lunedì 16 settembre 2024
Per gli inquirenti, a Traversetolo, nel Parmense, la 22enne avrebbe fatto tutto da sé. "Nessuno sapeva nulla". Solmi: comunità sgomenta, ora si supporti il senso vero della maternità e della vita
I rilievi del Ris a Traversetolo, nel mese di agosto

I rilievi del Ris a Traversetolo, nel mese di agosto - Ansa

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Restano ancora molti punti da chiarire sulla triste vicenda dei due neonati trovati – a distanza di un mese – seppelliti nel giardino di una villetta a Vignale, frazione del Comune di Traversetolo, in provincia di Parma. Ieri una nota del procuratore della Repubblica, Alfonso D’Avino, ha rivelato che il lavoro investigativo procede incessante (indagano i carabinieri e il Ris, reparto investigazioni scientifiche, coordinati dalla pm Francesca Arienti), ma che si intende tutelare dall’attenzione mediatica i contorni della vicenda, sia per preservare il segreto di indagine sia la presunzione di innocenza. Pertanto la Procura indaga anche per «violazione del segreto» in relazione ad alcune notizie che sono state diffuse. Questi episodi rendono evidente quanto prezioso sia il lavoro che viene prestato perlopiù dai volontari delle associazioni, come il Movimento per la vita (Mpv), che si offrono sostegno alle donne alle prese con gravidanze difficili. Proprio il vescovo di Parma, Enrico Solmi, intervenendo sulla vicenda ha lanciato un «appello alla responsabilità nei confronti della vita di un neonato».
Le parole del procuratore
Il procuratore D’Avino, in relazione al neonato trovato morto il 9 agosto scorso, ha comunicato che nessuno era a conoscenza della gravidanza della ragazza, una giovane di 22 anni, nemmeno la famiglia e il padre del bimbo. La donna non è stata seguita da un ginecologo e avrebbe partorito da sola in casa, senza l’aiuto di nessuna figura professionale (ginecologo, medico di famiglia). La giovane sarebbe indagata con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sembra infatti che il neonato fosse nato vivo e che sia deceduto dopo il parto, per cause che l’autopsia dovrà accertare.
La giovane avrebbe ammesso di essere la madre di questo neonato, trovato nel giardino della casa dove vive con la famiglia. Il padre del bimbo, fidanzato da anni con la giovane e suo coetaneo, sostiene di non aver mai saputo della gravidanza, così come amiche e amici della ragazza.
Ancora più oscuri i contorni del secondo ritrovamento nel giardino della stessa villetta, avvenuto sabato scorso, dei resti di un neonato che sembrerebbe antecedente al primo ritrovato, perché sarebbero state trovate quasi solo ossa, su cui si indaga con analisi anche genetiche.
Difficile quindi per ora sapere di più. Infatti, il procuratore – pur confermando il ritrovamento – ha ripetuto che «vanno svolti tutti gli accertamenti del caso, soprattutto di natura tecnica medico-legale, per delineare gli esatti contorni della vicenda stessa, anche di carattere temporale». Pertanto la Procura, per la «delicatezza estrema di questo nuovo episodio» ha aperto «un fascicolo per possibile violazione del segreto di indagine» in relazione alla diffusione della relativa notizia, che «rischia di incidere sulle acquisizioni investigative in corso».
La nota del procuratore ha fornito una spiegazione del riserbo osservato dal 9 agosto, mentre continuava una intensa attività di indagine da parte sia dei magistrati, sia dei carabinieri, sia del Ris, con plurimi accessi nei luoghi, ascolto di persone a vario titolo interessate alla vicenda e attività di tipo tecnico-scientifico, anche con modalità innovative.
Spiega D’Avino che «tutto ciò è parso, sin dall’inizio, incompatibile con una parallela propalazione di notizie che, se da un lato avrebbe soddisfatto quella aspettativa a conoscere da parte dell’opinione pubblica, dall’altro avrebbe determinato la creazione di quel circuito mediatico dal quale poi riesce difficile uscire». Inoltre, «in una vicenda obiettivamente grave», il «circo mediatico» avrebbe compromesso «la presunzione di innocenza che si è voluto garantire».
L’impegno della Chiesa
«Sorpresa e sgomento» sono stati espressi dal vescovo Solmi, che ha evocato « necessario silenzio di cui si avverte il bisogno», mentre «emergono considerazioni e domande, scevre da ogni forma di giudizio. Resta ora l’oggettività di neonati morti» ha aggiunto, spiegando che il senso di responsabilità deve essere esercitato «per le ragioni più profonde di umanità e di un senso vero di giustizia, cioè di tutela dell’altro, specialmente se fragile e incapace di difendersi, anzi, se totalmente dipendente dalla cura degli altri». Per il presule responsabile della diocesi di Parma, «,la comunità, sia civile che religiosa, è ora sgomenta, così dovrà verificare quanto sta in essa per educare e supportare il significato vero della maternità e della vita, come culmine di scelte consapevoli e di autentica relazione tra uomo e donna, nella valutazione di una retta scala di valori».
Opportuno è allora ricordare il lavoro svolto in favore delle donne, che vivono una gravidanza inattesa o difficile, dai volontari del Movimento per la vita. Oltre alle “ruote per la vita” presenti in una quarantina di ospedali, dove è possibile lasciare il neonato in sicurezza, sono tanti i Centri di aiuto alla vita (Cav) sparsi nel nostro Paese. Esiste anche il servizio Sos-vita: un numero di telefono gratuito (800.813.000) attivo 24 ore su 24, e una chat sul sito http://www.sosvita.it/ a cui possono rivolgersi le donne. Infine, non si può dimenticare che in Italia la legge permette di partorire in anonimato, non riconoscere alla nascita il bambino, a cui viene assicurata l’assistenza necessaria e riconosciuto lo stato di abbandono in vista dell’adozione.

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