sabato 17 giugno 2017
Dopo il venerdì nero dei trasporti l'esecutivo spinge per regolamentare meglio il diritto all'astensione dal lavoro. Ma Camusso attacca Renzi e frena su revisione: ora una legge sulla rappresentanza
Delrio, pronti a cambiare la legge. La Cgil: una norma già c'è
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Adesso che la politica è pronta ad affrontare una riforma della legge sul diritto di sciopero, la Cgil sale sulle barricate. Dopo lo sciopero dei trasporti di ieri che ha paralizzato di fatto le maggiori città, è il ministro dei Trasporti Graziano Delrio ad intervenire per la seconda volta sull’argomento, sottolineando che «bisogna intervenire per evitare che una minoranza di lavoratori tenga in ostaggio una maggioranza di cittadini nelle loro esigenze quotidiane». Perché «questi sono i danni di una situazione inaccettabile». A rincarare la dose il premier Paolo Gentiloni, per cui bisogna «prendere le distanze dalla maledizione del venerdì nero». Pronta la risposta del leader del sindacato di Corso Italia, Susanna Camusso, durante la manifestazione sui voucher in corso nella Capitale. «La legge che regola gli scioperi c'è ­– tuona - e il diritto allo sciopero va salvaguardato. Ricordiamo al governo che è da tanto tempo che stiamo chiedendo che si faccia una legge sulla rappresentanza». Poi attacca l'ex premier Renzi: «Noi lo sciopero di ieri non lo abbiamo proclamato perché non era chiaro negli scopi e perché uno sciopero, per quanto abbia dei buoni motivi, non deve creare disagio al servizio pubblico. Ma non ci piace se si approfitta di uno sciopero sbagliato per attaccare il diritto allo sciopero».

Il venerdì nero

È una scena vista molte volte. Uno sciopero dei trasporti che paralizza l'Italia, soprattutto di venerdì. Con la politica che grida allo scandalo e il dibattito scivolato presto sulla legge che tutela il diritto di sciopero, che ora tutti sono pronti a rivedere a partire dallo stesso Garante degli scioperi. Certo alcuni sindacati autonomi (Cub-Sgb, Usi-Ait, Cobas Lavoro privato) che hanno messo in ginocchio praticamente intere città per un giorno rispettando però le fasce di garanzia soprattutto Roma, Milano, Venezia e Napoli. Uno «scandalo» e una «presa in giro dei cittadini» lo definisce di prima mattina ad Ore Nove il segretario del Pd, Matteo Renzi, ma soprattutto una pratica da «regolamentare» per evitare che «le piccole sigle mettano in ginocchio il Paese». Poi l'autocritica: nei giorni di governo sul diritto di sciopero «potevamo far di più per regolamentare».


Il caso Roma

La Capitale è stato l'esempio più eclatante di come lo sciopero abbia paralizzato tutto. La città, infatti, ha visto chiudere i cancelli
delle metropolitane poco prima delle 9, come pure la linea ferroviaria Roma-Lido, quella urbana Roma-Viterbo, bus urbani ed extraurbani. E il traffico ha reso la giornata uno strepitio di clacson. Una situazione limite diventata presto argomento della non inconsueta frecciata di Renzi alla sindaca capitolina, Virginia Raggi. «Preferiamo affidare la gestione del trasporto pubblico romano ad aziende che lo sappiano far funzionare», la stoccata, con tanto di seguito: «Se c'è chi sogna le funivia faccia pure, ma nel frattempo c'è da mandare avanti le città». La replica non si è fatta attendere, con il primo cittadino che ricorda come lo sciopero coinvolga tutte le città. «Io penso alla funivia? Io penso a tutto», tuona.

Le reazioni a caldo

In sintonia con l'ex premier la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, per cui è uno sciopero «incomprensibile, inutile e dannoso», e il commissario straordinario di Alitalia, Luigi Gubitosi, che ha definito «da irresponsabili» organizzare scioperi di venerdì d'estate. Un concetto quello dello sciopero «sempre di venerdì» che non è fuori fuoco, secondo il Garante per gli scioperi, Giuseppe Santoro Passarelli. Ad oggi infatti, come autorità di garanzia, «possiamo solo fare segnalazioni – spiega – ma poi «è necessario l'intervento del legislatore, perché l'ultima modifica è stata quella del 2000, oggi siamo nel 2017». Dunque la legge «avrebbe bisogno di un restyling» perché queste regole non sono «più adeguate e più sufficienti». Un'idea che non dispiace affatto al governo, con il ministro dei Trasporti Graziano Delrio che a caldo aveva precisato come l'iniziativa di riforma della legge sul diritto di sciopero «spetti al Parlamento, alla quale l'esecutivo comunque non farebbe mancare il suo sostegno».

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