venerdì 29 marzo 2019
Secondo gli uffici del ministero dell'Interno la Commissione Ue avrebbe definito Tripoli «affidabile»: «Può e deve soccorrere i migranti in mare». L'Acnur contro: «Non devono essere riportati lì»
Un'operazione della Guardia Costiera libica al largo di Zawiya, a nordovest della Libia

Un'operazione della Guardia Costiera libica al largo di Zawiya, a nordovest della Libia

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La Libia? «Può e deve soccorrere gli immigrati in mare, e quindi è da considerare un Paese affidabile. Dove gli immigrati che vengono riportati a terra dalla Guardia costiera vengono tutelati dalla presenza del personale Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni». È quanto avrebbe chiarito - secondo fonti del Viminale - la Commissione europea, ricordando che la Libia ha ratificato la Convenzione di Amburgo del 1979 e quindi rientra a pieno titolo nel piano globale Sar gestito dall'Imo (Organizzazione
marittima internazionale). La Commissione - spiegano sempre dagli uffici del ministro Matteo Salvini - ha richiamato i successi della Guardia costiera libica, che nel 2018 (dati Oim) ha salvato 15.358 persone, riportandole in Libia. La maggior parte delle persone soccorse sono sbarcate presso i porti di Tripoli (62%), di Homs (19%) e di al-Zawiya (11%). Punti di sbarco in cui opera personale Oim.

Un “riconoscimento” in base a cui lo stesso Salvini ha immediatamente aggiornato la Direttiva sulla sorveglianza delle frontiere marittime e per il contrasto dell'immigrazione illegale, emessa appena settimana scorsa in concomitanza con il caso della Mare Jonio (la nave battente bandiera italiana che ha salvato 49 migranti in mare), ribadendo «la piena legittimità degli interventi di soccorso dei libici», anche perché la presenza dell'Oim «garantisce il rispetto dei diritti degli immigrati e nel contempo salvataggi più rapidi».

Secca smentita da Bruxelles. «La Commissione europea non considera i porti libici come porti sicuri ed è la ragione per la quale nessuna nave battente bandiera europea può sbarcare dei migranti nei porti libici» ha commentato la portavoce dell'esecutivo Ue che si occupa del dossier migranti. Rispondendo alle domande dei giornalisti sulla posizione fatta filtrare dal Viminale, sulla «piena legittimità degli interventi di soccorso dei libici», la portavoce Natasha Bertaud ha premesso di non avere «un commento specifico su questo», e ha aggiunto che «per quello che riguarda i porti di sbarco ricordo che c'è una definizione della Convenzione Onu sul diritto del mare che stabilisce che un porto sicuro è un porto dove possono effettuarsi le operazioni di salvataggio e dove la vita delle persone salvate non è minacciata». «La Commissione europea - ha aggiunto la portavoce - ha sempre sostenuto che queste condizioni non sono rispettate nei porti libici ed è la ragione, ripeto, per la quale nessuna nave battente bandiera europea può sbarcare dei migranti in quei porti».

L'Acnur ad Avvenire: «Libia non è porto sicuro»

Sulle dichiarazioni è intervenuto immediatamente l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Acnur) che in una dichiarazione rilasciata poco fa ad Avvenire ha ricordato come l'Onu «non considera la Libia un porto sicuro e i rifugiati soccorsi e i migranti non dovrebbero essere riportati in quel Paese». Di più: «Con riferimento alla Libia, portare le persone fuori dalla detenzione, luoghi spaventosi dove non vengono garantiti i diritti umani, e assicurare che abbiano accesso alla protezione internazionale rimane una priorità per noi. Questo è un imperativo umanitario». Per altro recentemente proprio l’Alto commissario Filippo Grandi aveva ribadito come la presenza dell'Acnur e delle organizzazioni umanitarie in Libia non debba essere strumentalizzata da nessuno per negare l’accoglienza ai richiedenti asilo e ai rifugiati in Europa.

«La capacità di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale è già stata ridotta negli ultimi due anni attraverso misure restrittive adottate contro le navi delle Ong - prosegue l'Acnur -. Noi abbiamo chiesto di porre fine a tali misure restrittive e di ristabilire e incrementare la capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Continuiamo quindi a invitare gli Stati a predisporre accordi prederminati per facilitare lo sbarco in un luogo sicuro per i rifugiati e i migranti soccorsi in mare».

L’ultimo rapporto con cui l’Onu aggiorna il campionario degli orrori sui i migranti in Libia è stato per altro acquisito dagli investigatori della Corte penale internazionale dell’Aja. Sul blocco delle navi della Ong e dei salvataggi in mare questa settimana è invece intervenuto anche Papa Francesco.

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