martedì 28 maggio 2024
Un itinerario fra le sorgenti del fiume Livenza e del torrente Gorgazzo, vicino a Polcenigo, lungo il Cammino di San Cristoforo. E poi giù fino alla Bocche del Timavo, davanti al golfo di Trieste
Alle sorgenti del Livenza a Polcenigo

Alle sorgenti del Livenza a Polcenigo - © Elio e Stefano Ciol

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C’è un legame forte, fortissimo fra l’acqua e lo spirito di questa terra. Il nostro itinerario in Friuli Venezia Giulia si snoda attraverso un percorso carsico che va dritto alle fonti, sorgenti di vita e di fede. Un itinerario inedito, nel verde, inseguendo l’azzurro. L’acqua nel suo apparire, andare, nascondersi e riaffiorare, in luoghi simbolici e magici. Come avviene nelle favole. Partiamo dalla provincia di Pordenone e ci immergiamo nel Palù di Livenza, uno dei 111 siti palafitticoli alpini europei, patrimonio Unesco dal 2011, che si divide fra i comuni di Polcenigo e Caneva, databile al periodo Neolitico e di grande importanza archeologica. Un insediamento che si sviluppa fra specchi e corsi d’acqua attraversati da ponticelli pedonali, piccole dighe di sbarramento e zone di risorgiva caratterizzate da acque limpidissime e trasparenti. Ed eccoci, lasciandoci la vegetazione alle spalle, davanti a uno zoccolo roccioso da cui sgorgano, dopo aver permeato il terreno carsico della dorsale Cansiglio-Cavallo, le sorgenti del fiume Livenza.

Alle sorgenti del Livenza

Alle sorgenti del Livenza - © Giuseppe Matarazzo

Un luogo dove la natura dice la sua, con il suono unico generato dalla potenza dell’acqua che rivede la luce e i colori meravigliosi cangianti con le stagioni. Ascoltare questo flusso continuo e zampillante acquietarsi poi in un ampio bacino, è come essere a un concerto, tutto da ascoltare e guardare, ammirati. Il Livenza e la “Santissima”. Non è un caso che qui sorga, proprio nel connubio di acqua e fede, una chiesa di antichissima origine: il Santuario della Santissima Trinità. Si narra di una apparizione della Trinità che avvenne nel 437, commemorata dall’imperatore Teodosio con l’edificazione di un capitello votivo. Le cronache danno notizia che nel Cinquecento la chiesa era meta di pellegrinaggi alla ricerca di grazie legate alla fecondità, maschile e femminile. La chiesa diventò convento francescano verso la fine del XVI secolo per rimanere tale sino al 1769, quando la Repubblica di Venezia soppresse i conventi, fra cui questo.

L'interno del Santuario della Santissima Trinità in prossimità delle sorgenti del Livenza

L'interno del Santuario della Santissima Trinità in prossimità delle sorgenti del Livenza - © Giuseppe Matarazzo

La chiesa fu acquistata nel 1772 dai conti di Polcenigo e donata nel 1885 alla parrocchia. Attualmente la chiesa, interessata da nuovi e importanti interventi di restauro, si presenta con un porticato con ampi archi. All’interno, un pregevole altare ligneo di fine Seicento a opera dei Ghirlanduzzi da Ceneda e una tavola dipinta da Domenico da Tolmezzo (1494). Su uno degli altari laterali è posta la statua di una Madonna col Bambino da sempre chiamata Madonna del Latte, venerata dalle donne che non riuscivano ad allattare i propri bambini. «Oggetto di lunga e aspra contesa da parte delle parrocchie di Coltura e Polcenigo negli anni tra Otto e Novecento e risoltasi nel 1922 a favore della prima - dice Alessandro Fadelli, storico del territorio che ci accompagna nella visita - il santuario, anche se non più nelle forme appariscenti e folcloristiche di tempi pur recenti, è ancora meta di pellegrinaggi collettivi e privati per chiedere un intervento divino e spirituale sulla fertilità». Nei pressi della fonte, c’è anche un antico capitello dedicato a Santa Lucia, con una miracolosa sorgente: la tradizione vuole che bagnandosi gli occhi ci si può proteggere e guarire dai problemi della vista.

