lunedì 10 giugno 2024
Meloni sale al 28,8%, Schlein al 24,1. M5s teme di scendere sotto il 10. Avs su al 6,7. Sue al 3,8% e Azione al 3,3: non avranno eurodeputati. Fi al 9,6 scavalca la Lega al 9
Giorgia Meloni e Elly Schelin

Giorgia Meloni e Elly Schelin - ANSA

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Nessun terremoto: Roma non è Parigi o Berlino. Ma sono molte le novità uscite dall’esito del voto europeo di sabato e domenica. Almeno dal punto di vista degli equilibri politici nazionali. La coalizione di governo consolida la sua maggioranza relativa, e Giorgia Meloni la sua preminenza all’interno del centrodestra. Ma sono il Pd e ancor più l’Alleanza verdi-sinistra (Avs), dall’opposizione, a dare segni di espansione elettorale: migliorando le proprie posizioni sia in termini di percentuali che come numero di voti raccolti. In forte caduta invece il M5s, che scende di un soffio sotto la doppia cifra e perde due milioni di voti rispetto alle politiche del 2022, in gran parte finiti nell’astensione. Male anche la litigiosa area centrista che non supera lo sbarramento né con la lista di Calenda né con quella di Renzi e Bonino e, complessivamente, resta sotto il risultato del 2022.


Dalla tornata elettorale - con sistema proporzionale ma soglia minima del 4% per vincere il biglietto per Strasburgo - esce un’Italia politica un po’ meno frammentata e un po’ più bipolare rispetto al tripolarismo che segnò l’epoca di maggior successo dei Cinquestelle. Per valutare voti e percentuali va pesato però anche il netto calo dell’affluenza alle urne. Ha votato un po’ meno di un cittadino su due: il 49,6% degli aventi diritto, a fronte del 56% delle europee del 2019 e del quasi 64% delle politiche del settembre 2022. Un crollo che, oltre a interrogare sulla crescente disaffezione dalla politica e dalla partecipazione pubblica, complica e deforma il raffronto dei risultati con le tornate precedenti.

Con questa lente ad esempio le performance dei tre partiti di governo appaiono un po’ meno eclatanti. Complessivamente ottengono un lusinghiero 47,6%, quasi 4 punti in più che alle politiche. Ma all’appello mancano 1,3 milioni di voti reali: FdI ne ha persi 630 mila, la Lega 380mila, Forza Italia 293mila. Al contrario il 30,8% conseguito congiuntamente dai dem e dai rosso-verdi rispetto al 22,7% del 2022 è frutto di un aumento di 218 mila voti per il Pd e di ben 530mila per Avs (circa il 50% in più).
Ed è soprattutto dalle regioni del Sud che arrivano novità. Nel meridione continentale il Pd vince il duello con Fdi e per 36mila voti è il primo partito. Nella circoscrizione Isole, Forza Italia insidia il primato dei meloniani e arriva prima nella sola Sicilia.

Che succede in maggioranza

Il potere per ora non sembra logorare chi ce l’ha. Giorgia Meloni “detta Giorgia” raccoglie i frutti della personalizzazione del voto su sé stessa. Unico capo del governo europeo candidato (in tutte le circoscrizioni) ha spinto Fratelli d’Italia al 28,8%, quasi tre punti sopra le politiche. Alle precedenti europee del 2019, quando fu Matteo Salvini a fare messe di voti, prese solo il 6,5%. Nella coalizione cambiano i rapporti di forza: il primo partito FdI aumenta il suo scarto dagli alleati. Mentre il secondo partito diventa Forza Italia con il 9,6% a fronte del 9% della Lega di Matteo Salvini. Alle politiche raccolsero rispettivamente l’8,1% e l’8,8%. Il sorpasso di Antonio Tajani - alla prima lelezione nazionale senza Silvio Berlusconi - dunque c’è stato ma non è vistoso, tanto più che in lista stavolta c’era anche la formazione Noi Moderati di Maurizio Lupi (che alle politiche, da soli, raccolsero lo 0,9%). Per Salvini resta impietoso il raffronto con le europee pre-Papete quando raggiunse il 34,3%, con oltre 9 milioni di voti, a fronte dei 2,1 milioni raccolti sabato e domenica. Il lieve incremento percentuale dei due partiti minori della maggioranza, spiega nella sua analisi sul voto l’Istituto Cattaneo, è stato prodotta al Sud e nelle Isole. Al Nord la Lega ha visto addirittura ridursi le sue percentuali di voto. Mentre il successo di Fi è targato soprattutto Sicilia, dove è arrivata al 24%, raddoppiando le percentuali del 2022.

Opposizioni in ordine sparso

Il Pd di Elly Schlein guadagna 5 punti rispetto alle politiche, un successo come detto anche in termini di voti, abbastanza uniforme sul territorio e con la novità di un inedito primato nella circoscrizione meridionale, trainato dall’exploit della Puglia (33,5%), regione dove i dem sono riusciti a drenare voti dal vecchio bacino M5s.
Vola l’alleanza bicefala di Avs, guidata in tandem da Angelo Bonelli (Verdi) e Nicola Fratoianni (Sinistra). Con il 6,7% hanno superato di slancio il quorum del 4% e pressoché raddoppiato il modesto bottino delle politiche (3,6%).

Il cosiddetto Campo largo vede nel contempo un netto ridimensionamento del “podere” targato M5s. Il movimento guidato da Giuseppe Conte, uscito dalle politiche del 2022 con un solido 15,4% e accreditato fino a poco tempo fa di sondaggi favorevoli, lascia sul terreno oltre 5 punti percentuali e oltre due milioni di voti. Finiti quasi tutti, secondo il Cattaneo, a rafforzare le fila dell’astensionismo. Con l’eccezione di Bari, dove il sindaco uscente Antonio Decaro, recordman di preferenze alle europee, ha fatto da calamita. La drastica caduta pentastellata è dovuta soprattutto alla perdita di consensi nelle regioni meridionali e nelle Isole, dove quasi si dimezzano.

Centristi decentrati

Né la lista con Italia viva di Matteo Renzi e +Europa di Emma Bonino né quella guidata da Carlo Calenda hanno superato la soglia di sbarramento per entrare nel Parlamento europeo: Stati uniti d’Europa ha chiuso con al 3,7%, Azione al 3,3%. Alle politiche Calenda e Renzi si presentarono insieme in un polo autonomo raggiungendo il 7,8%. Mentre +Europa, alleata con il Pd, ottenne il 2,8: i quasi tre milioni di voti complessivi raccolti dall’area centrista del 2022 si sono dimezzati. Un risultato sui cui hanno certo pesato le rivalità e le divisioni oltre alla perdita di centralità politica dopo la fine del governo Draghi.

I flussi
La parte predominante dei consensi ottenuti da Meloni e Schlein deriva da elettori stabili, che avevano già votato per FdI e per il Pd nel 2022. Ma, spiega sempre il Cattaneo, si rilevano flussi da Fi e Lega verso Fdi, così come da M5s e Avs verso il Pd. Entrambi i partiti maggiori, inoltre, ma soprattutto Fratelli d’Italia, attingono dall’area del mancato Terzo polo. Quanto al voto nelle diverse fasce di età, secondo un’analisi del Consorzio Opinio, tra i giovani fino a 34 anni, il Pd è primo partito (21,5%), il M5s tiene botta con il 14% e Avs raggiunge il 12%. Tra gli over 55 anni, FdI è in testa con il 33%.


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