Gregori, Fossati, Vasco, a tratti iperbolico ma sempre profondo, volavano alto e parlavano all’anima. Sono stati poeti. Ecco i rapper li dovrebbero ascoltare...».
Siamo nell'ufficio del sottosegretario alla Cultura. Una grande scrivania, la bandiera dell'Italia, la foto del capo dello Stato... Più in là c'è una foto di papa Francesco scattata lo scorso anno durante una udienza. Parliamo con Mazzi della forza della musica. Dei rischi che prendono forma dietro un verso. Ma anche della capacità di trasformare il Male in Bene. Mazzi racconta con orgoglio “Italia Loves Romagna”, il più grande concerto di beneficenza degli ultimi anni, che ha organizzato per raccogliere fondi per aiutare le popolazioni colpite dall’alluvione. Una risposta corale degli artisti. Tre milioni di euro raccolti in una sola serata. Ecco la forza della musica. Ecco le note che creano cose belle. Mazzi lega una terra devastata dalla pioggia a una terra devastata dalla violenza. Pensa a Caivano. Agli orrori di quel territorio così complicato e all'ultima sfida del governo: costruire il “Piccolo coro di Caivano” con il coraggio di don Maurizio Patriciello e con l’esperienza di Frate Giampaolo Cavalli, Direttore di Antoniano – Opere Francescane. Trasformare il Male in Bene con la forza della musica.
Sottosegretario partiamo dai rapper: che cosa vorrebbe dirgli
La musica è nelle nostre case, nei nostri cuori, nelle nostre vite. È ovunque. Costituisce un patrimonio di creatività che genera quasi sempre bellezza e conoscenza. Il suo linguaggio universale è una componente fondamentale della nostra cultura, è formazione per i nostri giovani, è strumento educativo per le nostre scuole, è memoria e poesia per i ricordi... Tenetelo presente anche voi. Sempre.
Una ricerca regala una fotografia sconcertante: 6 brani su 10 contengono espressioni violente contro le donne, accanto a droga, rabbia e autocelebrazione.
Sono rimasto colpito dalla denuncia di tante artiste... Penso a Cristiana Capotondi, Anna Foglietta, a Paola Cortellesi, a Fiorella Mannoia... Penso al grido d'allarme di tante associazioni. È nostro compito cercare risposte senza perdere nemmeno un giorno. Per questo ho proposto di istituire, all’interno del Tavolo Permanente della Musica (è un organo non governativo composto dalle più importanti organizzazioni del settore) un gruppo di studio che possa ragionare su temi così delicati. Il mondo della musica ha una grande rilevanza sociale a cui deve corrispondere altrettanta responsabilità. E allora auspico una riflessione comune, che coinvolga anche gli artisti e porti ad un’autoregolamentazione sulla materia.
Come ha reagito il settore della musica alle sue proposte?
Sono fiducioso. Il Tavolo permanente dell’industria musicale italiana ha deciso di dare inizio ad un confronto interno sul tema. I rappresentanti stanno valutando di organizzare una serie di incontri con gli esponenti della comunità trap italiana per approfondire le diverse posizioni e i ruoli dei vari attori in campo. Le associazioni della musica live si stanno organizzando per poter trasmettere, nel corso di determinati eventi, un video di sensibilizzazione rispetto alla violenza sulle donne in collaborazione con la Fondazione ‘Una, Nessuna, Centomila’. Sono segnali che fanno sperare: la musica deve sfruttare per fini buoni la sua capacità di unire.
