Grillo alle consultazioni con l'allora premier incaricato Draghi nel febbraio 2021 - Ansa
Il comico dalla folta chioma bianca entra in scena mentre sul maxi-schermo scorre una carrellata delle accuse più pesanti che gli sono state mosse in carriera. “Sei la rovina dell’Italia”. “Siamo in mano a un clown”. Beppe Grillo torna sul palco dopo una lunga assenza (l'ultimo tour fu “Insomnia” nel 2017) e già nei primi minuti svela il senso provocatorio del titolo del nuovo show: “Io sono il peggiore”. Al Teatro Colosseo di Torino - che segna l’effettiva partenza della tournée dopo i primi test di Orvieto, Cassino e Napoli – l’ora e mezza successiva scivola via nel tentativo del fondatore del M5s di sostenere la tesi opposta: «Ho preso 160 denunce, senza mai farne una. Mi sono speso per gli altri, creando un movimento che ha riportato il senso di comunità in politica». E ancora: «Sono come Pirandello che nel 1920 ha scritto “Sei personaggi in cerca d’autore” ed è stato insultato, cacciato via. Solo che, dopo più di dieci anni, a lui hanno dato il Nobel. A me lo daranno il premio Nobel?». L'autocelebrazione, insomma, resta la specialità della casa.
Siamo in una città simbolo dei successi pentastellati del passato. Nelle prime file è seduta l’ex sindaca e attuale parlamentare, Chiara Appendino, ma non c’è il tutto esaurito. Nonostante una capienza non certo proibitiva (1.500 posti) restano invenduti centinaia di biglietti, specie in galleria. Grillo non nasconde la delusione: «Vedo dei vuoti. Non venivo a Torino da anni, una volta con gli spettacoli mi fermavo 10-12 giorni…». Altri tempi. E un altro Grillo. Adesso non urla, forse è più riflessivo, ma anche mesto, confuso per sua stessa ammissione. Del resto, l’età avanza e il comico ci scherza su: «Vado per i 75 anni, mi impappino con le parole e ho una gran confusione in testa».
Stanco di «subire insulti», il comico prova a consolarsi con il pubblico: «Dovete dirmi cosa pensate di me». Gli spettatori vengono invitati a scrivere giudizi e curiosità su dei bigliettini che vengono riposti in un cestino. Grillo pesca, legge e - se vuole - risponde. Spunta una domanda su Mario Draghi: “Come ti ha convinto a entrare nel governo?” «Abbiamo concordato tre punti: transizione ecologica, mantenimento del Reddito di cittadinanza e Superbonus (che era un'idea geniale in un momento in cui l'edilizia era ferma e doveva durare quattro anni a scalare dal 110% all'80%) – racconta Grillo –. E poi Draghi mi ha lusingato talmente tanto che io ci sono cascato. Mi diceva: “Grillo, lei ha fatto in politica quello che non ha fatto nessuno”. Mi confidava: “Abbiamo creato un governo in tre: un banchiere, un comico e uno scienziato (Cingolani)”. Ci mandavamo i messaggini, ce li ho ancora sul cellulare. Io gli scrivevo “Le fragole sono mature”. E lui rispondeva: “E i mirtilli come sono?”. Il rapporto è cambiato quando lui voleva diventare presidente della Repubblica. Mi chiedeva di parlare con Conte per convincerlo, perché loro due non andavano d’accordo. Alla fine gli ho detto che non poteva mollare Palazzo Chigi in quella fase, con il Covid. Mi chiamò anche Prodi, in catalessi, per dirmi che si poteva fare un governo meraviglioso».
L’attualità politica resta sullo sfondo: «Fassino ha fatto un’altra profezia: “Schlein non vincerà mai”… Non ne azzecca una». Neanche una parola sul governo Meloni, se non un riferimento al fatto che «si sono presi l’inno d’Italia, ne hanno fatto un partito e lo abbiamo dovuto sentire in diretta a Sanremo».
La continuità con il passato sta nella grande varietà di temi toccati. Si salta di palo in frasca, in perfetto stile Grillo. Pillole sparse che quasi sempre restano appese, non approfondite. «Io sono depresso perché il mondo è depresso: dalla siccità ai maremoti, passando per l’immigrazione dove si vedono effetti terrificanti». Un «vaniloquio», lo chiama lui stesso, che spazia dalla scienza («che non dà risposte») all’intelligenza artificiale («dove c’è il trucco»). Il lavoro? «Un mantra da togliersi dalla testa. Vogliono legalizzare la povertà con il precariato, invece di eliminarla con un reddito universale».
Non trovando le risposte che vuole in nessun campo, Grillo ribadisce di «aver fondato un nuovo culto». L’ultima trovata è la “chiesa dell’Altrove”. Se è una burla o un progetto concreto, ancora non è chiaro. Grillo alimenta il dubbio: «Se è una cosa seria? Serissima», risponde ad Avvenire all’uscita dal teatro, prima di infilarsi in auto, ma l’espressione sul volto è tutta un programma. Dal palco Grillo ricorda che tre giorni fa ha aperto il sito laltrove.org. Con un linguaggio che sfiora l’incomprensibile parla di figure come gli «altrovatar». Invita gli spettatori a diventare adepti: «Non cercate risposte, ma domande». Il Grillo “profeta” ricorda “Quelo”, il guru interpretato da Corrado Guzzanti in tv negli anni Novanta quando rivelava: “La risposta non la devi cercare fuori, perché è dentro di te, e però è sbagliata".
Sul finale, in bilico tra blasfemia e una messa in scena poco divertente, Grillo si definisce «un Gesù moderno», si infila in testa una corona di “spinotti” e trasforma l’acqua in “chinotto”. Qual è l’obiettivo della chiesa dell’Altrove? «Conquistare i soldi dell’8 per mille che oggi vanno alla Chiesa cattolica e, a scendere, ad altre confessioni religiose come i valdesi, i buddisti, gli induisti, i luterani… per finanziare progetti per gli altri». Peccato che Grillo non dica che la Chiesa spende gran parte dei fondi dell’8 per mille per opere di carità ed esigenze di culto.
Cala il sipario. Il popolo grillino è insoddisfatto. «Mi aspettavo molto di più, era meglio vedersi il derby Juve-Torino», commenta un signore avviandosi all’uscita. La sensazione che resta è di un Grillo spaesato e alla disperata ricerca di una nuova dimensione per realizzarsi. Chissà se nel mondo dello spettacolo, nella politica o nella religione. O più probabilmente altrove.