Repellenti per zanzare esauriti in un supermercato argentino - Reuters
La notizia ha fatto il giro del web ed è presto diventata, come si dice in questi casi, “virale”. Il Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell'IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) ha diagnosticato il primo caso in Europa di febbre Oropouche. Ad avere contratto la sconosciuta malattia una paziente con una storia recente di viaggi nei Caraibi. In Sudamerica sono infatti numerosi i focolai di questo virus, classificato come una arbovirosi (come Dengue, Zika, Chikungunya). Nei primi 4 mesi di quest'anno, però, sono stati già segnalati 5.193 casi confermati in 4 paesi: Bolivia, Brasile, Colombia e Perù. In particolare Brasile e Bolivia hanno registrato contagi in aree in cui non si erano verificati casi autoctoni. Morale, il virus si sta diffondendo, come dimostrato dai dati diffusi dall'Organizzazione panamericana della sanità, l'Ufficio regionale per le Americhe dell'Organizzazione mondiale della sanità, che a maggio ha lanciato un'allerta epidemiologica.
il caso italiano è stato già segnalato alle autorità sanitarie e alla ASL di competenza della Regione Veneto. Il virus è stato isolato nel laboratorio BSL3 del Dipartimento, primo passo per poter sviluppare test diagnostici specifici e studi sulla capacità di veicolare il virus da parte dei potenziali vettori (zanzare e moscerini) diffusi anche da noi. Gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità rassicurano sui potenziali rischi di trasmissione autoctona del virus da noi: sebbene gli insetti della specie "culicoides" siano presenti in Italia, il vettore specifico di questo virus (Culicoides Paranensis) non è presente in Europa, e si trova solo in Sud e Centro America. Inoltre, sottolineano gli esperti del dipartimento di Malattie Infettive dell'Iss commentando la notizia del primo caso europeo di febbre Oropouche, anche altri potenziali vettori secondari riportati in letteratura, come la zanzara culex quinquefasciatus o la Aedes Aegypti, al momento non sono stati segnalati in Italia. E comunque, spiegano, al momento non si conoscono altre vie di trasmissione per il virus, e non sono stati riportati casi autoctoni in Europa.
«La febbre Oropouche è causata dall'omonimo virus (Orov), scoperto nel 1955 nel sangue di un lavoratore forestale di Trinidad e Tobago - spiega Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento che ha permesso la diagnosi. La febbre Oropouche è una delle arbovirosi più diffuse del Sud-America, con oltre 500.000 casi diagnosticati dal 1955 a oggi». I sintomi si manifestano di solito dopo 3-8 giorni dalla puntura dell'insetto vettore «e sono in gran parte sovrapponibili a quelli di altre febbri virali tropicali come dengue, Zika o chikungunya: febbre alta (oltre i 39 °C) accompagnata da mal di testa, dolore retrorbitale, malessere generale, mialgia, artralgia, nausea, vomito e fotofobia - prosegue Concetta Castilletti, responsabile dell'Unità di Virologia e Patogeni Emergenti dell'Irccs. Sono stati inoltre registrati sporadici casi di interessamento del sistema nervoso centrale, come meningite ed encefalite. Nel 60% circa dei casi dopo la prima fase acuta i sintomi si ripresentano, in forma meno grave: di solito da due a dieci giorni, ma anche dopo un mese dalla prima comparsa».