«Con le elezioni europee nel 2019 l’Europa ha perso la grande scomessa di attuare un’agenda progressista ed indirizzare le politiche economiche verso un vero Green new deal. Oggi, a distanza di 5 anni respiriamo venti di guerra che ci impongono di unire le forse e resistere contro chi vuole traghettare l’Europa verso politiche economiche disastrose, alimentando le industrie fossili e soprattutto immaginando una nuova industria europea delle armi come motore della crescita. Si sta quindi affermando una nuova ideologia. Non una pacifica federazione democratica, ma un'Europa bianca e cristiana collocata sotto una "Iron Dome" (Cupola di ferro, il sistema anti-missile di Tel Aviv, ndr) simile a quella israeliana. Questa non è la nostra Europa. È un incubo che dobbiamo evitare». Yanis Varoufakis, l'ex ministro delle Finanze greco ai tempi della "cura della Troika" e cofondatore del movimento transnazionale Diem25, ha chiuso a Milano, allo YoRoom Coworking & Office in via Pastrengo 14, l'incontro tenuto con Federico Dolce, segretario nazionale di Mera25 Italia, per presentare i candidati alle Europee di questa formazione, inseriti nella lista "Pace Terra e Dignità" del giornalista Michele Santoro (presente all'evento): oltre a Dolce stesso, Paolo Della Ventura, Elettra Stamboulis e Tiare Gatti Mora.
«La guerra non è necessaria come vogliono farci credere – ha dichiarato Federico Dolce, portavoce di Mera25 – e invece è sotto gli occhi di tutti la volontà di convincere gli italiani della esigenza della guerra come unica soluzione a tutti i mali. In un'economia di guerra, qualsiasi lotta per un mondo più giusto, per dei salari più alti, una società meno ineguale, per una transizione ecologica finisce nel dimenticatoio. Abbiamo aderito al progetto di Michele Santoro perché siamo consapevoli del momento storico, che è grave e ci chiama tutti ad un impegno importantissimo. Una coalizione di persone, movimenti e partiti che abbia come valore fondamentale la pace è necessaria per qualsiasi progetto successivo, perché senza la pace non c'è il resto».