Un rendering dell'asilo di don Pino Puglisi nel quartiere Brancaccio, a Palermo - .
«Ogni giorno che passa un bambino viene regalato alla mafia». Maurizio Artale non demorde. E risponde così a quei consiglieri comunali di Palermo e a quei dirigenti del municipio che gli hanno detto: «Ci sono altre emergenze rispetto all’asilo nido “I piccoli del beato Giuseppe Puglisi”. C’è tempo per farlo sorgere…». Artale è il presidente del Centro d’accoglienza Padre Nostro, il presidio di promozione sociale alla scuola del Vangelo fondato dal parroco di Brancaccio, il quartiere “dimenticato” del capoluogo siciliano dove don Puglisi è stato ucciso da Cosa Nostra il 15 settembre 1993. E la scuola che il Centro cerca tenacemente di costruire dal 2018 nell’agglomerato è l’ultimo sogno del sacerdote martire. Convinto che il riscatto della sua gente partisse dall’educazione dei giovanissimi. Il cantiere era destinato ad aprirsi entro l’estate. Ma tutto è stato di nuovo fermato. «Perché dà fastidio. Come dava fastidio don Pino», sostiene Artale.
Stavolta il progetto si è arenato fra le aule di Palazzo delle Aquile. «Da fine dicembre – racconta il presidente del Centro – giace in seno alla seconda Commissione comunale la delibera per la variante al piano urbanistico per la costruzione dell’asilo». Poi la domanda dai tratti inquietanti: «Quali sono gli interessi sottesi a questo continuo rimando cercando fantasmi inesistenti per non dare il parere?». Artale si è sentito ripetere che la scadenza del finanziamento è il 2026. «Quindi non c’è fretta, mi hanno spiegato». Una pausa. «Ma come l’asilo non è una priorità? Era già un’emergenza trent’anni fa, poco prima che don Puglisi fosse assassinato. Per di più oggi in città mancano 459 posti al nido. Ancora c’è chi non comprende che, se alcuni quartieri sono privi di luoghi di aggregazione educativi, non sarà mai possibile arginare la violenza dilagante. La repressione non basta. E deve camminare di pari passo con un’offerta formativa che abbia come primo bacino la più tenera età».
L’asilo era una necessità per il prete della “rivoluzione evangelica” che, ha ricordato papa Francesco, «educando i ragazzi li sottraeva alla malavita». Sembrava che il suo desiderio fosse a un passo dal concretizzarsi. Terreno concesso dall’amministrazione comunale dove si trovava una discarica abusiva. Progetto pronto e donato al Comune dal Centro Padre Nostro, anche attraverso i fondi raccolti fra i lettori di Avvenire e con il contributo della Fondazione Giovanni Paolo II, la onlus per la cooperazione e lo sviluppo sostenuta dalla Cei e dalle diocesi della Toscana. Via libera di papa Bergoglio che durante la sua visita a Palermo nel 2018, per i 25 anni dall’omicidio di padre Puglisi, aveva benedetto l’iniziativa davanti ai familiari del sacerdote. Tre milioni e mezzo di euro stanziati dallo Stato, durante il governo Conte I, attraverso il Fondo di sviluppo e coesione. Poi il freno da parte della politica locale, le pastoie burocratiche, le risorse sfumate. Fino alla svolta di un anno fa quando il neo sindaco Roberto Lagalla aveva sbloccato la pratica e con il suo esecutivo aggiunto altri 800mila euro per far fronte al rincaro delle materie prime. Entro la fine del 2023 doveva essere pubblicato il bando d’appalto. Però ecco l’ennesimo stop in Commissione. «E secondo il nuovo prezzario l’asilo costerà adesso 4,1 milioni – dice Artale –. Sempre nuovi rincari».
Il Consiglio comunale potrebbe avocare a sé la decisione. «Perché non lo fa? – si chiede il presidente del Centro –. Perché non la mette ai voti? Così finalmente vedremo chi vuole il nido e chi, invece, si oppone». Sulla carta tutte le forze politiche lo appoggiano. Artale cita la seduta straordinaria dell’assemblea cittadina il 15 settembre scorso, nel giorno del trentennale della morte del primo beato ucciso dalla mafia. Sede dell’incontro: la piazzetta padre Pino Puglisi. Quell’angolo di Brancaccio in cui il sacerdote era stato freddato all’ingresso della casa di famiglia dai killer mandati dai fratelli Graviano. «L’intero Consiglio comunale radunato qui ha annunciato in modo solenne di voler mettere in campo le energie migliori per cambiare Palermo e dare alla popolazione servizi idonei. Aspettiamo ancora questo momento». Così Artale ha scelto di rivolgere un appello al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, arrivato in città in settimana. Obiettivo: «Sollecitare i nostri amministratori a prestare fede a quell’impegno morale e civile e poter assicurare almeno alle prossime generazioni un futuro più sereno».
Il sindaco Lagalla: «Pronti a indire una gara»
«Il progetto definitivo dell’asilo di Brancaccio intitolato a Padre Pino Puglisi è in Consiglio comunale dalla fine del 2023. L’amministrazione ha dimostrato di voler salvare questa opera che rischiava di vedere perdere le risorse. Se il Consiglio comunale si esprime favorevolmente, il progetto definitivo viene approvato in variante». Questa è la risposta del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, circa i ritardi sull’opera, denunciati, ancora una volta, dal presidente del Centro Padre Nostro, Maurizio Artale. L’asilo sembra quasi un miraggio, come un’oasi nel deserto, nonostante le promesse e gli impegni che si sono succeduti negli anni. Sarebbe un necessario sorso d’acqua in una realtà complessa che ha conosciuto il passo benefico del beato Puglisi e che non ha mai rinunciato a un impegnativo orizzonte di speranza.«Una volta approvato – continua Lagalla che fissa, con le sue parole, un cronoprogramma per procedere alla svelta – bisognerà acquisire i pareri, redigere il progetto esecutivo e andare a gara. Il piano è quello di bandire i lavori entro giugno, con l’obiettivo di far partire le opere a ottobre. Confido nella sensibilità del Consiglio comunale e della commissione competente per rispettare i tempi di questi passaggi tecnici e raggiungere così quello che rappresenterebbe un grande traguardo nell’arco di questa legislatura».
Dunque, c’è l’indicazione di un chiaro termine temporale che andrà verificato, perché condizionato dai meccanismi della politica e del confronto in Consiglio comunale. Molto netta la reazione del consigliere Antonio Rini, presidente della Commissione urbanistica, tirata in ballo dalla lettera aperta di Artale: «Non ci sono interessi sottesi e meno che trasparenti, questo posso garantirlo. Se Maurizio Artale sa qualcosa e ha anche il minimo dubbio ce lo comunichi, io sarò il primo ad accompagnarlo, eventualmente, dalle autorità competenti». Per Rini, «don Pino Puglisi insisteva sempre sul rispetto delle regole ed è quello che noi facciamo: rispettiamo le regole. È la conferenza dei capigruppo a stabilire l’ordine dei lavori d’aula, dando priorità alle deliberazioni urgenti. Al momento, come urgenze, abbiamo il bilancio, l’emergenza movida a Palermo e l’igiene urbana. Sono questi i tempi tecnici, da rispettare, ma nessuno vuole bloccare o ritardare alcunché. L’esempio di don Pino è nel cuore di tutti». Il dibattito è, ancora una volta, aperto. Palermo, intanto, aspetta che quell’asilo veda la luce e che alle parole seguano i fatti.