La fiaccolata per la pace a Firenze - Ansa
Alla fine hanno camminato gli uni accanto agli altri. Per la pace. Ebrei e musulmani insieme lungo le vie di Firenze. Su invito del monaco benedettino olivetano dom Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte, la monumentale basilica romanica che dall’alto veglia sul capoluogo toscano. È stata una fiaccolata di speranza quella che ha attraversato la città. In migliaia (oltre 10mila) hanno partecipato al “serpentone” di fraternità che è continuato a ingrossarsi durante il tragitto. Fra loro il rabbino capo di Firenze Gaudi Piperno e l’imam Izzedin Elzlir insieme al sindaco Dario Nardella. E proprio Piperno, Elzir e Nardella si sono stretti la mano in segno di pace. Punto di partenza: Ponte alle Grazie, simbolo dell’unione fra le due sponde dell’Arno e quindi richiamo all’incontro fra i popoli. L’arrivo nella chiesa di San Miniato sopra piazzale Michelangelo, la terrazza su Firenze amata dai turisti. Gli spazi davanti alla basilica non sono riusciti a contenere la folla, tanta è stata l'adesione. «Per favore signori della guerra cessate il fuoco», sono state le parole conclusive dell'abate.
Alla fiaccolata per la pace il rabbino Gadi Piperno, l'imam Izzedin Elzir e dom Bernardo Gianni - Ansa
La «convocazione coraggiosa» del monaco, ispirata alla profezia di pace del sindaco “santo” di Firenze, Giorgio La Pira, ha mobilitato la città. Come aveva scritto l'abate nella sua lettera-appello, è stata una marcia in silenzio e senza vessilli. «Un segno di nuovo umanesimo» lo ha definito lo stesso dom Bernardo Gianni a margine della manifestazione. E ha espresso gratitudine all'imam e al rabbino perché «la loro presenza è un dono di pace, di profezia, di coraggio e di libertà. Firenze abbraccia il vostro dolore, sostiene le vostre speranze. Firenze sogna la pace per le vostre terre». Oltre 2.300 le candele distribuite insieme con i flambeaux. A muoversi fra le strade e la salita verso San Miniato al Monte anche una grande bandiera della pace lunga dieci metri portata da un gruppo di cittadini. In corteo gente comune, molti esponenti del mondo cattolico, associazioni, sindacati, istituzioni locali e forze politiche dei vari schieramenti.
In migliaia alla fiaccolata per la pace a Firenze - Ansa
SULL'EDIZIONE DI AVVENIRE DI DOMANI 24 OTTOBRE L'INTERVISTA ALL'ABATE DOM BERNARDO GIANNI
L’abate aveva chiamato a partecipare l’intera città e soprattutto «le amiche e gli amici della comunità israelitica e di quella islamica». Fin da subito l’imam aveva assicurato la sua presenza. «Padre Bernardo Gianni – ha affermato Izzedin Elzir durante la fiaccolata – ha espresso quello che pensiamo sia io sia il rabbino, ovvero dire no alla violenza, a qualsiasi violenza, verso qualsiasi persona. Oggi c'è la dimostrazione che Firenze grida no a qualsiasi violenza, no a qualsiasi guerra, e di non stare al gioco del più potente». Più complessa la scelta della comunità ebraica che ha definito il suo animo «diviso e immerso nell'angoscia ma pronto ad accogliere la solidarietà della città». Ufficialmente non c’è stata una partecipazione istituzionale formale della comunità ebraica, ma l’ha rappresentata il rabbino capo. «Stasera la parola chiave è silenzio - ha detto il rabbino - È il momento del silenzio, del dolore e dello sgomento per quello che abbiamo visto. Questo è l’animo della nostra comunità. Io comunque sono qui a raccogliere questo sentimento di vicinanza che abbiamo ricevuto dalla città»
La fiaccolata per la pace a Firenze - Ansa
Alla fiaccolata ha preso parte anche Rondine-Cittadella della Pace, il laboratorio della riconciliazione in provincia di Arezzo che fa vivere fianco a fianco ragazzi considerati “nemici”, fra cui israeliani e palestinesi, e custodisce amicizie impossibili. «In questi giorni in cui la ferocia e la brutalità della guerra imperversa è ancora più importante trovare spazi per il dialogo tra i popoli – ha dichiarato il presidente Franco Vaccari –. Il contributo più grande che ognuno di noi oggi può portare è quello di fare tutto quello che possiamo per spezzare la catena dell’odio e della violenza».