mercoledì 24 luglio 2024
Nel documento sullo Stato di diritto giudizio severo sullo stop all’abuso d’ufficio: «Può frenare le indagini di corruzione». Sei le raccomandazioni. Riforme, richiamo per la fine dei governi tecnici
Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea a Bruxelles

Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Europea a Bruxelles - Web

COMMENTA E CONDIVIDI

Dure critiche all’abolizione del reato di abuso di ufficio, insufficiente controllo delle lobby e del finanziamento dei partiti, problemi sul fronte della libertà dei media. Non è una buona pagella il rapporto sullo Stato di diritto in Italia, preparato dalla Commissione Europea e pubblicato ieri per tutti gli Stati membri. Un rapporto in realtà atteso in primavera, ma poi rinviato con l’accusa, rivolta alla presidente Ursula von der Leyen, di non voler voluto «irritare» a suo tempo i leader (anzitutto Giorgia Meloni) che poi dovevano confermarla. Ma ieri la vicepresidente dell’esecutivo Ue, Vera Jourová, ha smentito: «Abbiamo optato – ha detto - per diffondere il rapporto ora per aumentarne la visibilità» dopo le elezioni europee.

Dure le critiche soprattutto alla riforma della giustizia del ministro Carlo Nordio. «In Italia – si legge nella comunicazione generale – la nuova legge che annulla il reato di abuso d’ufficio e limita la portata del reato di traffico di influenze ha implicazioni per l’individuazione, e le relative indagini, di frodi e corruzione». Nel documento tecnico sull’Italia si sottolinea che «la penalizzazione dell’abuso d’ufficio e del traffico di influenze sono parte delle convenzioni internazionali sulla corruzione e sono, dunque, strumenti essenziali». Non basta, «la riduzione della portata del reato di traffico di influenze avrebbe dovuto esser controbilanciato da più forti regole sulle lobby», fronte sul quale, lamenta il rapporto, «non vi è stato alcun progresso»; e infatti una delle raccomandazioni è di approvare «regole globali» in materia.

Altra critica pesante: la riduzione della prescrizione, al momento in fase di discussione. Riduzione, avverte la Commissione, che «potrebbe ridurre il tempo a disposizione per procedimenti penali, incluso casi di corruzione». «Dall'Ue – commentano Debora Serracchiani, responsabile nazionale Pd per la giustizia, e Federico Gianassi, capogruppo dem in Commissione Giustizia - arriva una sonora bocciatura alla gestione schizofrenica della giustizia del ministro Nordio». Le preoccupazioni della Commissione, commenta anche Giovanni Zaccaro, segretario dell’associazione di magistrati Area, «confermano i dubbi già espressi da tanti prestigiosi giuristi italiani».

Prudenza, invece, sulle riforme costituzionali: qui Bruxelles non prende posizioni, pur sottolineando che con il premierato della Casellati «non sarebbe più possibile per il presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare una persona fuori dal Parlamento come primo ministro». Critiche, inoltre, per il dilagare dell’utilizzo di decreti-legge, la cui frequenza «potrebbe impattare sull’equilibrio di poteri tra il governo e il Parlamento».

Tra gli altri rilievi, il fatto che «non vi sono stati progressi sul finanziamento dei partiti politici e delle campagne elettorali», sottolineando che «l’attuale pratica delle donazioni private ai partiti potrebbe impedire l’assunzione di responsabilità e può risultare persino in una sproporzionata influenza di donatori privati sull’agenda politica». Di qui la raccomandazione di «introdurre un singolo registro elettronico sui finanziamenti dei partiti».

C’è poi la libertà di stampa, nota dolente da anni nei rapporti di Bruxelles sull’Italia. A cominciare dalla Rai (dove si è appena dimessa la presidene Soldi) per la quale, avverte il documento, «vi sono varie sfide sul fronte della governance» (che rappresenta da tempo «una fonte di preoccupazione») e «del sistema di finanziamento». Una delle raccomandazioni è quella di un «finanziamento dei media pubblici adeguato al loro compito di servizio pubblico». Più in generale, nel mirino della Commissione è la netta limitazione alla possibilità per i giornalisti di pubblicare i contenuti di vari documenti giudiziari, che «costuitisce una fonte di preoccupazione»: qui vengono citati «la riforma Nordio» e l’»emendamento Costa» (quest’ultimo sulla possibilità di vietare la pubblicazione di intercettazioni). E c’è la questione degli «attacchi fisici, minacce di morte e forme di intimidazione» ai giornalisti, rilievo reso particolarmente attuale dall’aggressione del giornalista della Stampa, Andrea Joly. Infine, la Commissione lamenta che «non vi sono stati progressi sulla riforma del regime di diffamazione», una delle raccomandazioni è una sua rapida attuazione. «Ancora una volta – ha commentato Alessandra Costante, segretaria generale del Fnsi - il rapporto segnala criticità sull'informazione in Italia».

«Siamo molto disponibili – ha commentato il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders - ad avviare un vero dialogo politico, ai massimi livelli». Infine, a tutt’oggi manca in Italia un’istituzione nazionale per i diritti umani, di cui si raccomanda una rapida istituzione.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: