venerdì 30 agosto 2024
La premier Meloni: «La nostra scelta ricade su una persona di grandissima esperienza e che ha saputo governare le deleghe affidate con ottimi risultati». L'opposizione: ora come procederà il Pnrrr?
Raffaele Fitto

Raffaele Fitto - Reuters

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Il governo italiano ha indicato il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto come commissario europeo. La notizia, nell’aria ormai da giorni se non settimane, è stata resa ufficiale dalla premier Giorgia Meloni durante il Consiglio dei ministri di ieri: «Ho ricevuto la lettera della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con la quale si chiede al governo la designazione della proposta di candidato italiano al ruolo di commissario europea. La nostra scelta ricade su una persona che ha una grandissima esperienza e che ha saputo governare le deleghe che gli sono state affidate in questo governo con ottimi risultati: il ministro Raffaele Fitto. Avrà davanti un compito estremamente complesso e allo stesso entusiasmante. È una scelta dolorosa per me, credo anche per lui, e per il governo. Ma è una scelta necessaria. Ovviamente continuiamo a lavorare sul ruolo che chiediamo venga affidato all’Italia. E, nonostante veda molti italiani che tifano contro un ruolo adeguato alla nostra Nazione, non ho motivo di credere che quel ruolo non verrà riconosciuto».

Prima di entrare in Consiglio dei ministri la premier Giorgia Meloni aveva contattato i principali leader dell’opposizione, Elly Schlein e Giuseppe Conte, per informarli della candidatura di Fitto.

«Ringrazio il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Consiglio dei ministri per la fiducia accordata nell’indicarmi a ricoprire il ruolo di membro della Commissione europea - è stato il primo commento di Fitto, affidato ad una nota - Attendo adesso con fiducia i prossimi passaggi previsti dai Trattati per il completamento del processo di nomina. Nei prossimi cinque anni, la Commissione guidata da Ursula Von der Leyen avrà un ruolo fondamentale per il rafforzamento dell'Unione europea, del benessere e della sicurezza dei suoi cittadini nonché per favorire la soluzione delle maggiori crisi internazionali. Sono pronto a dare il mio contributo per raggiungere questi obiettivi».

Tra i primi commenti, quelli dei ministri Elisabetta Casellati e Nello Musumeci. «Con Raffaele Fitto l’Italia e il Governo di Giorgia Meloni indica un nome di prestigio. Un profilo di alto livello, che dovrà ricoprire un ruolo di peso nel nuovo esecutivo di Bruxelles. A Raffaele ho fatto le mie congratulazioni per come ha saputo gestire il difficile dossier del Pnrr in questi anni, dimostrando con i fatti tutto il suo valore e le sue competenze. Sono certa che farà altrettanto nel suo nuovo incarico», ha detto la ministra per le Riforme istituzionali. «E’ una scelta che premia la competenza, la tenacia e l'autorevolezza con cui il collega in questi anni ha rappresentato gli interessi dell'Italia nei rapporti con Bruxelles», ha detto il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci.

Dalle opposizioni, il segretario Pd Elly Schlein si è espressa così: «È una scelta che spetta al governo, aspettiamo di sapere quale sarà il portafoglio che gli sarà assegnato come candidato Commissario per fare ulteriori valutazioni. Il Governo chiarisca subito, alla luce di questa indicazione, come intende proseguire il lavoro su dossier cruciali che Fitto attualmente gestisce come l'attuazione del Pnrr la programmazione e i fondi di coesione che non possono subire ulteriori rallentamenti».

Per Nicola Zingaretti, capo delegazione Pd al Parlamento Europeo, «in Europa c’è un grande lavoro da fare. Ci auguriamo che nelle deleghe della Commissione l’Italia abbia il ruolo e la funzione che merita. È sempre stato così in ultimo con l’incarico dell’economia, ricoperto con autorevolezza da Paolo Gentiloni, che ringraziamo per l’importante lavoro svolto in questi 5 anni». Lo stesso Gentiloni ha poi espresso «complimenti e auguri» a Fitto.

Più critica la posizione dei 5 stelle, attraverso il parlamentare europeo Gaetano Pedullà: «Non faremo sconti a nessuno e a Fitto chiederemo conto del tradimento del Sud Italia scippato dei fondi Pnrr che gli spettavano».