Il “Bus”del Gorgazzo, nei pressi di Polcenigo

Il “Bus”del Gorgazzo, nei pressi di Polcenigo - © Giuseppe Matarazzo

Una sosta che è anche meta, mentre si percorre il Cammino di San Cristoforo, al termine della prima tappa da Caneva a Polcenigo, in un tracciato - complessivamente caratterizzato da tre percorsi distinti (il giallo, il verde e l’azzurro) - che si snoda tra il Tagliamento e il Piave, tra valli e colline ricche di borghi. San Cristoforo è una figura legata proprio all’acqua: la leggenda vuole che Cristoforo, che allora si chiamava Adòcino, traghettò da una sponda all’altra di un fiume in piena Gesù, apparsogli sotto le spoglie di uno spaurito bambinello. E così lo vediamo raffigurato, con il bambinello in braccio, maestoso, “portatore di Cristo”. Lo si trova in vicinanza dei guadi, santo che protegge i viandanti (e ora gli automobilisti e i trasportatori). «Dove c’è un guado, c’è san Cristoforo. E poi nelle facciate delle chiese (il più maestoso lo si trova sul Duomo di Gemona) come una figura rassicurante, la prima che si incontra e l’ultima cha si saluta quando si passa da un punto difficile da percorrere», racconta Chiara Aviani, referente del Cammino nato nel 2018 mentre ci conduce a visitare anche il suggestivo Sentiero del Gor.

Uno scorcio di Polcenigo e l'indicazione delle tappe del Cammino di San Cristoforo

Uno scorcio di Polcenigo e l'indicazione delle tappe del Cammino di San Cristoforo - © Giuseppe Matarazzo

Raggiunto il centro di Polcenigo, uno dei borghi più belli d’Italia, con palazzi storici e il castello, si nota subito il richiamo del torrente Gorgazzo che lo attraversa, anche questo impetuoso, con le case che in corrispondenza delle rive, si aprono con splenditi terrazzi. La sorgente del Gorgazzo dista poche centinaia di metri dal paese. Una tappa imperdibile: nascosta tra gli alberi e le rocce, alimentata da acque limpide e gelide che si colorano di un azzurro intenso. Ecco il “Bus”, il buco del Gorgazzo: una sorgente a sifone molto profonda, mai esplorata del tutto (ci si è fermati a duecento metri). A nove metri di profondità è stata posta una statua del Cristo, perfettamente visibile nelle giornate più assolate fra le acque verde smeraldo.

San Giovanni in Tuba, alle Bocche del Timavo

San Giovanni in Tuba, alle Bocche del Timavo - © Alessandro Michelazzi

Acqua e fede, un binomio che si ripete. Come molti chilometri più a Sud, spingendoci fino al golfo di Trieste, alle Bocche del Timavo. Cambia il panorama, più dolce e proiettavo verso l’azzurro del mare, ma con la stessa sorpresa di un fiume che spunta apparentemente dal nulla. Invece nasce in Slovenia e percorre 50 chilometri in superficie prima di scomparire nelle grotte di San Canziano, per riapparire lì a San Giovanni al Timavo, dopo un percorso sotterraneo di 2,5 km e “tuffarsi” in mare. L’area delle risorgive è stata un antico luogo di culto, con la venerazione di divinità pagane come Ercole e Saturno. Ma anche cristiane: poco distante sorge infatti la chiesa tardogotica di San Giovanni in Tuba. Un vero gioiello. Al di sotto del pavimento dell’area presbiteriale della chiesa sono stati rimessi in luce i resti di una primitiva basilica paleocristiana risalente al V secolo d.C. - caratterizzata da abside poligonale e da pavimenti con mosaici policromi a ottagoni e nodi di Salomone - che spesso accolgono l’acqua che risale dal Timavo, creando un suggestivo effetto a specchio. Da qui, ci si può spostare di pochi chilometri e imboccare il sentiero dedicato al poeta boemo Rainer Maria Rilke, aperto nel 1987, che si snoda per 1700 metri nella riserva naturale fra il castello di Duino e Sistiana. E da qui ammirare l’intero golfo di Trieste, da Grado all’Istria. Dalle fonti carsiche al mare. In un Friuli Venezia Giulia tutto da attraversare. Fra acqua e fede. Con lo spirito proprio di Rilke: «Lascia che tutto ti succeda».

LA MAPPA

A Polcenigo (Pn), segnaliamo per dormire l’Albergo diffuso nel borgo (reception in piazza Plebiscito, tel. 0434.1856016). Per mangiare, alle sorgenti del Gorgazzo, andate Al Bus. Verso le Bocche del Timavo, una buona sosta per esplorare la zona è l’Hotel Eden a Sistiana.


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