Gommone alla deriva soccorso da SoS Mediterranee. Sarebbero 60 i morti per fame e sete - ANSA
Dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea una frenata sul decreto Cutro che sicuramente crea malumori al Viminale. Ma anche a Palazzo Chigi, che punta molto sul “giro di vite” per le politiche migratorie. Per i giudici della Corte con sede a Lussemburgo, dunque, non ci sono i presupposti per decidere «con urgenza» sui trattenimenti di migranti nel Cpr di Pozzallo - ai sensi del cosiddetto “decreto Cutro” - ma non convalidati dal Tribunale di Catania (e anche di Firenze). Una decisione che aveva spinto il ministero dell’Interno a incaricare l’Avvocatura dello Stato di ricorrere in Cassazione per sconfessare le ordinanze della giudice Iolanda Apostolico, all’epoca per settimane al centro delle critiche della maggioranza.
La Cassazione a sezioni civili unite aveva sospeso il giudizio, decidendo di rivolgersi alla Corte di giustizia europea per chiedere un pronunciamento urgente.
Ma i giudici di Lussemburgo ieri hanno deciso che sul tema non ci sarà nessuna risposta urgente, anche perché i migranti in questione non sono detenuti o ristretti e quindi non serve una decisione rapida a causa di una limitazione della loro libertà personale. Il verdetto arriverà con ogni probabilità tra vari mesi.
Questa decisione della Corte Ue potrebbe quindi ritardare la partenza del protocollo con l’Albania, sottoscritto dalla premier Giorgia Meloni e dal suo omologo albanese Edi Rama.
L’inedito accordo tra Roma e Tirana, su cui i governo punta molto, prevede che per i migranti soccorsi nel Mediterraneo da navi militari italiane vengano adottate le procedure accelerate di frontiera, che stabiliscono il trattenimento nei Cpr e la discussa cauzione da 5.000 euro. Una “cauzione” da far pagare ai richiedenti asilo, se vogliono evitare di aspettare il verdetto sulla richiesta di protezione in detenzione amministrativa nel centri.
La decisione è del 26 febbraio scorso ed è stata resa nota dall’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, legale di diversi migranti trattenuti a Pozzallo, su cui è incentrato il ricorso trattato anche dal giudice di Catania, Iolanda Apostolico.
La richiesta da cui è partito tutto è stata presa l'8 febbraio scorso dalle sezioni unite civili della Cassazione, in tema di migranti provenienti da “Paesi sicuri”. Accogliendo la richiesta del procuratore generale, la Cassazione ha emesso due ordinanze interlocutorie, con le quali ha chiesto ai giudici Strasburgo di pronunciarsi «in via d'urgenza» sulla garanzia finanziaria di circa 5 mila euro che il richiedente asilo deve versare per evitare di essere trattenuto in attesa dell'esito della domanda.
Le sezioni unite erano chiamate a vagliare 10 ricorsi del ministero dell'Interno sulle ordinanze con cui il tribunale di Catania non aveva convalidato, alla fine del 2023, i trattenimenti di alcuni migranti tunisini a Pozzallo, in applicazione di quanto disposto dal decreto Cutro. Il caso - sollevato dalle ordinanze di non convalida dei fermi decisi ai sensi del decreto Cutro - sarà trattato dunque con la procedura ordinaria: «Adesso - spiega l’avvocata Lo Faro - ho due mesi di tempo per presentare una memoria e poi i giudici fisseranno la data dell’udienza».
«Dalla Corte di giustizia europea - aggiunge l’avvocata - ho ricevuto soltanto la comunicazione sintetica che non è stata approvata la procedura d'urgenza, ma non ne conosco le motivazione. Ritengo probabile che i giudici abbiano ritenuto non sussistere l'urgenza perché i destinatari del provvedimento sono liberi».
L’avvocata Lo Faro afferma che «la palla è stata rimessa al centro e la decisione credo impatti anche sul protocollo siglato tra Italia e Albania che prevede vengano applicate le procedure accelerate di frontiera, compresa la cauzione da 5.000 euro».