mercoledì 31 luglio 2024
Prosegue l'espansione all'estero del Gruppo San Donato. Agli accordi già siglati nella regione, si somma l'appalto, del valore di 80 milioni di dollari, per la gestione di un policlinico a Najaf
Il Policlinico universitario di Najaf

Il Policlinico universitario di Najaf - Ufficio stampa Gsd

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Prosegue l’espansione del Gruppo San Donato (Gsd), il primo della sanità italiana, in Africa e Vicino Oriente. Il governo iracheno ha appena affidato al colosso lombardo la gestione, per i prossimi due anni, del “Al-Najaf Al-Ashraf Teaching Hospital”, uno dei policlinici universitari più importanti dell'area, appena rimesso a nuovo dopo anni di parziale abbandono. Al taglio del nastro, a Najaf, centro di circa 1,2 milioni di abitanti - considerata una delle città più sacre dell'Islam sciita -, sono intervenuti anche il primo ministro, Mohammed Shia' Al-Sudani, il ministro della Salute, Saleh Al-Hasnawi e l'ambasciatore italiano in Iraq, Maurizio Greganti. A fare gli onori di casa, Kamel Ghribi, vicepresidente del Gruppo San Donato e presidente di Gksd Investment Holding, affiancato dalla vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli e dal rappresentante speciale della Ue per la regione del Golfo, Luigi Di Maio.

L'appalto, vinto da Gsd e Gksd circa un anno fa, ha un valore di 80 milioni di dollari, e prevede la gestione organizzativa, strutturale, tecnologica e amministrativa dell'ospedale. Che, come spiega una nota del Gruppo San Donato, è stato costruito dai tedeschi tra il 2009 e il 2014, ed è rimasto fino ad oggi sottoutilizzato dal punto di vista clinico e assistenziale: dei 492 posti letto, ad oggi ne sono stati utilizzati soltanto 60. L'ospedale conta 16 sale operatorie e 44 posti di terapia intensiva; e può contare su circa 3.000 dipendenti, da oggi affiancati dal team del Gsd, formato da 50 professionisti tra tecnici, amministrativi e medici.

Da sinistra, Kamel Ghribi, il primo ministro Mohammed Shia’ Al-Sudani e il ministro Saleh Al-Hasnawi

Da sinistra, Kamel Ghribi, il primo ministro Mohammed Shia’ Al-Sudani e il ministro Saleh Al-Hasnawi - Ufficio stampa Gsd

«Il nostro popolo merita le migliori cure - ha detto il primo ministro iracheno -. Possiamo essere in ritardo in altri ambiti, ma non possiamo esserlo in quello sanitario». Il piano strategico del governo locale per la sanità prevede anche la costruzione di 16 nuovi ospedali: si tratta di centri specializzati per trattare le patologie più gravi e diffuse. «I nostri cittadini non saranno più costretti ad andare all'estero per curarsi e saranno testimoni diretti di un cambiamento epocale del livello della qualità delle cure», ha aggiunto Mohammed Shia' Al-Sudani, che ha ringraziamento Ghribi, per aver «accettato una sfida» che lui stesso ha ritenuto essere «molto complessa». Questo ospedale, ha dichiarato dal canto suo il vicepresidente Gsd, «è una dimostrazione unica di come l'assistenza sanitaria possa abbattere le barriere, creare valore e costruire ponti tra le nazioni. Abbiamo lavorato instancabilmente dietro le quinte. Con la perseveranza e una forte unione, tutto è possibile».

La nuova gestione targata Gsd ha già consentito, tra l’altro, il rientro di diversi specialisti fuggiti dal Paese negli anni della guerra e tornati per dare un contributo effettivo alla ripartenza dell’Iraq, nel campo sanitario. Non solo. A Milano sono convinti del fatto che la formazione tecnologica, così come le conoscenze tecniche utilizzate dagli specialisti italiani per la ricostruzione del nosocomio di Najaf, possano schiudere le porte a future sinergie anche in altri ambiti industriali, con reciproci vantaggi tra i due Paesi.


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