Un regalo per don Peppe Diana. Un gruppo scout a Casal di Principe. Il primo. Il suo sogno mai realizzato. Ora si realizza. Domenica 19 marzo, in occasione del 29mo anniversario dell’uccisione del parroco scout, e in attesa dell’arrivo oggi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, centinaia di camicie azzurre dell’Agesci hanno invaso la cittadina casertana, come ogni anno da quel 19 marzo 1994. Ma questa volta tra loro anche i ragazzi e le ragazze che sulla camicia portano il distintivo “Casal di Principe 1”, e il fazzolettone grigio, turchese, rosso e bianco.
Prima nella parrocchia di don Peppe, san Nicola, dove alle 7,30 venne ucciso mentre stava per celebrare la Messa, e poi a “Casa don Diana”, villa confiscata a un boss camorrista, pronunciano per la prima volta la loro promessa scout. L’impegno che sancisce l’ingresso nel movimento scout. La promessa che aveva fatto don Peppe, capo scout e poi assistente ecclesiastico dell’associazione. Ma ad Aversa. Casal di Principe non era ancora pronto per far nascere un gruppo scout, diceva. Poi la camorra ha bloccato il suo sogno che però è stato portato avanti dai suoi ragazzi, in particolare da Valerio Taglione, capo scout anche lui, tra i fondatori del Comitato don Diana, e protagonista della resistenza alla camorra e della rinascita di questa terra. Ci ha lasciato troppo presto, tre anni fa, ma gli scout hanno voluto sul fazzolettone, realizzato da amici scout di Gorizia, il rosso, colore che Valerio amava tanto. Il grigio e il turchese sono i colori di Casal di Principe, mentre il bianco ricorda le lenzuola esposte dai balconi il 21 marzo 1994, giorno dei funerali di don Peppe, anche allora invasa dagli scout. Tra i nuovi scout c’è anche Iole, nipote di don Peppe, figlia del fratello Emilio che con la sorella Marisa partecipa a tutta la mattina di memoria.
La Messa che don Peppe non poté celebrare
In chiesa ci sono il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, amico di don Peppe, assieme ad altri primi cittadini, l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, oggi parlamentare M5s, il primo ad accorrere quel 19 marzo e sempre presente agli anniversari: “Dopo 29 anni vedere tutto questo è come una rivoluzione, quella che sognava don Peppe”. Ci sono tutti i rappresentanti delle associazioni protagoniste della rinascita, tanti giovani, tanti sacerdoti, tra i quali don Luigi Ciotti, don Maurizio Patriciello, don Franco Picone, successore di don Peppe alla guida di San Nicola. Porta al collo il fazzolettone, così come Augusto De Meo, amico di don Peppe e testimone fondamentale dell'omicidio, incredibilmente ancora oggi non riconosciuto come tale dallo Stato. “Coraggio gente!” è il titolo di questo anniversario e di coraggio i veri casalesi ne hanno avuto tanto, resistendo e costruendo. A loro parla durante la Messa, alle 7,30, la messa che don Peppe non poté celebrare, il vescovo di Aversa, Angelo Soinillo che ha presieduto la celebrazione assieme al vescovo ausiliare di Pozzuoli, Carlo Villano, anche lui scout. “”Sono io”, disse Cristo nell’incontro col cieco nato. Quello che disse anche don Peppe in quel giorno di 29 anni fa a chi lo stava per uccidere. E’ la verità di chi non si nasconde e con serenità si presenta alla vita, la verità di essere un sacerdote di Cristo, un ministro della luce di Cristo. Non dobbiamo avere paura di proclamarlo, proprio come fece don Peppe”. E’ il momento delle prime tre promesse, i tre aiutocapi, l’emozionatissima Iole Diana, Elisa e Luigi. A raccogliere il loro impegno i due capigruppo Gabriella Patricolo e Francesco Esposito. “Un sogno che si realizza. Scusate se ci abbiamo messo tanto”. E don Franco Picone commenta: “Siete i volti meravigliosi della città. Un gruppo di matti che credono in un mondo nuovo e bello”. Non solo gli scout. Come ogni anno prende la parola Vincenzo, allora ragazzo disabile accolto in parrocchia. “Don Peppe illuminaci, non farci ritirare, abbracciaci come noi ti abbracciamo. Ricordati che ti vogliamo tanto tanto bene”. E per la prima volta parlano i bambini del progetto “Piccoli passi” della diocesi. “Noi ragazzi casalesi ci siamo lasciati alle spalle una storia pesante”. Ancora una volta parole di speranza.
