La fregata classe Fremm (Fregate europee multi missione) nei cantieri navali di Riva Trigoso, Liguria. Dedicata alla medaglia d’oro Emilio Bianchi, dagli egiziani è stata rinominata Bernees, porto sul Mar Rosso - Foto Ministero della Difesa
La detenzione di Zaki. L'omicidio Regeni. Le violazioni dell'embargo sulle armi in LIbia denunciate dall'Onu. Nulla mette in discussione i contratti tra Roma e Il Cairo sulle esportazioni di armi. Così, mentre in Senato si discuteva la mozione sulla cittadinanza italiana allo studente egiziano in carcere, la seconda fregata multiruolo Fremm consegnata sabato scorso a La Spezia alla marina egiziana, attraccava nel porto di Alessandria. Sembra riguardare altri Paesi la decisione della Corte d’assise del Cairo, che il 5 aprile ha rinnovato per l’ennesima volta i 45 giorni di detenzione di Patrick Zaki, l'attivista egiziano iscritto all’Università di Bologna, in carcere da 14 mesi senza processo. Stesso discorso per gli ostacoli che le autorità egiziane hanno posto all'azione degli inquirenti italiani, che hanno accusato uomini della sicurezza di al-Sisi del barbaro omicidio di Giulio Regeni. Nessuna considerazione nemmeno sul rapporto Onu di metà marzo, che accusa l’Egitto di violazioni dell’embargo sugli armamenti in vigore verso la Libia, a sostegno del generale Haftar nella guerra civile.
Nulla insomma sembra frenare l’Italia dalle vendite milionarie di sistemi d'arma. La consegna della seconda fregata fa parte dell’accordo di vendita per due navi militari concluso nel 2020. Secondo Rete italiana pace e disarmo la nave, il cui nome è stato mutato in Bernees e con il numero di immatricolazione egiziano 1003, ha mollato gli ormeggi sabato scorso dopo la cerimonia di cambio bandiera: la nave era, infatti, destinata alla Marina Militare italiana con il nome Emilio Bianchi.
Duro il commento di Amnesty International Italia e Rete italiana pace e disarmo sulla consegna: «Continuiamo a condannarla e a considerarla non solo inaccettabile e insensata, ma anche contraria alle norme nazionali ed internazionali sul commercio di armi che l’Italia ha sottoscritto e dovrebbe rispettare». «La vendita di queste navi configura problemi e violazioni che abbiamo segnalato da tempo – sottolinea Francesco Vignarca di Rete italiana pace e disarmo – cui nelle ultime settimane si è aggiunta anche l’evidenza di una perdita economica non indifferente».
La coppia di navi è infatti costata allo Stato italiano – che ora attende i rimpiazzi – circa 1,2 miliardi di euro compresi gli interessi pagati sui mutui, ma secondo le organizzazioni «l’accordo di rivendita avrebbe un valore di soli 990 milioni di euro, senza contare i costi di smantellamento dei sistemi di standard Nato già installati». L’Egitto, ricorda Rete pace e disarmo, «è stato il primo paese per destinazione di autorizzazione militari nel corso del 2019, con un controvalore di oltre 870 milioni di euro determinati in particolare dalla vendita di decine di elicotteri militari prodotti dalla Leonardo SpA».
«La fornitura delle Fremm – commenta Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente armi leggere (Opal) – non è mai stata sottoposta all’esame delle Camere. Un passaggio fondamentale richiesto dalla normativa vigente, la legge 185 del 1990, e oggi ancor più necessario in considerazione delle trattative in corso con l’Egitto per altre fregate, pattugliatori, caccia multiruolo e aerei addestratori che consoliderebbero la posizione del regime di al-Sisi come principale acquirente di sistemi militari italiani». «Il Governo italiano sta dimostrando una mancanza totale di coerenza - dice Riccardo Noury per Amnesty International Italia - nell’esprimere al contempo solidarietà verso la causa di Zaki e nel vendere armamenti ad un regime sanguinario».
La risoluzione approvata al Parlamento Europeo il 18 dicembre scorso invitava l’Ue a un riesame approfondito dei rapporti con l’Egitto, che subordini la cooperazione con il Paese al conseguimento di progressi nelle riforme delle istituzioni democratiche, dello Stato di diritto e dei diritti umani».
E all'equipaggio della marina militare egiziana, arrivato a La Spezia per la presa in consegna della nave, mancava un uomo. Un marinaio egiziano che a fine marzo a La Spezia aveva aggredito in strada una ragazza, impiegata in un solarium in pieno centro, mentre tornava a casa a fine giornata. La donna si era divincolata e aveva denunciata la tentata violenza. Individuato dai carabinieri grazie alle telecamere di sorveglianza della zona, l'uomo era stato interrogato e poi affidato al suo comando militare di riferimento. Quando alcuni giorni dopo i militi sono andati all'albergo dove risiedeva per notificargli gli arresti, sono stati informati dai suoi commilitoni che il 21 enne era stato «richiamato in Egitto dai suoi superiori».