sabato 2 marzo 2024
Napoli dedica quattro giorni, nel segno dei giovani, al "giudice ragazzino" simbolo della lotta alla criminalità organizzata, ucciso il 21 settembre 1990 e proclamato beato il 9 maggio 2021
Il cardinale Comastri nella Cattedrale di Napoli

Il cardinale Comastri nella Cattedrale di Napoli - Dal Web

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Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta e il beato Rosario Livatino: sono i tre esempi che il cardinale Angelo Comastri, arciprete emerito della Basilica Vaticana, indica alle scuole napoletane in Duomo per l’arrivo delle reliquie del giudice siciliano ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990 e beatificato il 9 maggio del 2021. L'arcidiocesi di Napoli dedica quattro giorni al simbolo dell’antimafia e sceglie, con l’arcivescovo Domenico Battaglia, di partire dagli incontri di quaresima con i giovani proprio da qui: la testimonianza del beato Rosario Angelo Livatino. E sono proprio i giovani delle scuole, a chiedere al cardinale Comastri, a chi fare riferimento in una città dove si contano ancora troppe vittime innocenti. Comastri cita Madre Teresa: «Ognuno di voi può essere una goccia che cambia il mondo. Livatino vi può sembrare uno sconfitto, eppure il suo esempio porta ancora oggi tanto bene».

Poi ricorda l’attentato a Giovanni Paolo II: «Pur non sapendo chi fosse il suo attentatore, e a pochi minuti, il Papa aveva già perdonato chi gli aveva sparato. Ognuno di voi – ha proseguito – può essere là dove vive una goccia pulita e così modificare il mondo».

Alla via Crucis, presieduta da Comastri, dall’ambone, per ciascuna stazione, si sono alternati magistrati, avvocati, familiari di vittime innocenti. In prima fila il prefetto di Napoli, Michele di Bari. Leggono le stazioni della via Crucis, tra gli altri, Claudio Salvia, figlio del vice- direttore del carcere di Poggioreale ucciso dalla camorra, il decano dei paesi vesuviani don Giorgio Pisano, la presidente dell’Ordine forense Titti Troianiello, Anna Motta, la mamma di Mario Paciolla, il cooperante napoletano morto in circostanze mai chiarite mentre era in missione in Colombia, Marta Della Corte, figlia di Francesco, il metronotte assassinato a Piscinola.

Alle vittime innocenti e ai magistrati che affollano il duomo, il cardinale Comastri racconta una storia di redenzione e di perdono: «Dio vince con l’amore: questa è la storia in tanti martiri e in tante persone che sperimentano l’abbandono, la morte. Tocca a noi scegliere se fermarci alla morte e alla crocifissione o passare alla resurrezione. Il Calvario – conclude Comastri – non è l’ultima parola: l’amore vince l’odio dell’ultima ora». «In una città in cui a farsi la guerra sono sempre più giovani a mano armata, l’esempio del beato – commenta il parroco del duomo don Vittorio Sommella – ci sprona a fare di più per la legalità».

Il cammino della reliquia, la camicia intrisa di sangue che il giudice indossava nel momento dell’assassinio e che proviene dalla diocesi di Agrigento, è entrata, poi, in alcuni luoghi simbolo: il carcere di Poggioreale e quello di Nisida, la Casa di Vetro a Forcella. Intorno alla reliquia in Cattedrale si sono riuniti i familiari delle vittime di reato e gli operatori della sicurezza e del soccorso impegnati sul territorio cittadino e regionale.

A chiudere la peregrinatio domenica 3 marzo, l’arcivescovo Battaglia iniziando il cammino di Quaresima dei giovani che, si concluderà, con la via Crucis in piazza del Gesù il 29 marzo. Il beato Livatino diventa guida esemplare per i giovani (quel giudice ragazzino assassinato senza scorta mentre andava in tribunale) per quel suo motto S.T.D. che ordinariamente s’intende come Sub Tutela Dei e che Livatino inseriva, sovrastato dal segno della Croce, in tutte le sue agendine: un affidarsi al Signore ogni giorno, fino a quell’ultimo giorno. Napoli riparte da qui.


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