La foto dal profilo Instagram di Sana Cheema
Non sembrano esserci più dubbi: la giovane Sana Cheema, 25enne di origine pachistana con cittadinanza italiana, è stata uccisa dai parenti che si opponevano alla sua volontà di sposare un italiano. Attivatasi per le notizie provenienti dall'Italia, la polizia pachistana ha inviato a Mangowal, il luogo dove è morta la ragazza, un team di due ispettori che hanno confermato l'omicidio.
Nel rapporto inviato ieri ai suoi superiori, il vice ispettore di polizia Muhammad Ahsan ha verificato che la ragazza in questione, "Sana Cheema, è figlia di Ghulam Mustafa, residente a Kot Mangowal Gharbi". "Ho potuto appurare - ha poi aggiunto - che si tratta di una giovane di 26-27 anni, di nazionalità pachistana ed italiana, che era temporaneamente ritornata in Pakistan".
"Nella notte del 18 aprile - si dice ancora - il padre Ghulam Mustafa, lo zio Mazhar Iqbal ed il fratello Adnan hanno ucciso la ragazza insieme ad altri seppellendola poi in segreto". Per cui, conclude, le persone citate "uccidendo l'innocente Sana Cheema e inumandola segretamente hanno commesso un reato punibile in base agli articoli 302 e 201 del codice penale pachistano", relativi all'omicidio e all'occultamento di cadavere. Coinvolto anche un cugino, che sarebbe l'autista che ha trasportato il cadavere.
Anche in seguito alla risonanza suscitata dalla vicenda in Italia, la procura del distretto dove la ragazza è morta aveva aperto un’inchiesta e ordinato un’autopsia sulla salma. Il padre, 55 anni, il fratello, 30 anni, e uno zio di Sana erano stati fermati.
«In 48 ore sapremo la verità», ha annunciato ottimisticamente Raza Asif, segretario nazionale della comunità pakistana in Italia, intervenuto a Brescia durante una manifestazione indetta per chiedere certezze sulla morte della giovane, che aveva lasciato in tutta fretta la città lombarda a novembre.
I coetanei di Sana, come lei italiani di seconda generazione, sono sicuri che la verità non emergerà mai: «Dicono che è morta di infarto, ma nessuno ci crede. In Pakistan non c’è giustizia», ha affermato un amico che abita nello stesso quartiere a Brescia. Sana era in Italia da 14 anni e aveva aperto un’agenzia di pratiche automobilistiche, che ha chiuso all’improvviso alla fine del 2017.
Il padre ha lasciato invece l’Italia due settimane fa e nell’appartamento dove ha la residenza ora vive un altro straniero che assicura: «In casa non c’è più nulla di Sana». I vicini raccontano che il padre della giovane avrebbe più volte fatto vedere le foto dei possibili mariti per la figlia.
Anche la Farnesina segue la vicenda di Sana Cheema ed è impegnata tramite l’ambasciata a Islamabad ad acquisire informazioni dalle autorità locali per definire le circostanze del caso e prestare ogni assistenza che dovesse risultare necessaria.