(Foto Ansa)
Un paio di telefonate e la bamba può arrivare a domicilio, come se fosse una consegna di pizza e supplì. Più spesso, basta fare quattro passi in certe strade, almeno un centinaio. E mezz’ora dopo, a prezzi modici, hai in tasca la polvere di stelle che vuoi. Cocaina da sniffare, eroina da fumare, oppure hashish o marijuana, pasticconi e anfetamine... È il supermarket a cielo aperto di Droga Capitale: da Torre Maura a Trastevere, da Ostia all’Esquilino, oltre una ventina di territori dello spaccio, con almeno un centinaio di piazze, strade, viuzze o condominii dove si può trovare a qualsiasi ora («letteralmente h24», spiega un investigatore) lo stupefacente che si desidera o quello che ci si può permettere. Se l’Italia è sempre in emergenza, la Capitale è un’emergenza nell’emergenza. E del resto è la domanda a moltiplicare l’offerta. Confusi fra la folla di potenziali acquirenti, e a caccia di 'cavalli' e fornitori, si muovono ogni sera poliziotti, finanzieri e carabinieri in borghese. Era il mestiere del vicebrigadiere Mario Cerciello, che insieme ai colleghi batteva le piazze dello spaccio, fino a quell’ultima tragica notte di giovedì scorso. Quei luoghi e quelle piazze, insieme agli altri di «Droga Capitale» abbiamo provato a ripercorrerli. E abbiamo parlato con gli investigatori, per tracciare una mappa del traffico di stupefacenti che serva a comprendere in quale ragnatela velenosa sia avviluppata, purtroppo, questa città.
50
milioni di euro l’anno, si stima, i proventi dello spaccio nelle piazze romane
9.784
chili di stupefacenti sequestrati nel Lazio l’anno scorso, +13% sul 2017
4.317
le operazioni antidroga nel Lazio nel 2018, in crescita (+6%) rispetto al 2017
Piazze aperte e chiuse
Nella mappa dello spaccio a Roma, figurano almeno 22-23 'macro areee' e circa un centinaio di vie. La prima distinzione, per chi indaga, è fra «piazze aperte» e «chiuse»: nelle prime, lo smercio di droga avviene senza l’impiego di una struttura di protezione; nelle seconde c’è una vigilanza continua, assicurata da sentinelle e vedette. «Aperte» sono soprattutto le vie della movida notturna: da piazza Trilussa a piazza Mastai, a Trastevere, dove è iniziata la folle nottata dell’omicidio di Cerciello; nel quartiere studentesco di San Lorenzo, dove è stata uccisa la 16enne Desirée Mariottini (con droga nascosta fra le auto in sosta da spacciatori nordafricani, in piazza dell’Immacolata o in via degli Aurunci); nelle zone bene di Ponte Sisto e di Ponte Milvio; al Pigneto; a Campo de’ Fiori; a Centocelle e alla Borghesiana. In questi luoghi, gli spacciatori sono romani, ma anche tunisini, marocchini, nigeriani o gambiani. Basta avvicinarsi e cercare un approccio e il tizio ti elenca a bassa voce il campionario: «Cosa vuoi? Coca, un pezzo di fumo?». I prezzi? Un pugno di euro per un tocco di hashish, da 10 a 30 per una dose di eroina, fino a 60-80 per un grammo di coca non troppo tagliata.
Il «modello Scampia»
Dal centro, con mezz’ora di automobile, si arriva in periferia. Dove vige lo schema della «piazza chiusa» brevettato dalla camorra a Secondigliano e Scampia: palazzi a quadrilatero, con poche vie d’accesso dove è agevole piazzare vedette. Qui i 'cavalli' lavorano con turni di 6 ore, gestiti da un «capo pusher»: dalle 7 alle 13; dalle 13 alle 19, poi fino a mezzanotte e via dicendo... «Se uno deve assentarsi per un motivo, deve prima trovare un sostituto – racconta la dirigente della sezione narcotici della Squadra mobile di Roma, Mariangela Sciancalepore – altrimenti viene 'licenziato', nella migliore delle ipotesi...». Qualcuno è pagato per portare i pasti agli spacciatori, che li consumano mentre continuano a vendere dosi. Il modello impera a Tor Bella Monaca: «In via dell’Archeologia, parco R5, ci sono ben cinque piazze di spaccio – fa notare Sciancalepore –. È come un supermarket sempre aperto: chi ci va, sa di poter trovare diverse sostanze a colpo sicuro». Torbella è una roccaforte dello spaccio, tanto che cocco ed ero, da fumare in una bottiglia, girano pure nei giardinetti di viale Santa Rita da Cascia, con le donne come 'cavalli', e nelle vie Arnaldo Brandizzi, Ferruccio Mengaroni, San Biagio Platani e altre ancora, sorvegliate «quasi militarmente». A San Basilio, invece, il narcoshop parla calabrese: «In via Gigliotti e via Corinaldo, ci sono piazze controllate o dalla malavita locale o da personaggi in odore di ’ndrangheta», dicono gli investigatori della Polizia. Ma le piazze di periferia sono innumerevoli e non basta una intera giornata in auto per girarle tutte. Il tour va dal Tiburtino III, con via Mammuccari, al Tufello con via Tonale e via Monte Petrella. Invece a Torre Maura, nella via che porta l’onorato nome del giornalista Walter Tobagi, dove si spaccia soprattutto in bar e sale giochi e dove gli assuntori sono giovanissimi. Ancora, fra via don Primo Mazzolari e Ponte di Nona, c’è un quadrilatero fatto di case popolari, con una sbarra davanti all’ingresso che facilita il controllo. Mentre alla Maranella e a Tor Pignattara ci sono singoli pusher, che vendono «in autonomia» e fanno perfino «consegne coi taxi» che «difficilmente vengono controllati». Alla Romanina, in via Francesco di Benevento, la cocaina si spaccia per strada e, anche lì, a venderla sono donne.
I fornitori
Come viene approvvigionata l’enorme richiesta di droga della Capitale? Le indagini di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza consentono di tracciare vari schemi: da Roma partono gli 'ordinativi' ai broker (calabresi, campani o romani residenti in Spagna, Olanda o America latina). Oppure i rifornimenti sono assicurati da trafficanti albanesi. A parte gli 'ovulatori', sudamericani o africani, che arrivano in aereo, si usano corrieri con auto modificate per nascondere pacchetti di stupefacente, spesso con targa tedesca.
Blitz e arresti
Un bel po’, sempre di polvere di stelle, arriva via mare, quella per i vip e la 'Roma bene' sbarca soprattutto fra Anzio e Nettuno, l’altra, per impiegati e casalinghe (minor costo, più tagliata), a Ostia. Esempi? Due mesi fa un altro blitz anticrimine dei carabinieri, disposto della Dda, ha ammanettato 33 persone fra Pomezia e Torvaianica accusate di narcotraffico, associazione mafiosa, estorsione e altro. Ndranghetisti, imprenditori, manovalanza locale e legami con la pubblica amministrazione per una congrega dalle abitudini «sanguinarie», hanno spiegato gli investigatori. E da sempre la mala romana sogna di avere un canale privilegiato coi narcos. A gennaio, un’indagine delle Fiamme gialle ha sventato il maxi acquisto di 7 tonnellate di cocaina, architettato da un boss dei Casamonica insieme a trafficanti slavi. «Settemila chili di 'neve' purissima», ricorda il maggiore del Goa Stilian Cortese. Tanta da imbiancare Roma per anni, se fosse arrivata nelle strade.