Controlli fiscali operati dalla Guardia di Finanza - Ansa
Le cartelle esattoriali non riscosse dall’Agenzia delle Entrate dopo 5 anni saranno rispedite al mittente. Mentre il “fisco amico” concede più tempo ai contribuenti che accettano di pagare: potranno contare su una rateizzazione extralarge, fino a 120 rate in 10 anni. Sono le due principali novità del decreto legislativo sulla riscossione, nuovo tassello della riforma fiscale, approvato ieri in via preliminare dal Consiglio dei ministri. «Un importante intervento che ha tre obiettivi: snellire l'attuale magazzino di debiti fiscali, evitare che in futuro se ne crei un altro della medesima entità e rendere la riscossione più veloce ed efficiente», ha spiegato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo.
L’obiettivo è ridurre la montagna di crediti vantati dal Fisco che alla fine del 2023 è arrivata a valere, sulla carta, 1.200 miliardi: si tratta di 163 milioni di cartelle e avvisi che fanno capo a oltre 22 milioni di contribuenti sempre più difficili da recuperare. Per il futuro, dal 2025, le cartelle notificate e non riscosse dopo cinque anni, salvo quelle già «oggetto di procedure esecutive o di accordi di ristrutturazione», saranno automaticamente stralciate dal magazzino. Un’ipotesi su cui in passato la Corte dei conti aveva avuto da eccepire temendo che favorisse i mancati pagamenti. E che anche ieri ha ricevuto critiche: «Basterà resistere 5 anni per essere al sicuro. Ora avremo pure il condono in automatico», ha commentato l’economista Carlo Cottarelli. Il decreto dispone comunque che le cartelle non vengano cestinate ma restituite all’ente creditore (ministeri, Inps, Comuni) che a quel punto potrà decidere se gestire in proprio un nuovo tentativo di riscossione, affidarla a soggetti privati o lasciar perdere. Nel caso l’ente sia a conoscenza di «nuovi e significativi elementi reddituali o patrimoniali» del debitore potrà riaffidare la pratica all’Agenzia per altri due anni.
Per quanto riguarda l’arretrato, il decreto stabilisce di affidare a una commissione composta da un rappresentante della Corte dei conti, uno del dipartimento delle Finanze e uno della Ragioneria il compito di analizzare il magazzino e proporre al ministero dell’Economia una via per smaltire in tutto in parte l’enorme magazzino: obiettivo che dovrà esser raggiunto in tre step sulla base dell’anzianità delle cartelle stesse. L’ultimo atto è previsto per il 2031. Svuotare questa abnorme mole di crediti, riferita anche a persone defunte, nullatenenti e soggetti non più reperibili o in attività è molto importante per razionalizzare la riscossione, spiegano fonti governative. Ma resta da vedere se si tratterà di un’operazione chirurgica sulle posizioni non più esigibili o a un taglio più massiccio. Nel frattempo la riscossione dovrà essere rafforzata. L’Agenzia sarà tenuta a notificare “tempestivamente” le cartelle, entro nove mesi dall’affidamento del carico, mentre dovrebbe avere accesso allo stato dei conti correnti dei creditori, passaggio per arrivare a pignoramenti mirati e non più al “buio”. Intanto però i contribuenti che documentano di essere in «temporanea situazione di obiettiva difficoltà» potranno ottenere rateizzazioni più lunghe per pagare le cartelle: il numero delle rate potrà salire gradualmente dall’attuale massimo di 72 fino a 120 entro il 2031. «Il governo continuerà a lottare contro i furbetti, mentre c’è tutta la volontà di aiutare chi vuole pagare ma è impossibilitato a saldare per intero il proprio debito», assicura Leo.
