martedì 23 luglio 2024
Rapporto Antigone: quasi 4 mila detenuti in più in 12 mesi, 61.480 per 47 mila posti reali, 56 istituti su 190 sopra il 150%. «Governo securitario che crea nuovi reati per ogni "emergenza"»
Il carcere di Torino

Il carcere di Torino - ANSA

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Le carceri italiane rischiano di superare il livello di guardia. Sovraffollamento e condizioni di vita degradanti sono spesso la causa delle proteste violente (9 solo nell'ultimo mese) e dei suicidi (58 in soli sette mesi). Ma le politiche del governo non fanno che aggravare questa situazione: negli ultimi 12 mesi le presenze sono cresciute di 3.995 unità. È un quadro allarmante quello che emerge dal Rapporto semestrale di Antigone, che dal 1991 si occupa del sistema Penitenziario e penale italiano, in un dossier presentato questa mattina.

Il tasso di affollamento è del 130,4% (al netto dei posti conteggiati dal Ministero della Giustizia, ma non realmente disponibili). In 56 istituti penitenziari, oltre un quarto di quelli presenti in Italia, il tasso di affollamento è superiore al 150% con punte di oltre il 200% negli istituti di Milano San Vittore maschile e Brescia "Canton Mombello". Questo significa che ci sono 200 persone detenute laddove ce ne dovrebbero essere 100. «Per capire la gravità della situazione - afferma il Rapporto - si pensi ad una scuola o un ospedale dove ci siano il doppio degli studenti o dei pazienti che le strutture sono in grado di seguire».
Preoccupa il dato sul sovraffollamento anche negli istituti penali per minorenni (IPM), che per la prima volta registrano questa problematica.

«Questa situazione ormai diffusa - dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - non è un elemento trascurabile se si parla di sistema penitenziario. Un carcere dove il numero delle persone detenute è superiore ai posti regolamentari è un carcere dove si vive male, dove non sono garantiti solo gli spazi ma anche l'accesso alle attività, in primis quelle lavorative. Un carcere sovraffollato è un luogo dove anche gli operatori fanno più fatica a lavorare, dove l'attenzione per le fragilità di molte persone detenute non riescono ad essere intercettate o seguite come meriterebbero. Laddove esistono situazioni di grave sovraffollamento il detenuto è sempre più anonimo, sempre più un numero anziché una persona».

Oltre a questa condizione di sovraffollamento, il 2024 si sta caratterizzando anche come l'anno dell'emergenza suicidi. Le persone che si sono tolte la vita all'interno di un istituto penitenziario sono state finora 58, di cui 10 solo nel mese di luglio e 12 nel mese di giugno. Di questo passo sarà superato il primato negativo registrato nel 2022, quando a fine anno le persone che si suicidarono in carcere furono 85.

A certificare una contrazione della qualità della vita e della dignità di chi è in carcere in situazioni di grave sovraffollamento non c'è solo Antigone, ma gli stessi tribunali di sorveglianza che esaminano i ricorsi presentati dalle persone recluse. Nel solo 2023 sono stati presi in carico poco più di 8.000 ricorsi presentati per violazione dell'articolo 3 della convenzione Europea dei diritti dell'uomo, di questi il 57,5% sono stati accolti dalla magistratura di sorveglianza. Generalmente i ricorsi si riferiscono alla mancanza dello spazio minimo vitale stabilito in 3 metri quadri a persona. Una mancanza rilevata anche dall'osservatorio di Antigone che nelle 88 visite effettuate nell'ultimo anno ha rilevato come nel 27,3% delle carceri ci fossero celle che non garantivano questo spazio minimo.

Un carcere sovraffollato è anche un carcere che non contribuisce a costruire sicurezza per i cittadini perché non rieduca. Non è un caso che il tasso di recidiva in Italia sia altissimo. Un dato rilevato il 31 dicembre 2021 testimonia come solo il 38% delle persone detenute fosse alla prima carcerazione, il 62% invece ne aveva già almeno un'altra, con il 18% delle persone presenti in carcere che aveva almeno già cinque carcerazioni precedenti.

«Il sovraffollamento - sottolinea ancora Patrizio Gonnella - non è dovuto a cause naturali, ma è il frutto di politiche governative. Quelle a cui abbiamo assistito nei primi due anni di governo Meloni in tal senso hanno avuto un ruolo nella crescita delle presenze in carcere con il considerevole aumento del numero di reati e un inasprimento delle pene per molte fattispecie. Il sistema penale viene utilizzato a scopo di ottenere consensi nel breve periodo e la situazione potrebbe peggiorare se fosse approvato il ddl sicurezza, attualmente in discussione la Camera dei Deputati, che contiene al suo interno numerose norme di carattere penale. Tutti questi provvedimenti hanno tra loro una cosa comune: colpiscono la marginalità sociale e le persone che per la loro condizione economica e sociale sono già più a rischio nel commettere reati». Dal decreto Rave al decreto Cutrro, passando per l'omicidio nautico e le violenze contro l'orso marsicano. E in arrivo potrebbe esserci il carcere per blocchi stradali, accattonaggio, lesioni lievi ad agenti di polizia, resistenza passiva di detenuti anche nei Cpr, la cancellazione del ruinvio della pena per le detenuti madri o in gravidanza.

In questa situazione gli operatori per formazione o per mancanza di organico fanno sempre più fatica a farsi carico delle necessità che emergono nelle carceri. «Le proteste delle ultime settimane - conclude il presidente di Antigone - sono causa di questo disagio profondo che si vive nelle carceri e dell'impossibilità di far fronte in maniera adeguata alle richieste urgenti che emergono dalla popolazione detenuta».
Per affrontare questa situazione, scrive Antigone nel dossier, occorrono provvedimenti urgenti che portino a ridurre notevolmente il sovraffollamento e a migliorare la qualità della vita nelle carceri. Che non possono essere quelli minimalisti previsti nel decreto carceri, approvato dal governo e in discussione al Senato per la conversione in legge, ma che siano nel segno di maggiore coraggio: l'aumento di giorni della liberazione anticipata speciale; la depenalizzazione di alcuni reati (e lo stralcio del ddl sicurezza); la liberalizzazione delle telefonate; l'assunzione di personale sia di polizia, che civile (educatori, psicologi, psichiatri, assistenti, sociali, mediatori culturali). «Provvedimenti che non possono riguardare neanche l'edilizia penitenziaria, che negli anni ha portato a perdite di tempo e ha lasciato dietro di sé poche costruzioni e molte inchieste giudiziarie.



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