sabato 7 settembre 2024
Da Cernobbio l'appello delle aziende: «Gli algoritmi spingono il made in Italy. Ma serve un piano di alfabetizzazione digitale». La politica apre con cautela. La Specola vaticana: «IA senza coscienza»
L'Italia vuole recuperare il terreno perso sull'Intelligenza artificiale
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L'IA va di fretta, ma l'Italia - tanto per cambiare - è in ritardo. Dal Forum Thea di Cernobbio arriva l'appello delle imprese: occorre demolire ostascoli e barriere che ancora rallentano la crescita dell'Intelligenza artificiale nel nostro Paese. Per uscire dall'impasse serve una strategia comune, magari preceduta da un Piano Nazionale di alfabetizzazione che contribuisca a colmare le lacune.

La proposta arriva per voce dell'ad di Ibm Italia Alessandro La Volpe: "L'IA non è pervasiva ma i vantaggi si sperimentano solo quando c'è un effetto scala sui processi aziendali. L'Italia è settima in Ue per corsi di laurea in IA e il 59% delle aziende italiane giudica il know-how sull'IA Generativa poco diffuso". Ecco perché occorre recuperare (in fretta) il tempo perduto, aumentando per prima cosa l'offerta formativa scolastica e universitaria per lo sviluppo dei talenti. Serve anche invertire una tendenza negativa: invece di assistere impotenti alla fuga dei cervelli nostrani, bisogna attirarli dall'estero. Non basta, perché anche le aziende devono fare la loro parte adottando piani formativi, magari "attraverso sinergie con sindacati e associazioni datoriali".

Al Governo viene chiesto "di promuovere la strategia IA per l'industria 5.0 dotandola di adeguate risorse finanziarie, attivare le AI factory valorizzando l'impianto già esistente dei Competence Center e stanziare fondi specifici". E poi occorre "dare maggiore centralità agli sviluppi dell'IA potenziando le strutture esistenti, con l'obiettivo di coordinare in modo efficace la ricerca, l'adozione e lo sviluppo industriale dell'IA nel Paese".

Un cambio di passo farebbe bene all'intero sistema Paese, soprattutto in chiave export. Lo ha spiegato, dati alla mano, l'ad di Microsoft Vincenzo Esposito: "L'IA è chiave per il Made in Italy, potrà aumentare il valore aggiunto italiano fino al 18,2% del Pil, pari a 312 miliardi di euro" e già oggi "vediamo un aumento della produttività dell'1% (nel 74% dei casi) e per alcuni sopra i 5 punti percentuali".

Il salto in avanti va però fatto con scrupolo. I rischi di un uso disinvolto del pensiero digitale sono sempre in agguato e la politica sembra esserne consapevole. "L'IA deve essere antropocentrica e affidabile e garantire nel contempo un livello elevato di protezione della salute, della sicurezza e dei diritti fondamentali. I Parlamenti sono chiamati a tutelare gli interessi nazionali e i valori condivisi di fronte ad utilizzi malevoli dell'IA che rappresentano anche un rischio nella formazione dell'opinione pubblica e nei processi elettorali e una minaccia per le infrastrutture critiche" è stato il monito lanciato dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, nell'intervento conclusivo del G7 dei Parlamenti a Verona.

Il dibattito insomma è più vivo che mai, e investe anche la sfera etico-spirituale. Dagli scienziati della Specola Vaticana (l'Osservatorio astronomico della Santa Sede e centro di ricerca scientifico affidato ai Gesuiti) è arrivata una bocciatura: secondo padre Gabriele Gioni, gli algoritmi - per quanto sofisticati possano essere - non producono mai "nè una coscienza, nè una comprensione del contesto nè tanto meno una creatività".

Scendendo a livelli più terreni, emerge l'idea del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che vorrebbe arruolare i cervelloni cibernetici nella lotta contro le mafie. "Contro le organizzazioni criminali che sono pronte a usare l'intelligenza artificiale nei loro attacchi noi attraverso gli algoritmi dobbiamo essere capaci di organizzare preventivamente le risposte. Dobbiamo avere sempre noi il pallino in mano e ed esseri capaci di contrastare l'uso delle organizzazioni criminali e il governo su questo c'è" ha detto Piantedosi, intervenendo sul palco di Digithon, la grande maratona digitale svoltasi a Bisceglie. "Siamo lo Stato, abbiamo risorse e intelligenze - ha continuato - Dobbiamo fare in modo che si creino le professionalità che possano supportare iniziative per valorizzare le opportunità che arrivano dal digitale". Tutto giusto, ma occorre fare attenzione. Rispondendo a Piantedosi, Francesco Boccia , presidente dei senatori Pd e fondatre di Digithon, avvisa: "L'intelligenza artificiale è già entrata nella nostra vita quotidiana ma come ogni innovazione epocale, se non governata, può comportare dei rischi".


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