Il nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni (AnsaWeb)
Angelino Alfano passa agli Esteri, al posto del nuovo premier, al Viminale va Marco Minniti, fin qui sottosegretario con delega ai Servizi. Sono le principali novità della nuova compagine di governo resa nota da Paolo Gentiloni, appena uscito dal colloquio decisivo con Mattarella. Alle 20 il giuramento, a conferma del fatto che si è trattato di una delle crisi più veloci della storia repubblicana. Le altre novità Anna Finocchiaro ai Rapporti col Parlamento (mentre Maria Elena Boschi diventa sottosegretario alla Presidenza), l'ex vicepresidente del Senato Valeria Fedeli all'Istruzione (Giannini esce), l'ex sottosegretario Claudio De Vincenti alla Coesione Territoriale e Mezzogiorno, ed entra anche un altro ex sottosegretario, Luca Lotti, allo Sport. Per il resto solo conferme. L'ultimo nodo per Gentiloni (che non nasconde difficoltà) il ruolo di Ala, che - non avendo visto nessuno dei suoi uomini nominato ministro ora minaccia di non votare. Fra le priorità indicate dal nuovo premier anche il Sud e le sofferenze del ceto medio.
Sud e povertà. «Come si può vedere dalla sua composizione, il governo proseguirà nell'azione di innovazione». ha detto il premier incaricato, dopo aver sciolto la riserva nel comunicare una lista con così poche novità. Cambia ruolo Maria Elena Boschi, stessa sorte per un renziano di ferro come Luca Lotti. Stefania Giannini è l'unica a lasciare. Le conferme: Orlando alla Giustizia, Pinotti alla Difesa, Padoan all'Economia, Calenda allo Sviluppo, Martina all'Agricoltura, Galletti all'Ambiente, Delrio ai Trasporti, Poletti al Lavoro, Franceschini ai Beni Culturali, Lorenzin alla Salute. Ministri senza portafoglio De Vincenti e Finocchiaro, come novità, e i riconfermati Madia e Costa che, oltre agli Affari Regionali dovrebbe conservare anche la delega alla famiglia.
Dopo aver letto la lista, Gentiloni non ha risposto a domande. «Ho messo tutto il mio impegno per la soluzione più rapida possibile della crisi - ha sottolineato - il governo si adopererà per aiutare il lavoro tra le forze politiche per l'estensione delle nuove regole elettorali». Ma non solo questo: lo stesso referendum dimostra come «vi siano sacche di disagio tra il ceto medio e soprattutto nel Mezzogiorno. Il lavoro sarà la vera priorità dei prossimi mesi».
Lista dei ministri con poche sorprese. Le ultime limature sono andate avanti per tutto il giorno. I verdiniani si erano detti certi («Vogliamo entrare formalmente nella maggioranza e nel governo, non possiamo più essere alleati di serie B» aveva detto senza troppi giri di parole Verdini a capo della delegazione di Ala-Civica incontrando ieri Gentiloni) ha trovato non poche resistenze interne dei dem. Sul tavolo c'è la possibilità di una promozione per Zanetti, ora vice ministro all'Economia. Altra ipotesi di cui si era parlato l'ingresso di Marcello Pera, l'ex presidente del Senato.
Voglia di piazza per le opposizioni, che stanno valutando come manifestare contro «il quarto governo non eletto».
Lega e M5s non partecipano: Gentiloni è un prestanome. Chi alle consultazioni non ha partecipato sono invece Lega e M5S, segno di un'opposizione che si preannuncia feroce. "Gentiloni è un prestanome, tiene calda la poltrona a Renzi", attacca Luigi DiMaio confermando che il M5S si "mobiliterà" presto e non sarà in aula al momento della fiducia. "Gentiloni è una fotocopia sfigata di Renzi", incalza Matteo Salvini confermando la discesa in piazza della Lega. E in piazza, il 22 gennaio, ci sarà certamente Giorgia Meloni con Fdi. Posizioni che preannunciano un dibattito serratissimo sulla legge elettorale (dove il M5S, sottolinea Di Maio, non parteciperà ad alcun tavolo), tra i principali obiettivi del governo Gentiloni.