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Per parlare ai cresimandi dei doni dello Spirito, quest’anno l’arcivescovo Mario Delpini ha scelto di affidarsi ai fiori, invitando i bambini a coltivare entrambi – doni e boccioli – per rendere sempre più buona la nostra vita e quella degli altri, a ricostruire la Terra, che di cura ha un gran bisogno, a farsi giardinieri di quel Creato che abbiamo in custodia.
Ma l’autore de “Il giardino che è in te” – così si intitola la lettera – ha coltivato lui stesso il suo angolo fiorito? Popotus – il giornale di attualità per i bambini, inserto di Avvenire – lo ha chiesto all’arcivescovo, in un’intervista ospitata nel numero speciale che sarà distribuito gratuitamente alle migliaia di cresimandi che domani incontreranno monsignor Delpini allo stadio di San Siro, a Milano. «Nel mio paese – ha risposto l’arcivescovo – quasi ogni casa aveva un pezzetto di giardino, un fazzoletto di terra, pochi o tanti metri quadri. Perciò l’esperienza di coltivare si tramandava di generazione in generazione, per sapere delle stagioni, della luna, delle sementi. Il mio compito era piuttosto modesto, perché ero quasi sempre assente da casa per vivere in seminario. Ma anche in seminario ho trovato un fazzoletto di terra. Piantavo di preferenza quello che prometteva molto e in fretta e non chiedeva troppa cura. Per esempio le zucchine: ci sono misteriosi e affascinanti fiori di zucca e presto si raccolgono frutti. Attenti però – invita caldamente il monsignore – a innaffiare!».
Ai ragazzi si propone di far crescere il bene, il bello e il profumato ma anche di dare essi stessi frutti generosi, perché lo Spirito Santo che scenderà su di loro con la Cresima è «come pioggia amica – descrive Delpini con poesia – che scende sul terreno seminato e fa germogliare ogni seme perché esprima la sua singolar bellezza». E l’invito ai cresimandi è chiaro, chiedete allo Spirito Santo di «rendere fecondo il seme originale che ciascuno custodisce, perché la vocazione di ciascuno manifesti la sua bellezza e porti molto frutto». Percorrendo la strada indicata dall’arcivescovo, Popotus è partito dai fiori e dalla virtù che a ciascuno è stata associata evolvendo lo spunto giornalisticamente. Degli assessori alla gentilezza, dei loro compiti e di quel che fanno – con un surplus di garbo – per i cittadini, si racconta dando corpo al profumo della lavanda che con la sua fragranza gentile e mai stucchevole migliora la comunità: proprio come un gesto cortese migliora la giornata di chiunque, se lo fai o se lo ricevi. E poi c’è la sapienza, rappresentata dall’iris, la saggezza di chi non parla a vanvera, di chi presta attenzione a pensieri e parole: tutto il contrario di quel che fanno i tanti leoni da tastiera di cui è popolato il web, gente che adotta un linguaggio d’odio, tante volte senza sapere perché. Anche a questo fenomeno Popotus dedica spazio, per dimostrare che un’altra via è possibile. E doverosa. E poi, in pagina, ci sono le vacanze alternative, dove si sperimenta l’incontro con chi vive un’esistenza difficile: le amicizie, qui, fioriscono come le margherite, capaci di colonizzare anche i terreni più ostili. Vite difficili ma anche vite sbandate, in cerca di riscatto e redenzione: come il cactus sono piene di spine ma regalano fioriture spettacolari.
Così, a Nisida, i ragazzi che scontano pene alternative ripuliscono i fondali e le spiagge diventando operatori tecnici subacquei, professione richiesta che può spalancare le porte a un futuro prima inimmaginabile. E tanto altro, per le sedici pagine di cui si compone l’inserto (che proprio oggi compie 28 anni) dove, da quasi un trentennio, l’attualità e la cronaca sono a misura di bambino.