giovedì 24 ottobre 2024
Lo scoppio che ha ucciso due lavoratori sarebbe partito dall'impianto di climatizzazione. La procura apre un'inchiesta. Toyota annuncia la sospensione della produzione nello stabilimento emiliano
Esplosione in fabbrica, Mattarella: non ci sono più parole

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Davanti allo stabilimento Toyota Material Handling di Borgo Panigale sono apparsi mazzi di fiori. Li hanno portati i colleghi di Lorenzo Cubello e Fabio Tosi, 37 e 34 anni, i due operai che ieri 23 ottobre, proprio in quella fabbrica del Bolognese, hanno perso la vita per un’esplosione. Una tragedia, in cui sono rimaste gravemente ferite anche undici persone, che non sarebbe avvenuta «30-40 anni fa» denuncia il segretario della Cgil Maurizio Landini, perché l’azienda giapponese era «all'avanguardia: c'erano zero infortuni, zero morti»; e accusa il governo Meloni di emanare leggi «burocratiche» che «non servono assolutamente a nulla» e «sono finte». Anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte si è unito alla denuncia, chiedendo che «la politica, tutta, si assuma le proprie responsabilità e intervenga». Dall’altra parte il presidente del Senato Ignazio La Russa si è limitato a esprimere il «cordoglio» per le vittime, sottolineando «l’urgenza di rafforzare le misure di sicurezza». Sullo stesso fronte anche la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone: «Ribadisco che il miglioramento della cultura e delle condizioni di sicurezza, non solo sul lavoro, resta una priorità assoluta e in questo senso siamo costantemente impegnati» . Anche se il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, candidato per il centrosinistra nelle prossime regionali, sottolinea come i «lavoratori siano stufi del cordoglio».

Nel frattempo ci sono novità sul fronte giudiziario. La procura di Bologna ha aperto un’inchiesta. Le ipotesi di reato al vaglio degli inquirenti sarebbero omicidio colposo e lesioni colpose gravissime contro ignoti. E sempre nella giornata di ieri i vigili del fuoco hanno effettuato il primo sopralluogo per capire le cause dell’esplosione. Dalle prime informazioni, lo scoppio potrebbe essere partito da un impianto di climatizzazione. Al suo interno è stato ritrovato un compressore. L’area interessata dal crollo è al momento sotto sequestro. Quella parte della fabbrica era adibita a reparto logistico, dove, oltre agli impianti di climatizzazione, vi era collocato un deposito di materiale vario a uso di aziende esterne che hanno un contratto di manutenzione con Toyota. A livello strutturale sono stati registrati danni importanti: il collasso di alcune tamponature che separavano il capannone con l’esterno.
Per domani 25 ottobre invece, è confermato lo sciopero degli operatori del settore dell’automotive. Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil dell’area metropolitana di Bologna incroceranno le braccia per otto ore, senza cortei o presidi «per senso di responsabilità» rispetto ai problemi di mobilità dei cittadini dovuti al post alluvione. Ci sarà un’esposizione di drappi a lutto nelle aziende metalmeccaniche. I sindacati nelle prossime ore chiederanno la convocazione del tavolo sulla sicurezza della Città metropolitana, «allargando a tutti quei soggetti che hanno fatto in modo che il sistema di relazione di questo territorio sia tra i più avanzati d’Italia». Al centro della protesta ci sarà anche la scelta di Toyota di sospendere le attività dello stabilimento fino a data da destinarsi. Al dolore della tragedia si è unito subito il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna: «Sono giorni di tanta sofferenza per la città degli uomini. Abbiamo misurato di nuovo la forza del male, imprevedibile e ingiusto, che ha spezzato la vita di due persone nell'ennesima e inquietante strage sul lavoro. Non è la prima volta e, forse, dobbiamo verificare con rigore e - per certi versi liberi con la sferza di Cristo - ciò che non fa scegliere e migliorare: non si può morire di lavoro». Forte l'espressione di solidarietà arrivata anche dal capo dello Stato. Dalla Biennale dell'Economia cooperativa di Legacoop Bologna, Sergio Mattarella ha sottolineato come «non ci siano più parole per esprimere allarme e angoscia». Bene, invece, ha aggiunto il presidente della Repubblica, l'impegno assunto dal sistema delle imprese nella cosiddetta “Carta di Lorenzo» (in memoria dello stagista morte a Udine lo scorso anno), documento dedicato alla sicurezza sul lavoro.




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