Cittadini milanesi camminano davanti a serrande di negozi chiusi durante i primi mesi della pandemia - Ansa
Allarme della Commissione antimafia su usura e aste giudiziarie. L’ultimo documento dell’organismo parlamentare sottolinea sia l’urgenza di proteggere le fasce più deboli della popolazione, che la crescente acquisizione da parte di realtà mafiose dei crediti in sofferenza e degli immobili sottostanti (sottraendoli alle famiglie sovra-indebitate). E conduce un’attenta analisi sul credito malavitoso e sull’usura proponendo soluzioni coraggiose.
È l’ennesima denuncia che giunge dalle istituzioni dello Stato sui pericoli di infiltrazioni mafiose nell’economia e nel tessuto sociale sfilacciato dal Covid. La pandemia sociale sta facendo infatti scoppiare nell’ombra l’emergenza al Sud – dove grazie all’enorme liquidità da riciclare le mafie stanno tentando di creare servizi paralleli di welfare – come al Nord, dove nel mirino delle organizzazioni criminali sono finite soprattutto le imprese in crisi.
L’allarme della Commissione è stato prontamente rilanciato dalla società civile. L’impoverimento di tanti lavoratori dipendenti e piccoli imprenditori ha spinto infatti la Caritas Ambrosiana, le fondazioni antiusura e l’Università Cattolica a promuovere diverse proposte legislative come una legge sul sovra-indebitamento simile a quella degli altri paesi europei, la possibilità di rinegoziare i mutui pur in situazioni di difficoltà, la proposta di istituire cartolarizzazioni sociali per salvare gli immobili pignorati alle famiglie. La Commissione ha rilevato come nel corso del 2020 le segnalazioni antiriciclaggio siano aumentate dell’11,1 per cento e a causa della pandemia il numero di segnalazioni di operazioni sospette ricevute dall’Unità di informazione finanziaria per l’Italia è cresciuto del 7 per cento rispetto al 2019, in modo particolare nel corso del secondo semestre dello scorso anno. Il deputato Paolo Lattanzio, componente della commissione, coordina il comitato che ha steso il testo, conferma la preoccupazione e sottolinea che è stato preso in esame finora il primo periodo della pandemia.
«Vogliamo approfondire nei prossimi mesi l’aspetto delle aste giudiziarie perché sta diventando uno dei principali canali di riciclaggio. Ci sono giunte diverse segnalazioni sul particolare interesse di mafiosi ed evasori fiscali, spesso con la costituzione di società di comodo nei paradisi fiscali, per gli immobili sottostanti i crediti deteriorati». Un settore che l’Università di Napoli Federico II e la Cattolica, in collaborazione con i tribunali napoletani e milanesi, stanno monitorando da tempo rilevando molte anomalie, come la presenza di prestanome e di reti. «Ma non è una novità. Se ci fu un intervento nel 1991 con la legge 203 lo si deve infatti alla presenza massiccia dei Casalesi con intimidazioni alle aste immobiliari e fallimentari – spiega il criminologo Giacomo Di Gennaro – mentre oggi si segnala l’interesse della ’ndrangheta e delle ricostituite mafie siciliane. Il sistema normativo ne permette purtroppo la penetrazione e i magistrati accolgono spesso le azioni di notai e commercialisti senza approfondire. Questo è un campo che consente il riciclaggio.
Con la distorsione delle organizzazioni criminale si effettua poi una macelleria sociale, dato che dopo la prima battitura d’asta il prezzo cala del 25% ed è interesse di chi acquista effettuarne altre». Come intervenire? «Basterebbe coordinare le norme. Con una piccola variazione all’articolo 586 del Codice di procedura civile, ad esempio. Invece di lasciare alla discrezionalità del magistrato la sospensione dell’asta allorquando il valore dell’offerta si presenta al di sotto della soglia di accettabilità del valore di mercato, si obbliga il giudice a sospenderla. Basta cambiare la parola 'può' con 'deve'».
Chi determina i valori? «Potrebbe essere l’agenzia delle entrate, che in una compravendita interviene se il valore dichiarato dell’immobile si ritiene sottostimato ». Ultimo passo, che ha attirato l’attenzione della Commissione antimafia, accertare le provenienze dei capitali con un database nazionale dei partecipanti alle aste. Le esecuzioni immobiliari aste e il sovraindebitamento sono strettamente legate all’usura che, come ha scritto anche la Guardia di Finanza nel documento della Commissione antimafia, 'matura in un contesto molto prossimo, se non proprio contiguo, ad ambienti riconducibili alla criminalità organizzata'. Proprio sul contrasto dell’usura il documento parlamentare interviene con proposte coraggiose, concrete e pratiche come l’introduzione del 'codice rosso', che prevede la possibilità di avere strutture dedicate in grado di intervenire con sollecitudine, ricevere le denunce e attivare le misure di prevenzione previste dalla normativa.
Poi con un rifinanziamento adeguato del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime subordinando l’erogazione dei contributi alla nomina di un 'tutor' della vittima che la aiuti nell’impiego corretto delle somme. Tutte proposte che Avvenire aveva già ripreso. Il documento della Commissione arriva inoltre mentre riprende al Senato il dibattito sui contenuti della legge delega al Governo per l’efficienza del processo civile che può danneggiare i sovraindebitati. Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Fondazione San Bernardino, l’ente antiusura promosso dalle diocesi lombarde si augura da un lato che il documento «ispiri i parlamentari che nei prossimi giorni dovranno approvare la Delega al Governo per l’efficienza del processo civile » e dall’altro che «li incoraggi, in particolare, a istituire un database degli acquirenti nelle aste immobiliari e fallimentari. Unawhite list degli acquirenti sarebbe certamente utile a prevenire l’intreccio sempre più inestricabile fra mafie, evasori fiscali, società anonime costituite nei paradisi fiscali, professionisti asserviti, prestanome che in questi anni ha inquinato il mercato delle aste immobiliari. Se realizzato consentirebbe anche un’attività preventiva per salvare le abitazioni di famiglia e scongiurare tanti drammi». Quanto alle aste giudiziarie, il direttore dell’organismo diocesano di Milano chiede al Parlamento di «intervenire con coraggio per regolamentare diversamente il sistema e scongiurare drammi per migliaia di famiglie».