Arriva in aula al Senato il ddl Zan - Ansa
«Ci sono vari inviti al dialogo. Sta a noi, dobbiamo solo decidere come proseguire il lavoro...». Alla vigilia dell’approdo nell’aula del Senato del disegno di legge Zan contro l’omotransfobia, con l’avvio della discussione previsto oggi alle 16 e 30, il presidente leghista della commissione Giustizia Andrea Ostellari prova per l’ennesima volta a lanciare un appello alle forze politiche intenzionate a non modificare il testo e ad andare comunque alla conta, anche a rischio di impallinature da parte di franchi tiratori nei voti segreti (che possono essere chiesti da almeno 20 senatori). Lo scenario resta dunque quello di una maggioranza divisa: Lega, Fi e Italia Viva continuano a chiedere modifiche (a partire dagli articoli 1, 4 e 7); ma Pd, M5s e Leu rimangono inamovibili.
L’iter e i tempi.
Oggi, dopo la discussione in commissione (prevista alle 15), il ddl arriverà in aula. Toccherà ai gruppi – con la mediazione dalla presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati – definire tempi e scadenza per la presentazione di emendamenti e già questa intesa non è facile. La discussione generale potrebbe aprirsi col preannunciato intervento del leader di Iv, Matteo Renzi. Resta però l’incognita sulla tempistica dell’esame: c’è chi ipotizza che si entrerà nel vivo solo dopo la pausa dei lavori estiva, segnalando che il Senato sarà presto impegnato con la conversione di decreti in scadenza come il "dl Sostegni-bis" (che scade il 24 luglio).
La Lega chiede tempo.
«È chiaro che la commissione non è in grado di terminare i lavori entro domani (oggi, ndr)», argomenta Ostellari, assicurando che dalle ore 15 lui proseguirà coi lavori d’esame del testo, almeno fino al via dell’aula. Il provvedimento potrebbe arrivare nell’emiciclo senza il rituale via libera della commissione: «La presidente Casellati mi chiederà se ho una relazione e io riferirò in base a quanto svolto». Poi avverte: «L’idea di lasciar terminare il nostro lavoro, stabilendo tempi brevi e certi, non è fuori regolamento, né straordinaria. Se c’è la disponibilità a migliorare la proposta di legge Zan, ben venga. Certo, avremmo bisogno di più tempo per arrivare a votare delle proposte emendative... Lo dirò in aula alla presidenza». Nel governo, è il sottosegretario leghista all’Istruzione, Rossano Sasso, a dargli manforte: «Il rifiuto del Pd di qualsiasi apertura alle modifiche mette a rischio il provvedimento. Come Lega, ci siamo trovati davanti un muro insormontabile della sinistra a recedere dalle forzature di un progetto di legge che mette seriamente in pericolo la libertà di pensiero degli italiani». Il Carroccio, dunque, non desiste dal pressing, col segretario Matteo Salvini che oggi sarà pure lui in aula «perché c’è questo ddl Zan da bloccare o quanto meno da cambiare».
Italia Viva: trattiamo o Vietnam.
L’altro Matteo, il leader di Italia Viva Renzi, continua a invitare il Pd al pragmatismo, per scongiurare l’ostruzionismo: «Se sul ddl Zan si va a scrutinio segreto», è la sua valutazione, il leghista «Calderoli viene e presenta mille emendamenti». La via d’uscita, ammonisce Renzi, è quella del dialogo: «Ci sono due punti cruciali, il gender e le scuole. Con un accordo, la legge al Senato passa in 2 giorni, alla Camera ci vorrà un po’ di tempo. Vogliamo portarla a casa o fare una battaglia di principio?».
Anche il capogruppo di Iv al Senato, Davide Faraone, lancia l’ennesimo segnale di fumo: «I nostri dubbi sono gli stessi espressi da costituzionalisti come Flick, Mirabelli e Fiandaca, senatori del Pd come Marcucci, Fedeli, Valente, Alfieri, Collina, Taricco e Margiotta, di Leu come Fassina, la presidente di Arcilesbica Gramolini, esponenti storici del mondo Lgbt come Concia e Mancuso... Tutte persone omofobe ed oscurantiste?». Iv continua a ritenere il pacchetto di modifiche proposte dal leghista Ostellari, seppur respinto da Pd, M5s e Leu, «un deciso passo avanti», un testo «molto vicino a quello presentato dai partiti del centrosinistra».
Basterebbe, argomenta Faraone, «sedersi e trovare la soluzione definitiva. Finora non è stato possibile, ma ci lavoreremo fino all’ultimo istante». Un compromesso adeguato, secondo Iv, sarebbe quello di ripartire dalla proposta di legge del 2018 firmata da Ivan Scalfarotto e dallo stesso Alessandro Zan, «che non crea confusione» su concetti come omofobia e transfobia e «allarga il consenso in aula». L’alternativa? La ipotizza proprio il sottosegretario all’Interno di Iv, Scalfarotto: «Sarà il Vietnam, la Lega farà ostruzionismo, ci saranno molti voti segreti. M5s sta vivendo la fase che sappiamo, ci sono dubbi nel Pd... Chi può garantire che ci sarà la compattezza che serve? Noi stiamo cercando di trovare un accordo che permetta di approvare il provvedimento, il rischio è che il testo Zan non diventi mai legge».
Il "niet" del Pd.
Tutti appelli che, almeno fino a ieri, non paiono esser stati accolti. Almeno a giudicare da quanto ribatte il vicecapogruppo dem in Senato Franco Mirabelli: «Mi domando come faccia Ostellari a chiedere più tempo dopo aver tenuto il ddl Zan in commissione per 8 mesi senza neppure aver aperto la discussione. Si può discutere in aula, assumendosi ognuno le proprie responsabilità. Basta con l’ostruzionismo!».