La cerimonia di consegna del progetto dell'asilo Giuseppe Puglisi a Palermo - .
Un simbolo tradito. Una speranza delusa. Nei giorni in cui si festeggia per l’arresto di Matteo Messina Denaro, a Palermo, sempre da Palermo, da Brancaccio, dal quartiere che ha visto le azioni benefiche e il martirio di padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia, arrivano pessime notizie. L’asilo sognato da un sacerdote gentile e instancabile rischia di sfumare definitivamente.
«A causa di una poco accorta gestione politica e burocratica degli adempimenti necessari alla costruzione di un asilo nido a Brancaccio, denominato ‘I piccoli del Beato Giuseppe Puglisi’, i tre milioni di euro stanziati dal governo Conte, nell’aprile del 2019, il 31 dicembre 2022 sono andati in perenzione. Quindi niente più asilo a Brancaccio». Sono parole di Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro che segue le orme di don Pino.
Artale, che non ha mai lesinato denunce e allerta, si dice sconfortato: «Non ci sarà più quel servizio per la prima infanzia, tanto voluto dal primo martire di mafia, il Beato Giuseppe Puglisi, il cui progetto è stato benedetto da papa Francesco, durante la sua visita alla Casa Museo del Beato, svoltasi il 15 settembre del 2018 in occasione del 25esimo anniversario». Lo sfogo denota una grande amarezza: «Festeggiamo la cattura di Messina Denaro dopo ben trent’anni di latitanza, ma non costruiamo un presidio di questa importanza a Brancaccio. Lo Stato che reprime non c’è quando deve fornire un servizio. Così i bambini resteranno per strada e verranno accalappiati dalla mafia che gli insegnerà a mettere l’attak nelle saracinesche di chi non paga il pizzo, prima di diventare killer».
«L’asilo nido – ricostruisce la vicenda Artale – è stato progettato dal Centro di Accoglienza Padre Nostro, con la collaborazione di Reggio Children con il contributo economico della Fondazione Giovanni Paolo II di Firenze e con il grande impegno del quotidiano Avvenire. È stato presentato un emendamento alla finanziaria nazionale che riassegnava la somma, ma è stato bocciato. Chiediamo che il governo Meloni approvi l’emendamento nel decreto Milleproroghe. Ci affidiamo al presidente Meloni, è l’ultima spiaggia per i bambini di Brancaccio».
«Purtroppo – insiste il presidente del Centro – l’amministrazione guidata da Leoluca Orlando non ha inserito l’opera nel piano triennale delle opere pubbliche 2021-2022. Una svista che è costata la possibilità di indire la gara e bloccare le somme. L’opera è stata inserita successivamente nel piano 2022- 2023 ma ormai era troppo tardi».
«Condividiamo la preoccupazione del Centro Padre Nostro di Brancaccio per la realizzazione della struttura educativa, assolutamente necessaria in quest’area, coerente con il magistero di padre Pino Puglisi che identificava la scuola come uno dei principali ed essenziali punti di riferimento per la formazione dei giovani e il contrasto alla mafia – interviene il sindaco, Roberto Lagalla –. Poiché nulla è stato fatto dall’amministrazione negli anni precedenti, abbiamo dovuto prendere atto dell’impossibilità di presentare, così come prescrive la legge, l’obbligo giuridicamente vincolante entro il 31 dicembre 2022. È chiaro, però, che la materia resta fortemente all’attenzione dell’attuale amministrazione che rifinanzierà l’opera nella programmazione 2021-2027».
La replica di Maria Prestigiacomo, ex assessore ai Lavori pubblici della giunta Orlando, ricalca quella rilasciata qualche mese fa, in occasione di un altro allarme: «La precedente amministrazione ha ottenuto il finanziamento, a dimostrazione del proprio interessamento. Poi, purtroppo, si sono verificati eventi diversi come gli aumenti dei prezziari regionali e quindi si è dovuto aggiornare più volte il prezziario per mandare a gara il progetto che è inserito nel Programma Triennale 2021-2023 per l’annualità 2022. La nuova amministrazione, insediatasi il 20 giugno, avrebbe potuto mandare a gara il progetto entro il 31 dicembre».
Le reazioni non mancano. «Se il centrodestra condividesse l’appello del Centro Padre Nostro di Brancaccio per l’asilo intitolato a Padre Pino Puglisi avrebbe potuto approvare il nostro emendamento in legge di bilancio col quale escludevamo le opere scolastiche da quelle oggetto di definanziamento. Invece lo hanno bocciato, nonostante fosse a costo zero», scrivono in una nota il deputato regionale Adriano Varrica e la senatrice del Movimento 5 Stelle, Dolores Bevilacqua.
«La premier Meloni, che giustamente ha omaggiato a Capaci Giovanni Falcone il giorno dell’arresto del Boss Messina Denaro, dimostri che la mafia si combatte tutti i giorni e salvi questo bellissimo progetto facendo approvare dalla sua maggioranza il nostro emendamento», afferma il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto del Senato».
Dal quartiere del sacrificio di don Pino Puglisi, arriva l’eco cocente della delusione. «Se lo Stato vuole realmente combattere la mafia – dice don Maurizio Francoforte, parroco di San Gaetano – oltre a catturare chi deve catturare deve fare in modo che le periferie abbiano le strutture e i servizi, come la scuola. Perché un ragazzo di Brancaccio non può avere le stesse possibilità di altri suoi coetanei?». «La circostanza che a Brancaccio si facciano sempre le sfilate, ma poi non si riesca a costruire un asilo dice tutto – incalza il professore Domenico Buccheri, vicepreside dell’istituto comprensivo Pino Puglisi, impegnato sul territorio da ventiquattro anni –. Tanti sono bravi nel dire che hanno conosciuto don Pino, ma bisognerebbe impegnarsi davvero per creare una buona memoria».