Monica Cirinna e Alessandro Zan - Fotogramma
Senato, dai due partiti (più Leu) un appello alla presidente Casellati: stop all’ostruzionismo di Ostellari
Iv si sfila e insiste sul dialogo con il centrodestra. Baturi (Cei): «Tutelare persona e libertà d’espressione»
«È impossibile proseguire l’esame del ddl Zan in commissione Giustizia del Senato». I capigruppo M5s, Pd, Leu, Autonomie hanno scritto alla presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, per chiedere di portare subito in aula la proposta che punisce l’omotransfobia, bypassando la commissione presieduta dal leghista Andrea Ostellari. Il quale ha invece disposto un lungo calendario di 170 audizioni che richiede alcuni mesi di approfondimento. Si preannuncia quindi un muro contro muro nella stessa maggioranza di governo. Stroncato sul nascere il tentativo di mediazione di Italia Viva, con qualche segnale che era arrivato anche da alcuni esponenti del Pd, come Andrea Marcucci, e da Forza Italia.
Sul testo contestato si rischia il muro contro muro,
La sinistra chiede di portarlo in aula
Convocato per oggi l’ufficio di presidenza
I quattro partiti chiedono ora la convocazione di una conferenza dei capigruppo per calendarizzare l’approdo in aula. «Fin dall’inizio – lamentano – il presidente Ostellari ha adottato comportamenti palesemente ostruzionistici in aperta violazione del suo ruolo e delle sue funzioni di garanzia, impedendo l’inizio dell’esame del provvedimento per ben quattro mesi». Tesi che Ostellari ha sempre smentito, a dire il vero, lamentando viceversa l’indisponibilità del fronte che è favorevole al testo così com’è a riaprire ora la discussione, dopo l’approvazione in prima lettura venuta dalla Camera.
I partiti ricordano tutti i passaggi controversi che si sono succeduti, fino a quello in cui il centrodestra di governo, unificando i diversi progetti, ha poi formalizzato la convergenza su un unico testo, che ha come prima firmataria la forzista Lucia Ronzulli,. La proposta Lega-Forza Italia introduce, in sostanza, una aggravante per le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, ma elimina tutte le previsioni, contenute nella proposta Zan, di una definizione soggettiva dell’identità di genere, coinvolgendo anche la didattica nelle scuole. Ma per M5s, Pd, Leu e Autonomie la discussione della proposta del centrodestra non poteva essere unificata (come Ostellari ha disposto) con il ddl Zam in quanto «dal punto di vista applicativo i due testi risultano incompatibili» e sarebbero «in palese antitesi l’uno con l’altro». Inoltre, contestano ancora, «alla richiesta di vari senatori di procedere alla votazione sulla disgiunzione dei disegni di legge il presidente ha opposto il suo diniego». Lamentano infine che Ostellari abbia «nominato se stesso relatore del provvedimento «pur avendo esternato pubblicamente la sua forte contrarietà al disegno di legge».
Interrotta quindi la normale dialettica politica all’interno della commissione Giustizia, la questione finisce sul tavolo della presidente Casellati, che dovrà prendere una difficile decisione, sicuramente coinvolgendo la conferenza dei capigruppo. Ostellari dal canto suo, appreso dell’iniziativa, ha convocato per oggi, alle 14 e 15, l’ufficio di presidenza della commissione che, a questo punto, non potrà che prendere atto del muro contro muro che, fra l’altro, mette fatalmente in difficoltà la fragile e composita maggioranza che sostiene il governo Draghi. Anche Andrea Marcucci, che nel Pd - in un’intervista ad Avvenire - si era speso per favorire un tentativo di mediazione, ora commenta: «Sul ddlZan è giusto pretendere comportamenti chiari da tutti: il centrodestra non può più giocare al perenne rinvio. Bene intanto chiedere tempi certi alla presidente del Senato», scrive, dando l’idea di credere ancora a una possibile mediazione. Alla quale, nel centrodestra, si era mostrato interessato Maurizio Gasparri, mentre il capogruppo di Italia Viva, Davide Faraone (preso di mira da Zan stesso per non aver firmato la lettera congiunta a Casellati) ci aveva visto l’apertura di uno spiraglio dopo la proposta che lui stesso aveva avanzato.
Sull’argomento è intervenuto anche monsignor Giuseppe Baturi, neo-eletto vicepresidente della Cei, in un briefing durante l’Assemblea della Conferenza episcopale italiana: la priorità è «la difesa della persona contro ogni violenza e ogni discriminazione», ha ribadito, sottolineando anche la priorità di «un’ampia tutela del pluralismo di opinione». Insomma, «tuteliamo la persona e liberiamo il campo da ogni possibile intolleranza».