Ansa
L'affondo politico che riapre il dibattito arriva dal ministro per la Famiglia e per la Disabilità Lorenzo Fontana. «Rilevo – dice il ministro presentando in Parlamento le linee guida del proprio dicastero – come l’attuale assetto del diritto di famiglia non possa non tenere in conto cosa sta accadendo in materia di riconoscimento della genitorialità, ai fini dell’iscrizione dei registri dello stato civile di bambini concepiti all’estero da parte di coppie dello stesso sesso, facendo ricorso a pratiche vietate dal nostro ordinamento e che tali dovrebbero rimanere».
Per essere ancora più chiaro, il ministro aggiunge: «Contrasterò in tutti i contesti possibili la pratica dell’utero in affitto, vietata dal nostro ordinamento, anche penalmente». La posizione del vicesegretario leghista viene sostenuta dal suo leader di partito, nonché vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini: «Fino a quando io sarò ministro, gameti in vendita e utero in affitto non esisteranno come pratica, sono reati – afferma, nel corso di un question time in Senato –. Difenderemo in ogni sede immaginabile il diritto del bambino di avere una mamma e un papà».
Salvini: linee d’indirizzo ai prefetti.
In concreto, fa sapere Salvini, il Viminale ha chiesto all’Avvocatura dello Stato di «dare le sue valutazioni legali», prima di «definire linee di indirizzo che ho intenzione di diramare alle prefetture e agli enti locali interessati». Uno dei «punti fermi», secondo Salvini, è l’indicazione negli atti di nascita, «quali genitori», della «madre partoriente e del padre biologico». Alcuni ufficiali di stato civile, prosegue il ministro, «hanno correttamente opposto il diniego alle trascrizioni ritenendole contro la legge, mentre altri sono andati, a mio avviso, oltre le norme vigenti».
Dichiarazioni che non trova sponde nell’alleato di governo, il Movimento Cinquestelle, che anzi si affretta a smarcarsi: «Invito il Ministro Fontana a fermare la propaganda – ribatte il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora – e ad aprire un dialogo culturalmente serio, di riflessione e di discussione, per evitare che il nostro Paese torni di dieci anni indietro, contravvenendo anche alle indicazioni della Corte Costituzionale».
Dall’opposizione, s’infuria il Pd, col capogruppo dem in Senato Andrea Marcucci che afferma: «Impedire il riconoscimento dei figli delle coppie gay sarebbe un ritorno al Medioevo». Mentre Monica Cirinnà, "madrina" della legge sulle unioni civili del 2016, si rivolge a Salvini: «Il ministro sa benissimo, e lo ha ammesso in Aula, che il governo non può intervenire, tramite i prefetti, sugli atti dello stato civile».
Il «no» dell’Anci
Al pressing del Viminale, risponde picche l’Anci (che rappresenta gli 8mila comuni italiani): «Come sindaci diciamo no a bambini di serie B. Diritti e tutele sono obbligo dello Stato», avverte il presidente dell’Anci, e sindaco dem di Bari, Antonio Decaro. Anche la sindaca pentastellata di Torino, Chiara Appendino, fa muro: «Questa amministrazione continuerà a registrare sugli atti di nascita l’annotazione che attesta il riconoscimento dei bambini da parte di entrambi i genitori dello stesso sesso». In sintonia coi sindaci è la presidente delle «Famiglie arcobaleno», Marilena Grassadonia, che si dice «esterrefatta per le dichiarazioni del ministro Fontana» e cita «i tribunali di Pistoia e Bologna, che hanno ordinato agli ufficiali di stato civile di iscrivere entrambi i genitori dello stesso sesso nei certificato di nascita dei bambini».
«300 bimbi iscritti»
Ma quanti sono in Italia i bambini con genitori dello stesso sesso già registrati? Secondo l’avvocato Alexander Schuster, legale di numerose vicende giudiziarie che coinvolgono coppie omosessuali, «le adozioni in casi particolari oggi tutelano 100 bambini, le trascrizioni da atti stranieri di bambini con due genitori dello stesso sesso sono una cinquantina. E sommando questi casi alle tutele per l’effetto Appendino, possiamo stimare che oggi i bambini con due padri o due madri registrati siano fra i 250 e i 300, mentre quelli in attesa sono diverse migliaia».
Fisco pro family, Codice disabili
Nelle linee guida del suo ministero, Fontana parla poi di interventi per snellire le procedure di adozione e di «un sistema fiscale a misura di famiglia», da inserire «nel solco della flat tax», insieme a misure come «asili gratuiti». Infine, il ministro annuncia «un disegno di legge delega del governo» per redigere «un Codice delle disabilità», ma solo dopo che sarà «definita la legge di bilancio per il 2019». Il testo punterà a «potenziare l’assistenza sanitaria domiciliare» e a «favorire l’inclusione scolastica e universitaria delle persone disabili».