La strada verso Agrigento sembra non finire mai, è tormentata e lenta. «Si sono mangiati tutto qui, questa gente può riscattarsi da 30 anni di malgoverno, se vuole…», dice con la voce quasi rauca Luigi Di Maio, il candidato premier di M5S che ormai da un mese e mezzo gira la Sicilia come se fosse il viaggio della vita. Il rush finale sarà un’altalena tra centri minuscoli e grandi piazze, un incrocio continuo e simbolico che vedrà il giovane vicepresidente della Camera respirare la stessa aria e calcare le stesse strade dei suoi sfidanti di marzo: Salvini, Berlusconi e, forse, Renzi. Tutti nell’isola pensando alle elezioni nazionali. I temi specifici di una Regione atipica e complessa che si intrecciano con le scelte che riguardano il Paese. «Le famiglie di cui loro parlano nei convegni – attacca subito Di Maio - io qui le sto incontrando, casa per casa. L’Italia merita un sistema fiscale e di welfare come quello francese. Il nostro modello è Parigi, altro che i bonus e le mancette renziane che scompaiono quando hanno esaurito la loro funzione elettorale. La vulgata dei salotti buoni banalizza il nostro reddito di cittadinanza. Non dicono, però, che con questa misura in una famiglia in difficoltà con due figli di 14 anni entrano 1.950 euro al mese. Lo ripeto: 1.950 euro.
Il reddito di cittadinanza non nasce, però, come misura per la famiglia.
Sì. Infatti, siccome sappiamo che è pure il ceto medio a soffrire, il nostro programma prevede specifiche politiche di sostegno con sgravi fiscali per chi ha più di un figlio. Rispetto alle coalizioni fantasma che ancora non hanno un contenuto da offrire al Paese, noi possiamo dire con forza che la famiglia e la natalità sono il filo rosso che unisce le nostre idee su fisco, scuola, sanità, lavoro».
La domanda è semplice: con quali soldi si fanno tutte queste cose?
Non c’è scampo: dobbiamo fare deficit e sforare la regola del 3 per cento. Per rimettere in piedi il Paese e far ripartire l’economia e le famiglie servono investimenti e misure strutturali. Non ci dobbiamo far spaventare dal terrorismo del debito e del deficit, perché se continueremo ad aver paura resteremo succubi di un sistema che fino a oggi ci ha fortemente penalizzato. E prima delle ragioni dell’Europa, ci sono le ragioni delle tante famiglie che non ce la fanno e delle tante piccole e medie imprese che ogni giorno chiudono o finiscono nelle mani dell’usura. Un debito buono, che si ripaga da sé con lo sviluppo, è possibile. Da premier non voglio più ricevere condizioni o fare trattative sullo 'zerovirgola' per la sicurezza idrogeologica, la manutenzione delle strade, il trasporto pubblico, per gli investimenti innovativi di Industria 4.0 o per le energie rinnovabili.
Anche Renzi e Berlusconi chiedono di superare il Fiscal compact…
Però Berlusconi l’ha firmato. E Renzi l’ha rispettato raccogliendo giusto qualche sconticino, poi speso malissimo e contro l’interesse del Paese.
Il sostegno alla famiglia non è solo una questione fiscale, però. C’è anche un dato culturale che non sempre M5S rappresenta.
Noi siamo una forza pragmatica, riconosciamo che la famiglia è una forza del Paese e la sosteniamo, senza farci sopra tanti ricami teorici. Con noi diventerà realtà la proposta di legge che prevede sei giorni di chiusura degli esercizi commerciali nel lotto dei dodici 'festivi comandati'. Insieme a un fondo ad hocper i piccoli negozianti.Vogliamo contrastare la cultura dei grandi centri commerciali che trasformano la domenica in una giornata che nega il riposo a tanti lavoratori e 'impone' il consumismo come stile di vita.
Tracciamo uno scenario post-voto: nessuna coalizione ha i numeri per governare da sola e M5S è primo partito. Vi sentireste in diritto di chiedere il mandato a Mattarella?
In uno scenario del genere il Movimento avrebbe tutto il diritto di chiedere a Mattarella un mandato per formare il governo e noi sentiremmo forte la responsabilità di fronte al Paese e agli elettori di provarci e riuscirci. Senza alchimie strane, però, senza barattare il sostegno al nostro governo con poltrone e incarichi. Noi presenteremo il nostro programma, a cui stiamo lavorando da mesi e che è stato già votato in rete dai nostri iscritti, presenteremo la nostra squadra di ministri, e su questo chiederemo il sostegno del Parlamento e delle forze politiche. Dovranno scegliere nel merito e nell’interesse del Paese, non certo del loro. Lo stesso discorso vale anche per la Sicilia, se Cancelleri non avrà la maggioranza.
L’impressione è che, senza entrare nel gioco delle alleanze, M5S scelga di essere sempre e solo forza di opposizione. Ad esempio, come motiva il «no» alla Lega?
Le porte di M5S sono chiuse a chi in Sicilia sta sostenendo i candidati indagati e condannati di Musumeci. Guardi, la nostra non è semplicistica ostinazione, è questione di tenere fede ai propri principi. La Lega ha dimostrato di essere come tutti gli altri partiti, anzi peggio, perché ha l’aggravante di aver fatto finta di combattere un sistema di cui invece ha approfittato. Io credo, e lo dico con rammarico, che gli elettori leghisti che invocavano rigore, giustizia e rispetto delle regole, siano stati profondamente traditi. È un tradimento che si è consumato con la storia dei soldi pubblici usati dalla Lega per comprare diamanti in Tanzania, e che ha avuto in questi giorni il suo apice: la Lega che vota una legge elettorale incostituzionale e di fatto dà la fiducia al governo del Pd insieme al plurimputato Denis Verdini.
Sulla Sicilia lei sta spendendo più energie di tutti gli altri leader nazionali. La sente come un test sulla sua persona? Sentiamo che la possibilità di cambiare questa Regione è a portata di mano perché i siciliani ci stanno dando fiducia, sono stanchi dell’arroganza di una classe politica che fino ad oggi ha governato a braccetto con il malaffare e si è arricchita. Questa arroganza è diventata senso di impunità, come se si sentissero al di sopra di tutto: vada a vedere le liste che sostengono Musumeci e le troverà piene di impresentabili, persone condannate, indagate, con decine di capi di imputazione. Dicono che Musumeci sia una persona per bene, ma può una persona per bene lavarsene le mani come Ponzio Pilato e dire «non lo sapevo»?
Anche M5S ha le sue grane: è presentabile un aspirante assessore che dice «ti bruceremo vivo» a un altro esponente politico?
Parisi ha sbagliato, il suo tweet è inqualificabile e lontano anni luce dai toni del M5S. Si è reso conto del suo errore e ha chiesto pubblicamente scusa, come era doveroso fare. Ma un errore, per quanto grave, non può mettere in discussione la sua competenza e il contributo prezioso che può dare al lavoro che vogliamo fare in Sicilia.
In Sicilia come in Italia, adesso è più Berlusconi il suo avversario?
Mi pare evidente che Berlusconi sente che in Sicilia sta perdendo terreno e deve avere anche dei sondaggi che gli confermano il sorpasso del M5S, per questo ci attacca. Ma la cosa più grave è il sistema dell’informazione che lo asseconda e che ha trasformato un tweet infelice nella notizia del giorno invece di dedicarsi a un fatto gravissimo come la nuova indagine in cui Berlusconi viene accusato di essere il mandante delle stragi del ‘93. Chi ha interessi forti e rendite di posizione da conservare ora si aggrappa a Berlusconi come prima si era aggrappato a Renzi: questa parte piccola di Paese sa che con noi dovrà tornare a lavorare. Quindi non è Berlusconi il mio avversario, ma è il mondo che a lui si aggrappa che ci teme e ci combatte anche con mezzi sporchi. E siamo solo all’inizio… La menzogna di giornata di Berlusconi è che vogliamo mettere la patrimoniale, la tassa sulla prima casa, la tassa di successione. Tutte fake news: sono loro ad aver sommerso il Paese di imposte. Il giochetto di procurare un sentimento di paura nei nostri confronti attraverso media compiacenti non funzionerà, questo Paese ha capito.
Per Renzi è M5S che avvelena il clima politico…
A chi come Renzi ci accusa di aver portato odio nella politica nazionale, ricordo che i sentimenti di rabbia e odio nascono dal disagio, dalla povertà, dall’emarginazione, problemi che lui avrebbe dovuto risolvere e a cui invece non ha saputo dare una risposta. M5S invece questa rabbia l’ha intercettata e l’ha incanalata in forme di partecipazione democratica, e ha impedito che degenerassero. Ci dicono populisti ma in Italia è proprio grazie al M5S se i veri populismi, come quelli xenofobi che abbiamo visto riemergere in altri Paesi dell’Europa, non hanno attecchito. Anzi, io ribalto la questione e pongo una domanda ai dirigenti del Pd: siete sicuri che sia Renzi il volto più rassicurante da presentare al Paese? Le sue sparate elettorali, i suoi proclami, le tensioni che produce a livello istituzionale, anche con il governo, stanno creando problemi. Ho l’impressione che lui trascinerebbe l’Italia nel baratro pur di non fare un passo indietro.
Intanto lei a che punto è con la lista dei ministri? C’è posto anche per esponenti critici del Movimento come Fico?
Con Roberto ci siamo confrontati spesso e posso dirle che condividiamo la stessa visione di Paese e che lavoriamo uniti per lo stesso obiettivo. Per ciò che riguarda la squadra di governo, a me non interessa se un ministro è un politico o un tecnico, ma avere in squadra i migliori, mi importa che siano persone competenti, oneste, per bene e con voglia di mettersi al servizio del Paese.
Cambierà la regola dei due mandati parlamentari che M5S si è dato? E come farete le liste?
Il limite dei due mandati non cambia, la politica è servizio e non carriera personale. E le 'parlamentarie' si terranno, le faremo tutti: le scelte dei nominati nelle segrete stanze le lasciamo agli altri partiti.
Perché non aiutate lo ius culturaea diventare legge?
Non siamo contrari allo ius culturae come principio, ma non accettiamo che si usi questo tema in chiave propagandistica. Crediamo che sia materia su cui si debba legiferare a livello europeo.