martedì 16 gennaio 2024
Si apre giovedì il processo a Alessandro Impagnatiello, il barman accusato di aver ucciso la compagna incinta di sette mesi con 37 coltellate. La difesa punta sull'incapacità di intendere e di volere
Giulia Tramontano, 29 anni, incinta di sette mesi, uccisa a Senago, in provincia di Milano, il 27 maggio 2023

Giulia Tramontano, 29 anni, incinta di sette mesi, uccisa a Senago, in provincia di Milano, il 27 maggio 2023 - Fotogramma

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Ci sono vicende che cambiano la percezione degli stessi fatti di cronaca e, con l'aumentata sensibilità verso di essi, muta anche il modo in cui vengono raccontati, spingono persino il linguaggio ad evolversi attraverso la scelta delle parole. Due di queste vicende sono i femminicidi simbolo (di violenza, ossessione e sopraffazione dissimulata sotto maschere e vite da bravi ragazzi, figli e compagni modello): quelli di Giulia Cecchettin e di Giulia Tramontano. Ma il processo che si apre giovedì in corte d'Assise a Milano a carico di Alessandro Impagnatiello, accusato dell'assassinio di Giulia Tramontano, sarà anche un evento mediatico. In Corte d'Assise a Milano è arrivata una pioggia di richieste per riprendere il processo con le telecamere, anche se l'imputato quasi certamente non ci sarà alla prima udienza, dedicata a questioni procedurali, come la richiesta di costituzione a parte civile del comune di Senago.

Giulia aveva 29 anni, era incinta al settimo mese del figlio Thiago (era stato scelto il nome) ed è stata uccisa dal suo compagno con 37 coltellate in casa sua a Senago, il 27 maggio scorso. L'accusato è il 30enne, fino al giorno dell'arresto barman all'Armani Bamboo Bar, in via Montenapoleone a Milano. Ed è lì che è rimasto immortalato in giacca scura e camicia dal collo coreano mentre porge invitante una coppa con un cocktail ghiacciato di shaker, in uno dei suoi due volti, quello tirato a lucido; l'altro è quello che si intravede sotto il cappuccio del montone alla Matteo Messina Denaro tirato su un cappellino da baseball di traverso, in auto, la barba incolta nella sua ultima immagine da uomo libero. Impagnatiello dovrà rispondere anche del tentativo prolungato di avvelenamento della compagna incinta con il topicida diluito nel tè ("Oggi mi sento una pezza", è un messaggio di Giulia dopo aver bevuto il tè corretto dal barman). Solamente il calore della bevanda ha attenuato l'effetto potenzialmente letale del veleno, un effetto collaterale che evidentemente il compagno di Giulia si è dimenticato di includere nelle sue ricerche su internet, tra le quali: "Quanto veleno per topi necessario per uccidere una persona"; "Come uccidere un feto col veleno"; "Come togliere macchie di bruciato dalla vasca da bagno".

Impagnatiello rischia l'ergastolo: è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dai futili motivi e dal rapporto di convivenza, di interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere, trovato tre giorni dopo. Tutte le persone che si troverà di fronte ad accusarlo, a giudicarlo in aula di Corte d'Assise sono donne: la presidente Antonella Bertoja, la giudice Sofia Fioretta; la pm Alessia Menegazzo e la procuratrice Aggiunta Letizia Mannella, che dirige il pool fasce deboli. Anche al suo fianco Impagnatiello avrà sempre donne: le avvocate Giulia Geradini e Samanta Barbaglia. Difesa che, punta sull'incapacità di intendere e volere, elemento che peraltro non è mai emerso finora nelle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano diretto dal colonnello Antonio Coppola. A questo scopo la difesa ha citato solo due testimoni (consulenti): uno psicologo e uno psichiatra e quasi certamente chiederà una perizia psichiatrica.

Pure la supertestimone dell'accusa è una donna, la 23enne italo inglese, all'epoca collega di lavoro di Impagnatiello all'Armani Bamboo, con cui il barman conduceva una vita parallela. La giovane addetta al servizio di sala si era incontrata con Giulia il pomeriggio stesso del 27, poche ore prima che la 29enne venisse uccisa: le due donne avevano avuto un chiarimento, al termine del quale entrambe avevano deciso di lasciare lo stesso uomo. E quando sarà sentita in aula per raccontare questo, oltre alla circostanza in cui, la notte dell'omicidio, si è trovata Impagnatiello alla porta di casa con un paio di guanti di lattice che gli spuntavano dallo zainetto, e come lo abbia messo alla porta, nonostante le profferte di fuggire insieme, temendo per se stessa (oltreché per Giulia), quello sì sarà il grande evento mediatico.

E infine ci sarà in aula Chiara Tramontano, la sorella di Giulia, che nei giorni scorsi ha chiesto "giustizia per gli ergastolani del dolore di fronte alla foto della figlia impressa su un pezzo di marmo".

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