Punto primo: mettere in sicurezza gli italiani presenti a Kabul e proteggere gli afghani che hanno collaborato con il nostro Paese. Ma il passaggio successivo è capire le conseguenze che il rapido deterioramento della situazione in Afghanistan porterà all’Europa e all’Italia in particolare. Nel giorno dell’arrivo a Roma del primo volo dal Paese asiatico con i diplomatici italiani e i collaboratori afghani, è il presidente del Consiglio Mario Draghi a impegnarsi in prima persona, assicurando che il governo italiano farà di tutto per «proteggere i cittadini afghani che hanno collaborato con la nostra missione». In queste ore i contatti con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio sono perciò «continui», assicura Palazzo Chigi, come pure con i partner europei «per una soluzione della crisi, che tuteli i diritti umani e in particolare quelli delle donne».
Oggi i ministri Ue si vedranno per fare il punto della situazione, ma entro i confini italiani non accenna a placarsi il pressing dei partiti affinché il governo informi Camera e Senato sull’avanzata dei talebani. Pd, Fi, M5s chiedono in più l’attivazione immediata di corridoi umanitari, per salvare più civili possibili.
Il primo passo si terrà in realtà martedì 24 agosto, con l’audizione dei ministri Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio, davanti alle commissioni Difesa e Esteri della Camera e del Senato che saranno riunite in seduta congiunta (un’audizione che comunque per Fratelli d’Italia arriva «tardi»). Anche se il responsabile della Farnesina, su cui sono piovute accuse (a cominciare da Italia Viva e Carlo Calenda) di aver passato il Ferragosto al mare nonostante la situazione di Kabul, si è detto pronto a riferire in Parlamento anche prima, già in settimana.
Ieri il ministro degli Esteri ha avuto intanto un colloquio telefonico con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg per definire un approccio comune sulla situazione in Afghanistan e coordinare le operazioni di evacuazione. Mentre per domani è stato convocato il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica per l’audizione del Direttore del Dis, Elisabetta Belloni.
Ora tuttavia la preoccupazione primaria è portare quanto prima in salvo italiani e collaboratori dell’Italia rimasti nel Paese. «Un trasposto umanitario» che il ministro della Difesa Guerini assicura sta avvenendo senza sosta ed è «un impegno morale prima che politico»; per questo si stanno accelerando al massimo le procedure burocratiche per portare a Roma i collaboratori afghani e le loro famiglie (dallo scorso giugno già 250 persone sono state inserite nel programma di accoglienza). Anche se è lo stesso responsabile delle Forze armate italiane a sottolineare come l’Italia e la Nato «debbano riflettere su questo epilogo» in Afghanistan dopo «20 anni di impegno, dopo 53 nostri militari caduti, dopo oltre 700 feriti».
La scelta innanzitutto degli Usa di Biden di lasciare il Paese, come pure poi la conseguente ritirata dei contingenti europei (Italia compresa), «è veramente una fuga vigliacca e senza senso – dice il leader della Lega Matteo Salvini – l’Occidente deve fermarsi e ripensarci e questi tagliagole vanno fermati prima che sia troppo tardi».
Un ritiro dall’Afghanistan definito «prematuro» ed «un grave errore», anche dal presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, «ma non fare nulla ora sarebbe ancora più grave». Inoltre l’ex Cav si appella alla Nato, che «non può permetter che l’Afghanistan torni a costituire un pericolo per la sicurezza della regione e dell’intero Occidente». Giorgia Meloni poi parla di «20 anni di diritti e conquiste cancellati in un batter d’occhio» nel Paese afgano e di «fallimento dell’Occidente». Infine il leader di Iv Matteo Renzi ritwitta un suo messaggio di settimane fa un cui scriveva di essere preoccupato per l’escalation di tensione in Afghanistan, aggiungendo solo «era il 9 giugno».