lunedì 8 giugno 2020
Il presule di Mazara del Vallo ha voluto portare il sostegno alla missione di soccorso umanitaro
IL vescovo Mogavero, al centro, con l’equipaggio e i volontari di Mediterranea

IL vescovo Mogavero, al centro, con l’equipaggio e i volontari di Mediterranea

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Mentre vengono ultimati i preparativi per il ritorno nell’area di ricerca e soccorso nel Canale di Sicilia, a bordo della Mare Jonio è salito il vescovo di Mazara Del Vallo, Domenico Mogavero. Ad accogliere il presule c’era l’equipaggio e i volontari di Mediterranea Saving Humans, con il capomissione Luca Casarini.

«La visita mi ha dato l’opportunità di incontrare queste persone splendide, uomini e donne, che hanno accettato la sfida di salvare in mare naufraghi provenienti dalla sponda libica - ha detto Mogavero che con molti altri vescovi italiani da tempo sostiene le operazioni di soccorso -. Sono persone spinte da una motivazione meravigliosa, e cioè quell’umanità che traspira dai loro volti, dal racconto delle loro esperienze».

Mogavero ha voluto visitare tutti gli spazi a bordo, dalla plancia di comando alla zona allestita per l’accoglienza dei naufraghi: «Sono luoghi che riconciliano con la nostra umanità, con la nostra civiltà, umana e cristiana, quelli che fuggono dai loro Paesi per ricercare un futuro di speranza», ha detto.

«È bello che ci siano persone che hanno un’idealità grande e che lo fanno per una passione verso gli altri che sopperisce alle tante iniquità e alle tante ingiustizie della politica e di tanta gente che è indifferente e ostili verso coloro i quali chiedono il rispetto della loro dignità e dei loro diritti», ha concluso il Vescovo. Mediterranea ha ringraziato Mogavero, la cui visita testimonia il fatto che molti mondi si possono riunire dentro un’idea che è quella di salvare le vite - ha commentato Casarini - Il mare non è morte, è una storia di aiuto degli uni con gli altri».

Alla vigilia della Pasqua era stato Papa Francesco a rivolgersi direttamente a Mediterranea, con una lettera scritta di suo pugno recapitata direttamente a Casarini. «Sono vicino a te a ai tuoi compagni. Grazie - aveva scritto Bergoglio - per tutto quello che fate. Vorrei dirVi che sono a disposizione per dare una mano sempre. Contate su di me».

Un dialogo, quello tra la Chiesa le organizzazioni come Mediterranea, la piattaforma italiana che ha per cappellano don Mattia Ferrari, che va avanti da tempo e che recentemente ha visto le decise prese di posizione dell’episcopato maltese al fianco dei soccorritori chiedendo al governo dell’isola di ritrovare legalità e umanità. Da quando Mediterranea è nata, la nave Mare Jonio è stata visitata spesso da sacerdoti, religiose, cardinali e presuli. Molti hanno inviato messaggi e sostegno alle missioni che hanno permesso di salvare decine di migranti anche nel corso delle attività congiunte con le altre Ong, tra cui Sea Watch e Open Arms, costruendo una "coalizione civile" che potesse supplire alla ritirata delle navi militari di Italia e Ue, mentre in Libia nessun miglioramento nelle condizioni di vita è stato registrato nemmeno nei campi di prigionia ufficiali

A inizio dicembre Papa Francesco aveva compiuto un gesto inatteso. Nell'accesso al Palazzo Apostolico dal Cortile del Belvedere, aveva fatto apporre una croce, realizzata con acqua di mare, con un giubbotto salvagente come simbolo dei tanti morti senza nome annegati nel Mediterraneo. La croce era stata realizzata e donata al Pontefice proprio da Mediterranea.

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