Fitto, un predestinato

Raffaele Fitto, fresco 55enne (anche se per qualcuno ne dimostra di più perché è conosciuto in politica “da una vita”), è in fondo un predestinato a bruciare le tappe. E anche un uomo di carattere, come dimostra il fatto che è stato uno dei pochi a litigare con Silvio Berlusconi, lo scomparso gran “patron” del centrodestra italiano. Predestinato fin dai soprannomi che gli sono stati cuciti addosso: il “golden boy del Tavoliere” o l’“enfant prodige di Maglie”. E già, perché sin dal luogo di nascita era scritto il destino e il Dna del nuovo commissario italiano designato: Maglie, in provincia di Lecce, è lo stesso paese di Aldo Moro. E Salvatore Fitto, suo padre (è ultimo di 3 figli), è stato il presidente dc della Regione Puglia dal 1985 all’88.

Con origini simili, era difficile immaginare una vita diversa per questo “cavallo di razza”. Anche se lui ci aveva un po’ sperato puntando, come tantissimi giovani, sul calcio: discreta mezzala, ha giocato nella squadra primavera del Maglie e in quarta serie (ed è tifoso della Juventus). C’è però una data spartiacque nella sua vita, una data tragica: è il 30 agosto 1988. Quel giorno suo padre morì in un incidente stradale. Fino allora Fitto è un vitellone: dai racconti studia il minimo necessario (prenderà il diploma scientifico con 38/60), si mostra anche arrogante coi professori, fa tardi in discoteca, gli piace scorrazzare in moto. Ma anche giovanissimo democristiano che faceva a pugni con i comunisti. Eppure l’abito scuro indossato il giorno del funerale del padre è stato come una porta che l’ha proiettato in un’altra dimensione.

«Avevo festeggiato il compleanno due giorni prima (è nato il 28 agosto 1969, ndr) e quella sera sarei dovuto andare via con lui, mio padre - ha raccontato una volta -. Invece... E io, forse per la rabbia che avevo in corpo, forse perché non capivo come la vita potesse cambiare dalla sera alla mattina a quel modo, decisi e dissi che avrei seguito il suo impegno. Ancora me li ricordo i sorrisi, tra il dispiaciuto e il compassionevole. Però, risultati alla mano, un po’ di sassolini me li sono tolti poi, scoprendo per giunta quali fossero i veri amici di mio padre».

Fin da subito Fitto divenne così un giovane politico misurato, mai una parola fuori posto, quel che sarà la sua cifra stilistica. Oggi sposato con Adriana (dal 2005) e padre di tre figli, Fitto ha fatto politica da sempre: subito diventa consigliere regionale, poi (dopo la laurea in Giurisprudenza, stavolta con 108) segue prima Buttiglione nel Cdu, quindi approda a Forza Italia. Nel 1999, a 30 anni, è eletto per la prima volta a Bruxelles, ma resta in carica solo un anno perché nel 2000 si candida alla guida della Puglia vincendo e diventando a 31 anni il più giovane governatore nella storia della Repubblica. Non finisce qui: dopo aver perso nel 2005 contro Nichi Vendola, per soli 14mila voti, la riconferma in Puglia, a 37 anni è eletto deputato e, nel governo Berlusconi IV, a 39 anni assume l'incarico di ministro per gli Affari regionali. Giusto qualche anno in più di Giorgia Meloni, che in quel governo era la ministra più giovane.

Accanto alle tappe bruciate, nell'ascesa che lo porta ai palazzi d'Europa non mancano però le sconfitte: anche nel 2020 in Puglia perde da Michele Emiliano. Prima, nel 2014, era tornato intanto al Parlamento Ue. Pochi mesi e, pur essendo considerato uno dei “pupilli” di Berlusconi, rompe con Forza Italia a causa del patto del Nazareno stretto con Matteo Renzi. Fitto vara il nuovo progetto dei Conservatori e Riformisti, che fa andare su tutte le furie il Cavaliere: «Faccia quel che vuole, ci toglie un peso», disse. Nel 2017 lancia Direzione Italia ma, dopo il fallimento alle elezioni 2018, si federa con Fratelli d'Italia divenendone in poco tempo un punto di riferimento.

Non gli sono mancati guai con la giustizia: indagato per un finanziamento di mezzo milione di euro da Antonio Angelucci, alla fine è assolto in Cassazione. E la strada si spiana per nuovi successi. Grazie alla fiducia della premier, quando nasce il governo Meloni gli viene affidato il ruolo più delicato dopo Mario Draghi: la gestione del Pnrr e del Sud. Sotto la sua guida, con l’ideazione anche delle “cabine di regia”, il Piano è sottoposto ad attenta revisione. Senza trascurare la delega sul Sud dove ha seguito l'avvio, a partire da inizio 2024, della Zes unica speciale. Anche se ormai pensava già a Bruxelles tanto che, per attrezzarsi, da mesi ha seguito corsi intensivi d’inglese, dove zoppicava. Ora è pronto.

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