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Da sinistra: Marco Mascia, Flavio Lotti, Marco Tarquinio, Dario Tamburrano, Carolina Morace, Gaetano Pedulla. In video Leoluca Orlando - L.Liv
La strada che l'Unione Europea sembra intenzionata a imboccare è quella di un'economia di guerra, con un aumento vertiginoso delle spese militari. Nella convinzione che solo con la vittoria - a partire dall'Ucraina - si raggiunga la pace. Costi quel che costi. Convocato dal presidente del Consiglio Antonio Costa, il Consiglio europepeo per la Difesa del 3 febbraio apre la strada al tema della difesa europea, mettendo all'ordine del giorno temi come spesa bellica, rafforzamento degli eserciti nazionali, finanziamenti all'industria degli armamenti. Con loro ci saranno il segretario generale della Nato, Mark Rutte, e anche il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer
Un orientamento guardato con grande preoccupazione da una trentina di europarlamentari di diversi paesi e di quattro gruppi (S&D, Verdi, Left e Renew), di cui una dozzina italiani. Oggi a Roma alcuni di loro si sono riuniti concordando un'agenda di lavoro su corsa al riarmo, intelligenza artificiale, crisi climatica, migrazioni e deportazioni, ma anche sostegno agli organismi internazionali come Onu, Cpi, Unrwa. Poi, nella David Sassoli dello Spazio Esperienza-Europa a piazza Venezia, hanno annunciato la nascita dell'Intergruppo per la pace. Presenti alla conferenza Marco Tarquinio del gruppo S&D, Gaetano Pedullà, Carolina Morace, Dario Tamburrano del M5s. In collegamento Leoluca Orlando e Cristina Guarda dei Verdi. Hanno aderito all'Intergruppo anche Brando Benifei, Giuseppe Lupo, Matteo Ricci e Cecilia Strada di S&D e Ignazio Marino dei Verdi.
L'idea era stata lanciata il 21 settembre scorso ad Assisi all'incontro "Prima di tutto la pace" organizzato dalla Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della pace. A raccoglierla era stato l'europarlamentare indipendente, eletto nelle liste del Pd, Marco Tarquinio, presente all'appuntamento. «Ci stiamo ragionando, ma non sarà facile costruirlo», aveva detto allora Tarquinio. E così è stato: nonostante l'adesione di decine di europarlamentari - non solo italiani - di partiti diversi, il sostegno ufficiale è arrivato da un solo gruppo, quando il regolamento ne richiede almeno tre. Ma gli europarlamentari per la pace non hanno abbandonato il progetto, creando lo stesso un intergruppo informale. Un'alleanza che si propone di «rimettere in agenda pace, dialogo e democrazia, rispetto all'agenda di guerra e alla politica di guerra che l'Ue di oggi sta proponendo», spiega Tarquinio del gruppo S&D.
Una risposta politica che sarà coordinata con la società civile, in una fase incandescente in cui la guerra continua a uccidere e distruggere. In Ucraina, nella Repubblica democratica del Congo, in Sudan, a Gaza . «La guerra - avverte Marco Tarquinio- va evitata non solo perché provoca morti e distruzione, ma perché mette in crisi la democrazia, agevola processi autoritari, mette in discussione i diritti, ferma lo sviluppo, a parte quello dell'industria militare, e accresce le disuguaglianze». Fondamentale, continua l'eurodeputato, «recuperare la centralità della diplomazia nonché degli organismi multilaterali. Come la Corte penale internazionale, sotto attacco di paesi come Stati Uniti e Israele, con sanzioni e processi di delegittimazione».
Per Flavio Lotti della Fondazione PerugiAssisi «il consiglio europeo di Difesa tradisce l'Europa della pace. Noi invece rispondiamo all'appello di donne e uomini che chiedono l'Europa dei valori, nello spirito di Ventotene», l'isola dove nel 1941, in piena Seconda guerra mondiale, venne scritto il Manifesto che avrebbe gettato le basi dell'architettura europea: «I padri fondatori dell'Europa - ricorda Lotti - lasciarono da parte le ostilità per mettere al centro umanità, solidarietà, democrazia, sviluppo e uguaglianza».
Carolina Morace, eurodeputata M5S, da ex calciatrice e allenatrice ricorda il ruolo dello sport, «veicolo di rispetto e inclusione: non sono d'accordo con la pratica di escludere atleti di certe nazionalità dalle competizioni», come avvenuto ad esempio alle ultime Olimpiadi di Parigi con quelli russi: «Al contrario, dovrebbero essere invitati proprio per riavvicinare i popoli». Il suo collega Cinque stelle, Dario Tamburranno, assicura che l'intergruppo «monitorerà le interferenze di attori esterni, palesi o meno, che fanno pressioni sull'Europa per trascinarla verso la guerra. Di recente trasmissioni televisive, come Report, ci hanno messo in guardia, ma ci sono anche attori come il presidente Trump, che usa la leva dei dazi. Non si vuole che l'Europa sia una forza di pace, ma sappiamo di poter contare in realtà sulla maggioranza della popolazione che è contraria alla guerra». Gaetano Pedullà, M5s, sottolinea che «è da europarlamentari italiani che è nato questo intergruppo, aperto ai colleghi di altri paesi. È lo spirito italiano di difesa della pace. Uno spirito movimentista, solidale, umanista. Anche utopista».
Sostegno all'iniziativa anche dall'assessore alla Cultura di Roma Capitale, Massimiliano Smeriglio, già europarlamentare: «La mia posizione sulla guerra l'ho espressa nella precedente legislatura europea, in un clima di grande difficoltà - dichiara in un messaggio - perché nel Parlamento europeo su questo tema c'è poco spazio per il dissenso, e il clima mi sembra peggiorato. Anche per questo bisogna sostenere la pace come valore imprescindibile. In un contesto sempre più instabile, in cui la stessa costruzione europea è minacciata ovunque da nazionalismi, populismi e sfiducia verso il progetto di cooperazione e coesione proposto dal Manifesto di Ventotene».
L'Intergruppo europarlamentare per la pace annuncia in calendario già due appuntamenti: un nuovo vertice a Roma in occasione del 4 maggio, Giornata dell'Europa. Poi la Marcia per la Pace Perugia-Assisi del 12 ottobre. Agli europarlamentari dei 27 Stati membri l'invito ad aderire all'intergruppo.