venerdì 12 gennaio 2024
Lo strumento attivato dopo la richiesta del leader M5s per le accuse della premier sull'approvazione del Meccanismo di stabilità da parte dell'ex presidente del Consiglio «con il favore delle tenebre»
Il fax sventolato in Aula dalla Meloni e la replica di Giuseppe Conte

Il fax sventolato in Aula dalla Meloni e la replica di Giuseppe Conte - Ansa

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Si terranno la settimana prossima le audizioni di Giuseppe Conte e Giorgia Meloni davanti al Giurì d'onore della Camera, chiesto dal leader del M5s contro la presidente del Consiglio per le sue dichiarazioni in Aula sul Mes. Secondo il calendario delle sedute della commissione speciale presieduta da Giorgio Mulè di FI, Conte sarà ascoltato giovedì 18, al termine delle votazioni del mattino in Aula alla Camera. L'indomani toccherà a Meloni, alle 12 presso la Biblioteca del presidente, a Montecitorio.

La vicenda

Il Giurì d’onore è stato avviato dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, dopo la richiesta formalizzata tre settimane fa dal leader M5s, in seguito alle parole pronunciate dalla premier nell’Aula di Palazzo Madama sul Mes il 13 dicembre scorso. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo in Senato ha infatti accusato il governo guidato da Giuseppe Conte di aver dato l'assenso al Meccanismo europeo di stabilità, nel gennaio 2021, «quando era in carica solo per gli affari correnti, contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia, con il favore delle tenebre». Il fax agitato dalla premier in Aula era però datato 20 gennaio 2020, il governo si dimise solo 6 giorni più tardi. Il Parlamento aveva peraltro dato il suo via libera alla ratifica del Mes il 9 dicembre 2020.

Da qui la richiesta del Giurì d’onore di Conte e di una commissione «deputata ad accertare le menzogne denigratorie e la dolosa condotta di Giorgia Meloni – le motivazioni del leader M5s - che ha leso l'onore di un singolo deputato, l'intero mio gruppo, ha danneggiato e danneggia l'Italia e umilia il Parlamento».

Il Giurì d'onore: che cosa è e come funziona

Lo strumento è istituito in base all'articolo 58 del Regolamento, secondo il quale "quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, egli può chiedere al presidente della Camera di nominare una commissione, la quale giudichi la fondatezza della accusa; alla commissione può essere assegnato un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito né votazione".

A farne parte vengono chiamati solitamente cinque componenti dell'Ufficio di presidenza che non appartengano agli stessi Gruppi dei deputati protagonisti della controversia, in questo caso Fdi ed M5S. Con la particolarità che però stavolta uno dei deputati chiamato in causa, Giorgia Meloni, è presidente del Consiglio. Non è previsto che il Giurì proponga o commini sanzioni, prerogativa che spetta all'Ufficio di presidenza, ma è chiamato a svolgere un'istruttoria sui fatti oggetto della controversia sentendo i diretti interessati e quindi a sottoporre le proprie conclusioni all'Aula, che si limita a prenderne atto.

Il precedente

Da inizio legislatura è la seconda volta che viene istituito il Giurì d'onore. L'organismo di Montecitorio si riunì infatti tra febbraio e il marzo del 2023 su richiesta dei deputati del Pd Silvio Lai, Andrea Orlando e Debora Serracchiani, dopo le accuse rivolte loro in Aula dal coordinatore di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, per la visita in carcere compiuta insieme al senatore democratico Walter Verini all'anarchico Alfredo Cospito.

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