«Suo figlio ha la fibrosi cistica? Allora ci dispiace ma non può frequentare l’istituto perché è una malattia infettiva e non possiamo mettere a rischio gli altri alunni». Questo si sarebbe sentita rispondere la mamma di un bambino di cinque anni al momento dell’iscrizione all’asilo di Montepaone Lido, piccolo centro del Catanzarese. E questo ha raccontato alla sezione calabrese della Lega che riunisce proprio i pazienti affetti da questa malattia genetica (Lifc) e che ha preso a cuore il caso. Il presidente calabrese, Michele Rotella, ha infatti ribadito la volontà, prima che l’obbligo, di difendere il bambino e perciò ha già scritto al ministero della Sanità e a molti altri enti e rappresentanti istituzionali, stigmatizzando l’accaduto. E, soprattutto, chiedendo risposte e soluzioni immediate. «Altrimenti - ha assicurato - andremo a protestare davanti alla scuola di Montepaone, portando lì anzitutto i 164 bambini calabresi che soffrono di fibrosi cistica, oltre che i loro genitori, gli altri nostri associati e molti altri. Tra l’altro ci risulta che il sindaco sia un medico. Ci appelliamo anche a lui».Il caso è esploso lo scorso novembre, quando la donna ha raccontato alla Lifc calabrese che nei mesi precedenti si sarebbe sentita rispondere dalla dirigente scolastica che l’istituto non poteva «essere scambiato per un ospedale» e non poteva assistere «persone affette da malattie infettive». Secondo il presidente Rotella, che evidentemente crede alla testimonianza della mamma, è stata solo una scusa. Intanto il bambino non è stato iscritto all’asilo di Montepaone, nonostante il tentativo della mamma di spiegare alla dirigente che la fibrosi cistica non è una malattia contagiosa, ma che sono piuttosto anche i piccoli raffreddori delle persone che circondano il paziente a compromettere il suo già precario stato di salute. Per questo ha iscritto il figlio in una scuola di Soverato, lontana una manciata di chilometri da casa. Ma sono stati proprio i disagi legati al pendolarismo quotidiano che alla fine hanno spinto la donna a denunciare l’accaduto. Ma la dirigente scolastica non ci sta, sottolineando che la mamma del bambino non ha mai presentato formalmente alcuna richiesta di iscrizione al suo istituto. Tant’è che ha pure affidato a un avvocato la tutela della sua scuola che ritiene completamente estranea all’episodio.«Il fatto - insiste Silvana Mattia Colombi, vicepresidente e responsabile Qualità della vita della Lifc - è estremamente grave perché un bambino affetto da fibrosi cistica è costretto per la sua malattia a rinunciare a molte delle belle cose che i coetanei possono fare, è un bambino che vive a contatto con medici e ospedali, è un bambino che deve curarsi ogni giorno per contrastare la malattia da cui è affetto. La sua non è una malattia contagiosa, né pericolosa per gli altri, ma solo per sé. La sua frequenza scolastica aumenta la possibilità di entrare in contatto con virus stagionali e di contrarre sia infezioni respiratorie che gastrointestinali». Secondo Silvana Mattia Colombi, vicepresidente dell’associazione, «gli ostacoli sono ancora una volta posti proprio da quelle istituzioni che dovrebbero tutelare il bambino e consentirgli un totale e sereno inserimento scolastico e sociale».