Sulla tomba di don Peppe, il seme che dà frutto
Ci spostiamo al cimitero, accompagnando don Ciotti alla tomba di don Peppe sulla quale è scritto “Dal seme che muore fiorisce una messe nuova di giustizia e di pace”. Don Luigi si ferma a parlare con alcuni scout. “Don Peppe aveva il coraggio di non tacere, alzava la voce, parole di denuncia, parole di vita, parole di Dio. Pensavano uccidendolo di farlo tacere, invece tanti hanno raccolto il suo esempio. Qui sono nate le prima cooperative sulle terre di don Peppe Diana. Il seme porta frutto e oggi nasce il gruppo scout. Che meraviglia. Casal di Principe è cambiato ma i camorristi ancora ci sono, anche loro provano a cambiare e per questo dobbiamo vigilare. Anche voi non dovete tacere e salire sui tetti ad annunciare parole di vita, come diceva don Peppe”.
Nella villa strappata al boss
Poi tutti a “Casa don Diana”, vecchi e nuovi scout. Il piazzale della grande villa confiscata al boss dei “casalesi” Egidio Coppola, detto “brutus”, si riempie d’azzurro. E’ il momento delle altre promesse e delle testimonianze. Augusto Di Meo: “Questo è un miracolo, il miracolo di don Peppe”. Marisa Diana: “La nascita del gruppo scout è per noi un grande segno di speranza. Voi tutti riuscite ad alleviare la nostra sofferenza con la vostra presenza e il vostro sorriso”.
La promessa: l’impegno che sancisce l’ingresso nel movimento scout - .
Poi ricorda l’incontro di martedì: “Guarderò negli occhi il presidente Mattarella e ci sentiremo vicini nel dolore, perché solo chi come lui ha perso un fratello per mano della criminalità, può capire ciò che noi proviamo. È qualcosa di unico e di davvero importante che un presidente della Repubblica decida di venire sulla tomba di Peppe; e sono convinta che mi commuoverò quando lo guarderò negli occhi, ma sono convinta che vi ritroverò anche la fierezza di aver intrapreso con decisione, senza tentennamenti, un cammino di legalità nel rispetto della memoria dei nostri cari che si sono sacrificati per il bene collettivo”.
Il sindaco Renato Natale guarda al passato e al futuro. “Dovevamo restare, continuare, non avevamo diritto ad avere paura, sarebbe stato un delitto. Ora potrò riposarmi, fare il nonno, perché abbiamo lasciato il mondo migliore di come lo avevamo trovato”. E l’impegno continua. “Vogliamo gridare la nostra voglia di libertà”, dice con forza Salvatore Cuoci, presidente del Comitato don Diana.
E gli scout ci sono, come testimonia anche la presenza dei due presidenti nazionali dell’Agesci. Francesco Scoppola: “Quando si apre un gruppo è un bel giorno. Un bellissimo segno di speranza. Dobbiamo cercare di vivere il territorio come segno di speranza, operando in rete”. Roberta Vincini: “È una cosa grandiosa, meravigliosa vedere dei ragazzi che prendono in mano le loro vite e vogliono condividerle col loro territorio, vogliono trasformare il loro territorio”. Tocca a don Ciotti tirare il filo tra memoria e impegno. “Questa città ha attraversato momenti bui, ma c’è chi ha avuto la capacità di vedere nel buio e di impegnarsi. Don Peppe testimoniava la parola di Dio che è scomoda. Era ribelle ai silenzi opportunistici e complici. Il suo era un atto d’amore. Dobbiamo unire le forze per diventare una forza”.