Serve una svolta ora
Esattamente: serve ora. Perché siamo davanti a una emergenza vera. Io ho ascoltato quei brani, ho letto quei testi. Fanno rabbrividire. Non glieli cito perchè tanto non potreste pubblicarli. Sono una ferita alla società, alle famiglie. Così non si può andare avanti: questi rapper per tanti ragazzi sono riferimenti, le loro canzoni sono le colonne sonore di tante giovani vite. E spesso papà e mamma non si rendono conto. Non conoscono i contenuti di quelle canzoni. Non sanno come vengono trattate le donne. Qualche tempo fa ho incontrato un’amica famosa, mamma di un quindicenne. Ha provato a minimizzare: “ma dai, Gianmarco, i testi provocatori sono sempre esistiti!”... Allora glieli ho fatti leggere... È rimasta in silenzio e ci siamo salutati. La sera mi ha scritto “girami i testi e gli interpreti di cui parlavamo, voglio parlarnebene con mio figlio”.
Lei sarebbe per la censura?
Io sono per una società dove la totale libertà d'espressione cammini per mano con la totale responsabilità civile... Come spieghiamo certi testi alle giovani abusate, ai familiari delle vittime dei femminicidi, alle donne che hanno avuto il coraggio di denunciare? Certe parole. Certe frasi che istigano alla violenza contro di loro? E a quelle ragazze che canticchiano certe strofe come possiamo poi far comprendere che nessuno ha diritto di parlare di loro in questo modo? Ho sentito più di uno psicologo: dicono che il rischio è ritrovarsi anche con il problema delle adolescenti che per essere accettate riterranno di doversi adeguare ai modelli proposti da quelle canzoni. Vittime due volte. E allora serve una svolta e serve ora. Lo voglio dire con nettezza: spiegheremo alle case discografiche che se vogliono accedere alle varie forme di sostegno pubblico devo smettere di produrre brani che non rispettano le donne.
È nato il “Piccolo Coro di Caivano”, come potrà curare le ferite di quel territorio?
Il progetto sarà sostenuto nel tempo dal Ministero della Cultura, con un piano pluriennale. Le bambine e i bambini di Caivano, con le loro famiglie, verranno coinvolti in un’attività di preparazione che ha già portato alla formazione del Coro composto da 60 cantori a partire dall’età di 4 anni. Musica, arte e cultura svolgono un ruolo fondamentale per la crescita sana dei più piccoli, per la coesione sociale delle loro famiglie e per il radicamento dello spirito comunitario. Il coro è stato dedicato a Fortuna, la piccola di Caivano, vittima di abusi e uccisa nel 2014, a soli 6 anni. Il Ministero della Cultura ha stanziato 12 milioni di euro in tre anni per creare nel Parco Verde di Caivano, all’interno del centro sportivo che sarà rimesso a nuovo, un centro culturale con biblioteca, sala cinematografica, teatro e sale lettura. Il Ministro Sangiuliano si è impegnato in prima persona perché la cultura è il più forte antidoto contro il degrado dei territori e la povertà educativa. Le Regioni, i Comuni e i vari enti territoriali dovrebbero prendere spunto da questa iniziativa. E fare anche loro doverosi sacrifici economici.
Il canto lirico italiano è stato iscritto dall’Unesco, il 6 dicembre scorso, nella lista dei patrimoni immateriali dell’umanità. Lei si è speso molto per questo riconoscimento. Perché?
Perché è l’arte che ci fa brillare a livello planetario e rappresenta un importante strumento di presidio e diffusione della nostra lingua da quasi 500 anni. Il 7 giugno celebreremo questo riconoscimento con uno spettacolo internazionale all’Arena di Verona alla presenza delle istituzioni più importanti. Il Maestro Riccardo Muti sarà l’ospite d’onore.
All’Arena di Verona il 18 maggio è arrivato anche il Pontefice. L’evento è stato condotto da Amadeus. Che effetto le ha fatto?
Verona è la mia città, quando il Vescovo Don Domenico Pompili mi ha chiesto di dargli una mano, non c’ho pensato un attimo. Sono arrivati Ligabue, Amadeus, la diretta Rai. E Papa Francesco è stato accolto da migliaia di persone. L’Arena “di pace” era gremita di fedeli, è stato un evento commovente, pieno di gioia e di speranza, assolutamente indimenticabile.