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Dietro i big three della politica italiana e a discreta distanza dalla lotta intestina tra Fi e Lega, la battaglia per superare la soglia di sbarramento alle prossime europee (fissata al 4%) è più viva che mai. Sono tre i protagonisti principali: Alleanza Verdi-Si, Azione e Stati Uniti d’Europa, tutti con buone chance di centrare l’obiettivo, specie per quanto riguarda la lista frutto dell’accordo tra Italia Viva e PiùEuropa (almeno stando agli ultimi sondaggi). Ma ci sono anche diversi "underdog". Per loro la strada che porta a Bruxelles è più impervia, se non del tutto impraticabile. Ma nonostante questo sembrano raccogliere un certo consenso, seppur minimo, e misurarsi con il voto dell’8 e 9 giugno prossimi può offrire una base su cui valutare l’opportunità di proseguire il percorso intrapreso in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
I tre campioni delle retrovie
Tra le liste che lottano per superare lo sbarramento, quella meglio posizionata, almeno per ora, sembra Stati Uniti d’Europa, data tra il 4,5% e il 4,7%. Un margine piuttosto rassicurante, stimato già nelle settimane scorse e dovuto anche alla corsa in prima linea di Matteo Renzi, unico tra i grandi leader a promettere di lasciare il parlamento italiano in caso di elezione.
Segue Avs, che ha candidato Ilaria Salis detenuta a Budapest e che tutti i sondaggi danno ora stabilmente sopra il 4%, ma non di molto (tra il 4,2% e il 4,4% a seconda degli istituti di ricerca). A giudicare dal delta registrato nei rilevamenti dell’ultimo mese, la scelta di puntare sulla maestra brianzola detenuta a Budapest non sembra aver cambiato più di tanto la situazione dell’alleanza, ma è una strategia su cui può valere la pena puntare quando a fare la differenza sono pochi decimi di punto.
A segnare la crescita più importante è Azione, trainata dalle candidature di Carlo Calenda e di Elena Bonetti (decise all’ultimo minuto per contrastare la presenza dei leader nelle grandi liste), e dall’attivismo dello stesso ex ministro dello Sviluppo economico, impegnato in un tour serrato per presentare il programma e sempre molto presente sui social e nei talk politici. Data attorno al 3,5% solo due settimane fa, Azione sembra aver raggiunto la soglia minima del 4% e alcuni sondaggi la danno già affiancata ad Avs. Resta comunque la realtà più in bilico tra quelle “minori”.
Gli "underdog"
Tra chi molto probabilmente non ce la farà, sono due le forze che segnano le stime più significative. La prima è Libertà di Cateno De Luca (data attorno al 2%). Una «costellazione» di liste (così l’ha definita il suo artefice), che vede impegnati diversi personaggi più o meno noti nel panorama politico italiano. Tra gli altri, le ex grilline Laura Castelli, già viceministra dell’economia, e Piera Aiello, prima testimone di giustizia sotto scorta a essere eletta in Parlamento. Ma anche Sergio De Caprio, il capitano Ultimo che arrestò Toto Riina e che proprio in occasione di questa campagna elettorale ha deciso dopo 31 anni di mostrare per la prima volta il suo volto. Ci sono poi l’ex sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, e Sara Cunial, ex deputata (espulsa) dai 5 stelle e nota per le sue posizioni No-vax.
Sulla stessa stima si attesta Pace, terra e dignità, di Michele Santoro, che oltre al noto giornalista candida anche il vignettista Vauro Senesi, il comico Paolo Rossi e il segretario di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo. Sia Libertà sia Pace, terra e dignità erano date sotto il 2% a fine aprile.
Ancor più marginali, infine, le performance ipotizzate per Democrazia sovrana e popolare di Marco Rizzo (già testata alle scorse politiche in cui superò di poco l’1%) e la joint venture tra Italexit e Partito animalista, dati a inizio maggio rispettivamente al 1,2% e all’1%.