Una grande nave parcheggiata nel Golfo dei Poeti - Foto D.F.
Sono lì in rada, nel bel mezzo del Golfo dei Poeti, fra Lerici, La Spezia e Portovenere. Esattamente nei luoghi 'magici' narrati da Shelley e Byron, Dickens, Virginia Woolf e H. D. Lawrence. In quel tratto di costa in cui inizia la scogliera, tanto fragile quanto bella delle Cinque Terre, patrimonio Unesco dell’Umanità. Come lo è, per la sua bellezza unica, anche il Borgo di Portovenere con la sua pittoresca Chiesa di San Pietro. Sono lì da un paio di mesi.
Dall’inizio dell’estate: tre grandi navi, tre giganti del mare fermati dalla pandemia. A volte una si allontana per pochi giorni. Poi ritorna. Le tre navi della Costa Crociere solitamente in questo periodo solcano il Mediterraneo e l’Egeo. Adesso invece, causa virus, sono lì ferme in mezzo al golfo. Il fumigliolo acceso, h24. Quando il sole cala e il cielo diventa sempre più rosso, c’è quella striscia nera che non passa certo inosservata.
La grande nave posizionata proprio lì, che dalle calette di Lerici e di Tellaro, copre il panorama e la vista (una volta mozzafiato) all’isola del Tino e della Palmaria. Da Portovenere, invece, guardando l’orizzonte, la striscia della Corsica, che si vede a occhio nudo quando ci sono le giornate limpide e terse a volte è 'murata' da quel gigante di 10 piani, alto venti metri.
Sono in rada, da un paio di mesi e, tra le calette di Lerici e Tellaro,
La terza grande nave si posiziona invece nel bel mezzo del Golfo di la Spezia, a ridosso della diga, dove crescono gli allevamenti dei muscoli che da queste parti sono molto gettonati. Le tre grandi navi sono lì, ferme. E il Golfo dei Poeti rischia di trasformarsi in una cartolina 'sfregiata'. Un inquinamento visivo, che deturpa la grande bellezza dei luoghi ma che rischia anche di trasformarsi, col tempo, in inquinamento dei mari e dell’aria.
«Di fatto è come se fossero in rada, in una posizione assegnata dalla Capitaneria di porto. Sono ferme lì perché dopo la pandemia non hanno più contratti di navigazione e sarebbe insostenibile per loro, per i costi e per lo spazio occupato, rimanere stabili in porto per chissà quanto ancora», spiega Stefano Sarti, responsabile di Legambiente La Spezia.
«Il fumo nero che esce dalle fumaiole è perché i motori devono rimanere accesi per un minimo di funzionamento della nave: a bordo ci sono circa 200 lavoratori (in periodo normale l’equipaggio conta 1.500 persone) che si occupano del minimo indispensabile per mantenere la nave in funzione».
Non c’è solo l’impatto visivo, quindi, ma anche il problema dei fumaioli. Poi bisogna capire «se queste navi appena al largo della costa vengono periodicamente controllate. Al momento ce ne sono tre, nei giorni scorsi era arrivata anche una quarta nave ma poi se ne è andata» racconta l’ambientalista. Certo è un periodo difficile. E si sa che il mercato delle crociere è stato il primo ad essere travolto dalla pandemia. Ma si spera presto «in un rientro in servizio di tutta le navi della flotta Costa» si legge in una nota diffusa dall’azienda crocieristica che nei prossimi giorni organizzerà anche diversi recruiting day per 120 nuove opportunità di lavoro.
«La sosta – ci dicono ancora dalla compagnia – è temporanea e destinata a terminare non appena le navi verranno nuovamente destinate ai servizi di crociera. Siamo i primi ad augurarci che questo avvenga nel più breve tempo possibile. L’obiettivo è riportare in servizio due navi in sosta alla Spezia da fine settembre. Sottolinieamo che la sosta è autorizzata dalle autorità competenti e rispetta le normative in materia di tutela ambientale. Le navi utilizzano tutte le precauzioni per minimizzare le emissioni e sono sottoposte a regolari controlli della Capitaneria. Anche le navi in sosta generano comunque un impatto economico sulla comunità, intesa come cluster portuale (manovre, raccolta rifiuti), battellieri, fornitori di parti di ricambio del territorio».
Per il momento le navi però restano lì. Ma a preoccupare di più è il futuro prossimo del golfo, secondo l’ambientalista. «Spezia diventerà una importante stazione crocieristica e in pieno centro città il rischio è di avere fisse, tutte l’anno, tre o quattro navi di questo calibro in banchina». Il report di Assoporti attesta il porto spezzino tra i più importanti del paese, con il suo flusso merci di 15.881.905 tonnellate; e, soprattutto, il secondo porto gateway in Italia dopo Genova per movimento container. Intanto però calano le merci e aumentano i passeggeri.
Il porto di La Spezia è diventato il secondo porto crocieristico italiano dopo Civitavecchia. Ma qui, alle Cinque Terre, il territorio non è certo lo stesso. Lo sanno i gestori del Parco, da sempre a ingresso contingentato e con numeri 'centellinati' per far rispettare l’ambiente e non deturparne la bellezza fragile. «Il problema delle Cinque Terre è di mandare indietro i turisti, fare una politica di contenimento, di qualità e non di quantità» prosegue Sarti. Ogni nave da crociera, toccato il porto, scarica a terra mediamente 5mila persone. «Senza poi contare i via-vai di pullman e mezzi per trasportare i turisti che vengono portati a Firenze e a Pisa – aggiunge – dal 'gigantismo' dei mari ci sarà un beneficio ma non certo quello atteso dalla città».
Il progetto di ristrutturazione e ampliamento del porto, che sarà realizzato anche con parte dei fondi del Recovery plan, prevede una stazione crocieristica marittima di circa 43mila metri quadrati. «Non siamo contro le crociere – conclude Sarti – ma devono avere il loro spazio, noi facciamo un discorso soprattutto di equilibrio, non possono venire qui quattro, cinque, sei navi».