E il governo punta a fare cassa sull'azzardo
L’obiettivo è di rimettere ordine nel sistema dei giochi pubblici con norme «più moderne e rigorose» e di aumentare «il valore delle concessioni da assegnare portandole ai corretti livelli di mercato». Ma in realtà servirà a rimpinguare le casse dello Stato e a trovare i fondi necessari per confermare il taglio delle tasse nel 2025 (servono 15 miliardi). Sul tavolo del governo ieri pomeriggio è arrivato il decreto sui riordino del comparto giochi, già approvato in via preliminare prima di Natale, dopo le modiche apportate al testo a seguito del passaggio nelle commissioni di Camera e Senato. «Si interviene sui giochi mettendo ordine al settore. Il decreto sul tema è stato approvato in via definitiva - dice il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, alla fine del Cdm -. Rimane fermo il canone di 7 milioni per i concessionari giochi a distanza, mentre sono state inserite disposizioni per le gare del Lotto con scadenza a novembre 2025 e del Gratta e vinci con scadenza a settembre 2028».
Tra le principali novità c’è l’aumento degli importi richiesti ai concessionari di giochi online, che per operare in Italia dovranno pagare tre canoni. Un canone una tantum che passa dai precedenti 250mila euro a 7 milioni di euro (il 2800% in più); un canone annuale pari al 3% dei ricavi netti di ogni concessionario (il doppio rispetto al passato); una “fee annuale”, una tassa insomma pari allo 0,2% dei ricavi netti dei concessionari per campagne informative e di comunicazione per il contrasto alla ludopatia. Nel provvedimento viene anche disposto il rinnovo della gara del Lotto (la concessione gestita oggi da Igt scadrà a novembre 2025), con una gara per cui saranno necessari 18 mesi che passa da una base d’asta di 700 milioni a 1 miliardo di euro. Nel 2023 lo Stato ha incassato dal settore dei giochi d’azzardo circa 12 miliardi di euro. Poco più di un miliardo è arrivato proprio dal Lotto, che ora il governo si appresta a rimettere a gara con un meccanismo che assicura l’ennesimo regalo pubblico al privato di turno. Secondo voci non confermate, infatti, come già previsto dall’ultima bozza di decreto circolata, lo Stato garantirà all’assegnatario un aggio del 6% annuo e la gara avrà una durata di nove anni non rinnovabili.
Nel decreto si mette, inoltre, definitivamente la parola fine all’utilizzo del contante per i giochi online. Chi vorrà ricaricare più di 100 euro cash dovrà necessariamente utilizzare strumenti elettronici di pagamento tracciabili e sicuri. Una misura «importante nella lotta al riciclaggio di denaro», la definiscono fonti di governo, che assicurano il prossimo step sarà «un intervento sulla rete dei giochi fisici per realizzare una completa e definitiva razionalizzazione di tutto il sistema».
Legge delega sugli anziani: aiuti già dai 65 anni
Passaggio definitivo in Consiglio dei ministri per il decreto legislativo che attua la delega per la riforma della non autosufficienza. Da indiscrezioni di fonte ministeriale pare che ci sia stata almeno un correzione di un certo peso: gli interventi economici a favore degli anziani interessati scatteranno già a partire dai 65 anni, come nello spirito della legge, anziché dai 70 anni come avrebbe voluto la Ragioneria dello Stato per contenere l’esborso. Inoltre si precisa all’art. 2 che “resta ferma la disciplina, relativa a prestazioni e servizi, già prevista a legislazione vigente“, facendo quindi salvo quanto già concesso oggi. Soddisfazione è stata manifestata dalla viceministra al Lavoro, Maria Teresa Bellucci, che ha così commentato: «Raggiungiamo un altro obiettivo Pnrr e soprattutto saniamo oltre 20 anni d’attesa». Sul disco verde finale all’atteso decreto, l’esponente di Fdi ha poi aggiunto: «È una riforma fondamentale. L’Italia è la prima nazione in Europa per numero di anziani, la seconda al mondo. Grazie a questa riforma inizieremo a poter dare certezza alle persone anziani,in termini di miglioramento della qualità della vita, della possibilità di scongiurare l’isolamento, la solitudine, di semplificare l’accesso ai servizi e di poter quindi promuovere questa stagione della vita in maniera dignitosa. Gli anziani sono una parte essenziale della nostra società, hanno fondato la nostra nazione. Il governo - ha concluso Bellucci - è loro grato e intende esprimere questa gratitudine attraverso questa riforma e quindi promuovendola nel tempo, per far sì che ogni persona anziana possa essere attenzionata e ricevere cure e amore».