«Siamo inorriditi che Mare Nostrum si sia trasformato in Cimiterium Nostrum, tomba per oltre cinquantamila migranti. Noi missionari italiani, a lungo ospiti di tanti popoli d’Africa che ora bussano alla nostra porta, siamo profondamente indignati per quanto sta avvenendo ai migranti nel Mediterraneo ». I missionari della Cimi (Conferenza degli istituti missionari italiani), in una dura presa di posizione pubblicata in questi giorni su diverse riviste missionarie, puntano il dito contro le politiche messe in atto per fermare i flussi migratori.
«Ancora più scandalosa – proseguono i religiosi – la campagna contro le organizzazioni non governa- tive, accusate di collaborare con gli scafisti, mentre invece hanno salvato tante vite umane». I missionari criticano gli accordi «per forzare i governi africani del Nordafrica e del Sahel a bloccare i migranti nei loro Stati. E ancora più grave è l’accordo fatto dal governo Gentiloni (con la benedizione dell’Unione europea!) con la Libia nella persona di Fayez Al-Sarraj, leader del Governo di accordo nazionale, che rappresenta ben poco in quel Paese». La Libia «è un Paese frantumato in mille pezzi, in conseguenza della guerra assurda che noi abbiamo fatto contro Gheddafi (2011) – ricordano i missionari – E così l’Italia si è accordata con le milizie e la guardia costiera di al-Sarraj per bloccare i migranti nell’inferno libico dove sono torturati, stuprati o destinati a morire nel deserto di sete».
Come nel 2016 quando l’Ue stanziò 6 miliardi di euro per bloccare i flussi dalla Turchia verso la rotta balcanica, «oggi l’accordo con la Libia punta a bloccare la rotta africana ». «Noi missionari condanniamo con forza questo accordo scellerato che sarà pagato così pesantemente dai popoli africani, a noi così cari – sottolineano –. Questo costituisce per noi il naufragio dell’Europa come patria dei diritti ». I missionari chiedono l’apertura di corridoi umanitari; un embargo sulla vendita di armi italiane e una seria politica economica verso questi Paesi, non ai governi, ma alle realtà di base per permettere ai popoli d’Africa di rimettersi in piedi. Intanto ieri, la Ong Jugend Rettet è passata all’attacco.
Le accuse mosse all’organizzazione impegnata nei soccorsi in mare e fermata ad agosto «sono infondate». C’è stata «una falsificazione terrificante» sostengono i legali che si basano su dichiarazioni di due agenti di sicurezza privati, «vicini a gruppi di estrema destra».