giovedì 14 novembre 2024
Osservatorio Waste Watcher International raccoglie i dati sul nostro Paese. Il prezzo dei prodotti freschi è il principale ostacolo, ma uno studio dimostra che non è così
La dieta mediterranea è ricca di alimenti freschi

La dieta mediterranea è ricca di alimenti freschi - Ansa

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I giovani non seguono la dieta mediterranea e mangiano molta carne. Questi sono solo alcuni dei risultati emersi dalla nuova indagine dell’Osservatorio Waste Watcher International, sulle abitudini alimentari degli italiani. Il report è stato realizzato in occasione del 14esimo anniversario del riconoscimento della dieta mediterranea come patrimonio dell’Unesco.

I più anziani seguono di più la dieta mediterranea

Dai numeri raccolti, sembra effettivamente che nel nostro Paese non sia questo il modello nutrizionale di riferimento per le nuove generazioni. Solo il 23% dei giovani tra i 18 e i 24 si allinea a questo stile alimentare, definendola però, imprecisamente, «un regime alimentare che prevede un consumo elevato di carne, pesce e latticini, con un ridotto apporto di carboidrati». Va meglio in altre fasce anagrafiche, il 77% di chi ha fra 55 e 64 anni la riconosce come «uno stile di vita che include abitudini alimentari equilibrate, basate su olio d'oliva, cereali, frutta, verdura, pesce, carne moderata, e il rispetto della stagionalità e della biodiversità».

Complessivamente, il 72% degli intervistati dimostra di avere una comprensione adeguata della dieta, ma a praticarla sono soprattutto i più anziani, che ne fanno quasi una regola di vita: la segue infatti l’85% di chi ha oggi 65 anni, o più, e il 71% afferma di praticarla «sempre» o «spesso».

Le variazioni

Tuttavia, un italiano su tre sembra seguirla a modo suo, affermando che la sua famiglia ha adottato «uno stile alimentare mediterraneo, con pasta e pizza». D’altra parte, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, solo il 5% della popolazione adulta italiana segue rigorosamente questo modello alimentare. La maggior parte (83,3%) presenta un’aderenza moderata e solo il 4% degli intervistati si dichiara «attento alla sostenibilità», dimostrando così una attenzione generalmente labile a un valore urgente del nostro tempo. Fra chi ha una definizione corretta della Dieta Mediterranea il 75% la segue regolarmente, contro il 60% di chi ne ha una percezione errata: una conoscenza precisa sembra quindi incentivare l’adozione di questo stile alimentare.

Perché si segue sempre meno?

Ma quali sono le ragioni di resistenza all’adozione della Dieta Mediterranea? Le principali barriere riguardano i costi elevati dei cibi freschi (42%) e la mancanza di tempo per predisporre i piatti (27%), indicazioni che salgono in modo significativo fra i giovani: è troppo costosa per il 50% dei 18-24enni e fa perdere troppo tempo per il 38% dei giovani. Ma ricerche condotte da Waste Watcher sul costo della spesa dimostrano che Il carrello settimanale della dieta mediterraneo costa ben 7,28 € in meno rispetto al carrello della dieta seguita degli italiani (46,27 euro vs. 53,55 euro).

E in generale gli ingredienti freschi, come frutta e verdura di stagione, cereali, legumi e olio d’oliva, sono spesso più economici rispetto ai prodotti più elaborati. Mentre l’aspetto delle abitudini alimentari consolidate, che riguarda 1 italiano su 4 (il 26% degli intervistati) rappresenta un ostacolo sia per i più giovani sia per gli anziani, indicando una resistenza al cambiamento su entrambi i fronti generazionali.

I numeri

Entrando nel dettaglio dell’indagine: le donne tendono a seguire la Dieta Mediterranea più fedelmente rispetto agli uomini, con consumi più alti di frutta e verdura. Il 24% delle donne consuma 11-15 porzioni settimanali di verdura, contro il 17% degli uomini, e il 21% delle donne consuma 11-15 porzioni di frutta, rispetto al 19% degli uomini. Gli uomini, invece, consumano più carne rossa e bevande alcoliche: il 49% degli uomini consuma 1-5 porzioni settimanali di alcol, rispetto al 42% delle donne.

E ancora: 1 persona over 65 su 4 (25%) consuma 11-15 porzioni di verdura a settimana, contro l'8% della fascia 18-24 anni. Per la frutta, il 29% degli anziani consuma 11-15 porzioni settimanali, rispetto al 9% tra i 25-34 anni. Anche il consumo di olio extravergine di oliva è più frequente tra le persone di età più avanzata, mentre il consumo di carne rossa svetta decisamente fra i giovani: il 27% degli under 25 consuma carne rossa settimanalmente, contro solo l'11% degli over 65.

Segrè (Waste Watcher): «Il cambio di Dieta sarebbe un danno gravissimo»

Sul tema è intervenuto l’economista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e Direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International. «La perdita di un Patrimonio culturale e alimentare, qual è la Dieta mediterranea, sarebbe un danno gravissimo per le future generazioni. Il contrasto all'impoverimento alimentare dei ceti socioeconomici meno abbienti e di una parte delle giovani generazioni è la sfida che abbiamo davanti per promuovere stili alimentari sani e sostenibili».

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